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Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 22/09/2017, a pag. 31, la breve "Una presidenza Unesco val bene una sinagoga?" di Simona Verrazzo.
Il commento alla interessante notizia ripresa dal Venerdì è fuorviante, perché concedere il finanziamento per il restauro di una sinagoga non è una buona pubblicità presso molti Paesi che dell'Unesco fanno parte. Tanto più, dunque, è da apprezzare la decisione dell'Egitto di Al Sisi. Ecco la breve:
Costruita ne11354,distrutta nel 1798 da un bombardamento durante l'occupazione francese e ricostruita dalla dinastia di Mehmet Ali nel 1850, la sinagoga ha una capienza di 700 posti. La decisione del governo egiziano, in particolare quella di finanziare il restauro, non è stata gradita dall'ala musulmana più tradizionalista, mentre ha incassato il sostegno della diaspora degli ebrei egiziani, a cominciare dall'associazione Nebi Daniel, che da tempo spingeva per un intervento. soprattutto dopo il crollo del tetto nella zona riservata alle donne, che l'ha fatta poi chiudere. La notizia ha avuto vasta eco anche fuori dal Paese e viene vista come un segnale verso le minoranze per la preservazione dei loro luoghi di culto. Ma per l'Egitto del discusso dittatore Al Sisi - hanno notato alcuni - è anche una mossa politica in vista, a ottobre, dell'elezione del nuovo direttore generale dell'Unesco. Per il vertice dell'organizzazione, Il Cairo ha una sua candidata: Moushira Khattab, diplomatica di lungo corso, che è stata anche il primo ambasciatore egiziano nel Sudafrica post-apartheid. Per inviare la propria opinione al Venerdì di Repubblica, telefonare 06/49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria_venerdi@repubblica.it |
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