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L'Unione Sarda Rassegna Stampa
21.01.2005 Giustifica le camere a gas in un manuale universitario
un docente all'Università di Cagliari

Testata: L'Unione Sarda
Data: 21 gennaio 2005
Pagina: 21
Autore: Celestino Tabasso
Titolo: «All'Università lezione nazista»
Un professore universitario giustifica l'assasinio nazista degli ebrei su un manuale universitario.
Una vicenda inquietante e ai limiti dell'incredibile, raccontata dal quotidiano L'UNIONE SARDA di venerdì 21 gennaio 2005.
Ecco il testo:

«È giusto dichiararsi antisemiti nei confronti degli ebrei credenti, né ci si può dolere del fatto che questi siano finiti nelle camere a gas naziste ». A scriverlo è un docente dell’Università cagliaritana, Pietro Melis. E non in una lettera o nel suo diario, ma in un testo d’esame, un libro indicato agli studenti di Scienze della Formazione che devono sostenere l’esame di Storia della Filosofia. Se per il professore si è trattato di «una provocazione » - come spiega nell’intervista accanto - e per il momento non si registrano reazioni o proteste da parte degli studenti che hanno letto il testo, c’è comunque qualcuno che ha sentito il dovere di reagire al nazismo in formato
accademico. Innanzitutto c’è stata la durissima protesta di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che ha chiesto spiegazioni per iscritto al magnifico
rettore di Cagliari. Al leader religioso, nel pomeriggio di ieri, si è unito capogruppo di An alla Camera, il cagliaritano Gianfranco Anedda, che sulla pubblicazione antisemita ha rivolto un’interrogazione al ministro della Pubblica
Istruzione e a quello dell’Interno. Anedda sottoscrive le «vibrate rimostranze » del rabbino - al quale ieri tanto il rettore Pasquale Mistretta quanto il preside della facoltà Alberto Granese hanno rivolto le loro scuse - e chiede al governo di intervenire «affinché tali assurde, spregevoli opinioni,
contrarie al comune sentimento, alla Costituzione e ad ogni principio di civiltà, non circolino in un’istituzione universitaria». Il saggio incriminato si intitola "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l’Occidente e il diritto naturale" ed è inserito in una pubblicazione dell’Università: Annali
di Scienze della Formazione. Ha tutti i crismi dell’ufficialità accademica, insomma, anche quando a pagina 13 spiega che «il cosiddetto tempio ebraico era in realtà un grande mattatoio, dove i cosiddetti sacerdoti cospargevano continuamente l’altare del sangue degli animali ancora vivi». Ed è proprio
«in considerazione di ciò», secondo il professor Melis, che sarebbe lecito l’antisemitismo e non ci si potrebbe dolere delle camere a gas. Facile immaginare l’imbarazzo del rettorato per un episodio che associa l’ateneo a un fenomeno disgustoso come l’antisemitismo: via Università assicura l’apertura
di un’indagine conoscitiva e tende la mano al rabbino Di Segni. Nessuno ai piani
alti aveva letto quel saggio, nessuno aveva idea delle tesi sostenute a pagina 13; eppure, se anche qualcuno avesse controllato le bozze prima della stampa, forse la pubblicazione non si sarebbe potuta evitare. Sembra un paradosso ma non lo è, come spiega il preside Alberto Granese: «Intanto diciamo subito che trovo vergognose, irresponsabili, inqualificabili e gravemente offensive le affermazioni sottoscritte dal professor Melis, e non ho dubbi che l’Università debba scusarsi con la parte offesa. Devo aggiungere che non mi è naturalmente possibile leggere tutti i testi pubblicati negli Annali, e che comunque il
preside non ha diritto di censura su quanto scritto da un docente. Il preside può ritenere che determinate opinioni vadano condannate, ma non può censurarle. Detto questo, in un caso così grave avrei comunque forzato i limiti che il ruolo mi impone e avrei fatto in modo di bloccare la pubblicazione». Altrettanto netta la condanna da parte del rettore Pasquale Mistretta: «È vero, ho ricevuto la protesta del rabbino capo che mi esprime giustamente tutto il suo
disappunto. Il mio commento? A caldo non posso che dire poche cose: intanto che
purtroppo il professore non è nuovo a uscite di questo genere, sarà poi lui a spiegarci in base a quale fondamento. Di sicuro mi dispiace enormemente che si approfitti della libertà d’espressione e della libertà di stampa che vigono in una libera Università - dove non è consentita la censura, devo ricordarlo - per offendere la dignità del popolo ebraico. Sono mortificato, chiedo scusa al rabbino Di Segni e mi impegno a mandargli copia della nota articolata su questa
vicenda che ho chiesto al preside di Scienze della Formazione e al nostro dipartimento per la memoria storica ».
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