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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
06.10.2009 Noam Shalit: Sono convinto che il governo farà l'impossibile per far liberare Gilad
L'intervista di Michael Sfaradi

Testata:
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Una trappola per Gilad?»

Riportiamo da LIBERAL di oggi, 06/10/2009, a pag. 14, l'intervista di Michael Sfaradi a Noam Shalit dal titolo " Una trappola per Gilad? ".

 Noam Shalit con una foto di Gilad

Noam Shalit, suo figlio, lo aspetta assieme a sua moglie Aviva da più di tre anni. Da quel 25 giugno 2006 in cui Hamas glielo ha rapito. Da allora, ha potuto sentirlo una volta sola, in una registrazione di tre anni fa. Poi è calato il silenzio e solo cinque giorni fa, dopo la proiezione del filmato dove Gilad si rivolge sia a lui che al governo israeliano, citando il primo ministro in carica Benjamin Netanyahu, ha avuto la conferma che è ancora vivo. Ma questo non solleva la sua voce privatissima, anzi: la rende ancora più cupa, perché è subentrata la paura.
D- Signor Shalit, ora che sappiamo che Gilad è vivo quali sono le sue sensazioni?
D- La liberazione da parte di Israele delle 20 donne palestinesi accusate di terrorismo, alcune di esse bloccate poco prima che si facessero saltare in aria in luoghi pubblici, scambiate con il video di suo figlio, secondo lei è il segno che il governo israeliano sia disposto a concessioni eccezionali?
R- Sono convinto che il governo, anche perché pressato dall'opinione pubblica israeliana e internazionale, farà il possibile e l'impossibile pur di arrivare ad una rapida soluzione del problema; ma gli imprevisti possono essere dietro ogni angolo. Potrò permettermi di essere ottimista solo nel momento in cui rivedrò mio figlio a casa e libero.
D- Questi piccoli passi avanti, secondo lei, sono anche il frutto delle pressioni internazionali?
R- Sono innanzitutto il frutto del costante lavoro dei mediatori che hanno dimostrato e continuano a dimostrare la loro professionalità e la loro costanza nelle cercare un compromesso che possa portare a buon fine tutta la vicenda. La pressione internazionale a tutti i livelli, sia sul governo israeliano che su Hamas, è molto importante e ha giocato il suo ruolo in questa questione. Si è sicuramente trattato di un "dietro le quinte", di gran peso. Solo per dare un esempio posso dire che subito dopo la pubblicazione del video di mio figlio il presidente francese, Nicolas Sarkozy, mi ha telefonato rassicurandomi che lui e il suo governo continueranno ad operare al massimo delle loro possibilità per ottenere la liberazione sia dei prigionieri palestinesi che di mio figlio. (Gilad è anche cittadino francese per parte di madre.)
D- Sente la vicinanza della gente?
R- Molto, io non finirò mai di ringraziare tutti quei volontari del "Movimento di opinione spontaneo per la liberazione di Gilad Shalit" che operano in Israele affinché mio figlio e la sua situazione non passi nel dimenticatoio. Gente comune che non si è risparmiata in nulla, la parte più bella di una popolazione, come quella israeliana, che ha mostrato il suo volto giorno dopo giorno con manifestazioni, raduni e conferenze ed tante altre iniziative per mezzo delle quali sono riusciti a far diventare Gilad membro di ogni famiglia israeliana e ha fatto conoscere la tragedia che ha colpito mio figlio. Se in questi tre anni i riflettori sulla sua vicenda non si sono spenti il merito, probabilmente, è tutto loro.
D- E nel mondo?
R- Nei viaggi che purtroppo ho dovuto fare in questi tre anni ho incontrato primi ministri, presidenti e tante persone importanti. Gilad è diventato "cittadino onorario" in molte parti del mondo e questo, indubbiamente, è importante perché ha dato risalto ed attenzione alla sua storia. Ho anche incontrato tanta gente comune che mi ha espresso vicinanza e solidarietà. Ma non è abbastanza, bisogna fare di più.
D- Ad esempio?
R- Continuare su questa strada, far capire che non ci arrenderemo fino al momento in cui mio figlio Gilad Shalit tornerà a casa... tornerà ad essere un uomo libero.

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