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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
22.06.2018 Israele: ennesimo esempio che il Pink Washing non esiste
Cronaca di Antonello Guerrera

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 22 giugno 2018
Pagina: 28
Autore: Antonello Guerrera
Titolo: «Il maggiore omosessuale non è proprio un gay pride»

In contro tendenza sul VENERDI' di Repubblica di oggi, 22/06/2018, a pag.28, con il titolo "Il maggiore omosessuale non è proprio un gay pride" Antonello Guerrera descrive correttamente la società israeliana, attraverso la storia del maggiore generale Sharon Afek. La leggano e imparino quelli che sbandierano il 'pink washing', inesistente attitudine inventata da chi per professione delegittima lo Stato di Israele. La leggano e imparino e si vergognino per il silenzio con cui ignorano invece le tragiche realtà dei regimi arabo-musulmani.

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Antonello Guerrera                 Sharon Afek

Guerrera, scrivendo sul settimanale di Repubblica, non poteva certo essere professionalmente corretto, qualcosa contro Israele doveva pur trovarla,  e dove se non su Haaretz? Riportando in maniera scorretta la vicenda soldato Elor Azaria ( su IC i link per sapere come è andata veramente), e poi una manciata di morti palestinesi cosa che non guasta mai. Ciò malgrado il suo pezzo dispiacerà alla ideologia imperante della famiglia dell'Ing.Carlo De Benedetti, omofobo da sempre.

Ecco il pezzo:

Mazel tov, buona fortuna, complimenti. Sharon Afek, calvizie sale e pepe, magrezza rigida e occhiali delicati, se li merita tutti. Ad agosto compirà 48 anni e poche settimane fa è diventato il primo maggior generale omosessuale della storia dell'esercito israeliano, un gradi no sotto la vetta della piramide militare Anche se molti sapevano dell'omosessualità di Sharon, è un evento nello Stato ebraico: i giornali hanno lodato la sempre più evidente diversità che arricchisce le sue forze militari. La promozione è arrivata poco dopo il coming out dell'inscalfibile Afek in un'intervista alla rivista dell'associazione degli avvocati israeliani: «Quando ero più giovane temevo che la mia sessualità potesse essere un limite per la mia carriera» ha dichiarato Afek, «ma non é così. Oggi dichiaro pubblicamente di essere gay per far capire a tutti che chiunque può fare carriera nell'esercito israeliano». Difatti Afek ne è una delle leve più brillanti. Nato e cresciuto a Netanya, madre insegnante, il padre Uri, ex presidente del Comitato olimpico, è stato una colonna dello sport israeliano.   Oggi Sharon è maratoneta amatoriale, ma sin da piccolo allo sport ha preferito la giustizia e la legge, impilando lauree cum laude. Dall'Università di Tel Aviv, dopo il servizio militare entra definitivamente nell'esercito, dove da 25 anni scala posizioni: dipartimento diritto internazionale, sicurezza nazionale, avvocatura militare generale, di cui diventa capo nel 2015. In pratica, il legale e procuratore militare principe di Tsahal, le forze di difesa israeliane. Una posizione delicatissima, viste le diatribe e le contestazioni legali, soprattutto a livello internazionale, che coinvolgono specifiche azioni dell'esercito. Per questo il quotidiano Haaretz ha pubblicato un duro editoriale a firma Yoana Gonen sul lato oscuro del "pioniere dei dirittrAfek: «Non è qualcuno di cui dobbiamo essere orgogliosi». Secondo Haaretz, accusandolo «soltanto di omicidio colposo», Afek ha per esempio parzialmente graziato Elor Azaria, il soldato israeliano che nel 2016 uccise un terrorista palestinese agonizzante e inerme a Hebron, come mostrò un video diventato virale. Per Afek, la sua decisione su Azaria (poi condannato a 18 mesi) dimostra invece che «nessun crimine dei soldati israeliani rimane impunito». Le accuse di Haaretz continuano, in quanto a lungo nell'avvocatura militare, ad Afek sono state rinfacciate "coperture legati" di varie "atrocità della Difesa israeliana", come il raid che uccise 89 neopoliziotti a Gaza e la morte di decine di civili palestinesi nelle operazioni Piombo Fuso (20082009) e Margine protettivo (2014) nella Striscia. Afek ha sempre risposto di aver rispettato la legge e il diritto internazionale. Cosi come l'ha applicata in un altro caso esemplare della sua carriera: l'in criminazione le poi la condanna) del 49enne generale israeliano Ofek Buchris -- che molti profetizzavano futuro capo dell'esercito — per aver molestato e violentato due ragazze soldato subordinate. Da quel momento, Afek è diventato un eroe anche per molte donne, che lui ha sempre sostenuto e difeso: «Metà delle persone che lavorano nella divisione legale dell'esercito israeliano sono donne» ha aggiunto nell'intervista coming out, «e io ne sono fiero»

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segreteria_venerdi@repubblica.it

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