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La Gazzetta del Mezzogiorno Rassegna Stampa
22.02.2016 Addio a Willenberg, ultimo superstite di Treblinka
Viveva in Israele dopo la Shoah

Testata: La Gazzetta del Mezzogiorno
Data: 22 febbraio 2016
Pagina: 9
Autore: la redazione
Titolo: «Addio a Willenberg, ultimo superstite del lager nazista di Treblinka»

Riprendiamo dalla GAZZETTA del MEZZOGIORNO di oggi, 22/02/2016, a pag. 9, l'articolo "Addio a Willenberg, ultimo superstite del lager nazista di Treblinka".

Immagine correlata
Samuel Willenberg

A 93 anni si è spento Samuel Willenberg, ultimo superstite del campo di sterminio nazista di Treblinka. Autore di un libro di memorie tradotto in diverse lingue, protagonista di un documentario, realizzatore di statue che in forma plastica esprimono gli orrori di quel campo di sterminio, infaticabile accompagnatore in Polonia di delegazioni di giovani israeliani, Willenberg è stato un testimone di grande importanza per comprendere l’ampiezza del genocidio degli ebrei.

A Treblinka furono sterminati 800-850 mila ebrei, per lo più originari di Varsavia, e della Grecia. «Mio padre è morto da persona ottimista. Era assetato di vita, vedeva l’aspetto positivo in tutto. Ma Treblinka - ha detto la figlia Orit Willenberg-Ghilad - non lo abbandonava mai. Nel prendere in mano la mollica del pane, di fronte alla buccia di una patata: Treblinka, Treblinka».


Treblinka

Nato da padre ebreo e madre cristiana, con l’occupazione tedesca della Polonia Willenberg fu catturato dai nazisti ed inviato a Treblinka: «una gigantesca macchina della morte, dove ogni giorno - ricorda la figlia - venivano eliminati 7.000 ebrei». Per un capriccio del destino, fu inserito in una squadra di ebrei impiegati a selezionare gli abiti delle vittime e a spedire in Germania quelli riutilizzabili. Fu così che, prendendo in mano un cappotto di una giovane donna e la gonna di una bambina, apprese che le sue sorelle erano state uccise. «Undici mesi - ha proseguito Orit Ghilad - mio padre visse in quell’inferno».

La sua libertà fu dovuta ad un altro capriccio del destino. I tedeschi avevano bisogno di un’armeria e ordinarono ad un fabbro ebreo di produrre un forte lucchetto. In segreto questi fece però due chiavi: una fu data ai comandanti tedeschi, l’altra passò ad alcuni insorti che distribuirono fucili agli internati. Era l’agosto 1943. Le vedette tedesche aprirono un fuoco micidiale sugli ebrei che si lanciavano sui reticolati. Assieme con altri 200, Willenberg corse verso la libertà calpestando i corpi dei caduti, fu ferito ad una gamba, ma riuscì a dileguarsi nei boschi attorno a Treblinka per unirsi, dopo, ai partigiani polacchi. Nel 1950 sarebbe immigrato in Israele dove si sarebbe sposato e avrebbe fatto carriera nel settore pubblico. Una volta in pensione, avrebbe dedicato tutte le energie per spiegare gli orrori testimoniati nel campo di sterminio.

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