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Il Manifesto Rassegna Stampa
22.06.2017 Mohammed Dahlan cerca di avvicinare Hamas e Fatah
Il commento anti-Israele di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 22 giugno 2017
Pagina: 12
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Gaza, l' 'uomo forte' Dahlan corre in aiuto degli ex nemici»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 22/06/2017, a pag. 12, con il titolo "Gaza, l' 'uomo forte' Dahlan corre in aiuto degli ex nemici", il commento di Michele Giorgio.

In passato Mohammed Dahlan era stato, per Israele, uno dei pochi interlocutori palestinesi. Quello di Michele Giorgio è un articolo dai toni, come sempre, contro Israele. Giorgio auspica il riavvicinamento tra fazioni palestinesi, a partire da Hamas e Fatah, per meglio combattere lo Stato ebraico.

Per approfondire sulla figura di Dahlan: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=64561

Ecco l'articolo:

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Michele Giorgio

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Mohammed Dahlan

Le pressioni dell'Autorità nazionale palestinese, di Israele e dell'Arabia saudita non sono riuscite a bloccare le autobotti cariche di gasolio, dirette alla centrale elettrica di Gaza, che il Cairo ha inviato per alleviare la mancanza di energia nella Striscia. L'Egitto alla fine ha deciso di rispettare i termini preliminari del clamoroso accordo, ancora in via di definizione, tra quelli che sino a qualche tempo fa erano nemici implacabili: l'ex "uomo forte" del partito Fatah, Mohammed Dahlan, e il movimento islamico Hamas.

 

L'INIZIALE BLOCCO del carburante aveva gettato nello sconforto i due milioni di palestinesi di Gaza che affrontano un'altra estate, con temperature elevate, avendo ogni giorno appena 3-4 ore di energia elettrica a disposizione e servizi pubblici ridotti al minimo. Con decine di migliaia di famiglie senza alcun reddito che sopravvivono solo grazie agli aiuti alimentari forniti da agenzie umanitarie e associazioni religiose. Lunedì Israele aveva ridotto l'erogazione della sua quota di corrente elettrica alla Striscia da 120 a 100 Megawatt: una decisione presa dopo l'annuncio che l'Anp del presidente palestinese Abu Mazen non pagherà più l'intera bolletta energetica di Gaza. Assieme alla riduzione del 30% degli stipendi e delle pensioni per gli ex dipendenti dell'Anp e alle pressioni saudite e americane sul Qatar affinchè cessi il sostegno ad Hamas e ai Fratelli musulmani, la misura vuole costringere il movimento islamico a rinunciare al controllo di Gaza che mantiene da dieci anni.

L'ACCORDO tra Dahlan e il leader di Hamas Yahya Sinwar rischia di mandare in fumo i piani di Abu Mazen, convinto Gaza, con il peggioramento delle condizioni di vita, si ribellerà contro gli islamisti al potere. «Un piano che non ha possibilità di successo - spiega l'analista e docente dell'università al Azhardi Gaza, Mkhaimar Abusada -, la popolazione è molto provata ma non si rivolterà contro Hamas. Il malcontento è forte ma allo stesso tempo la gente non ha fiducia in Abu Mazen. E poi il movimento islamico nei mesi scorsi ha reagito con il pugno di ferro alle proteste per la mancanza di energia elettrica».

COMUNQUE SI SVILUPPERÀ questa vicenda, Mohammed Dahlan ne uscirà vincitore. Il presidente dell'Anp gli ha fatto terra bruciata intorno dopo averlo buttato fuori da Fatah con l'accusa di corruzione. Ma colui che era considerato il più probabile successore di Abu Mazen prima di essere allontanato, ha confermato che le strette relazioni che mantiene con l'Egitto, i Paesi del Golfo e gli Stati Uniti lo rendono ancora oggi ii candidato favorito dell'Occidente, di una parte del mondo arabo e di Israele per la presidente dell'Anp, malgrado la profonda avversione dei vertici di Fatah.

I PALESTINESI NON LO AMANO, anzi, e vedrebbero con favore (lo dicono i sondaggi) Marwan Barghouti alla presidenza. Ma il più noto dei prigionieri politici palestinesi sconta cinque ergostoli in Israele. E sino a quando tra i possibili successori di Abu Mazen ci saranno personaggi come Mohammed Dahlan, il governo Netanyahu non avrà alcun interesse a liberare (in un eventuale scambio di prigionieri) un "resistente" come Marwan Baghouti.

DAHLAN GRAZIE ALLE DONAZIONI che da tempo garantisce ai poveri di Gaza e al sostegno politico dell'Egitto —che ha rapporti difficili con Abu Mazen e il suo entourage — è riuscito a portare dalla sua parte gli antichi nemici di Hamas interessati a instaurare buone relazioni con il Cairo. E dopo aver ottenuto dagli egiziani il gasolio per Gaza, ora appare come il "salvatore".

ABU MAZEN AL CONTRARIO agli occhi di gran parte della sua gente è il "carnefice" che per raggiungere i suoi obiettivi politici non esita ad aggravare la condizione dei civili di Gaza. Da alcuni giorni Hamas e Dahlan, con la mediazione del capo dell'intelligence egiziana Khaled Fawzy, hanno avviato una trattativa molto complessa. Fonti locali anticipano che, se si arriverà ad un accordo definitivo, l'Egitto aprirà per più giorni al mese il valico di Rafah e darà più elettricità a Gaza. In cambio Hamas agirà con forza contro i jihadisti dell'Isis che dal Sinai cercano rifugio nella Striscia. L'obiettivo politico delle intese è mettere in forte difficoltà Abu Mazen e dargli una spallata.

DAHLAN DI FATTO è diventato il "ministro degli esteri" di Hamas. E potrebbe diventare presidente dell'Anp proprio con l'appoggio degli islamisti, forti anche in Cisgiordania.

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