giovedi` 18 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
15.03.2017 Alfano in Israele, ma ne parla soltanto Michele Giorgio
La missione di Jason Greenblatt a Gerusalemme e Ramallah

Testata: Il Manifesto
Data: 15 marzo 2017
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Dall'inviato Usa un mezzo sì alle colonie. Ma Israele vuole di più»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 15/03/2017, a pag. 9, con il titolo "Dall'inviato Usa un mezzo sì alle colonie. Ma Israele vuole di più", il commento di Michele Giorgio.

Pur con un tono come da copione ostile a Israele, quello di Giorgio è l'unico articolo che informa della visita di Angelino Alfano in Israele. Dove sono cronache e commenti sugli altri media?

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO la dichiarazione di Avigdor Lieberman di fronte a Jason Greenblatt, l'inviato speciale di Trump: "Su un possibile futuro accordo di pace ha preso posizione il ministro della difesa di Israele, Avigdor Lieberman, sostenendo che «l'unico modo è uno scambio di terre e popolazioni. Non c'è alcun motivo che persone come Sheikh Raed Salah, Ayman Odeh, Basel Ghattas, Haneen Zoabi (gli ultimi tre deputati arabi alla Knesset) continuino a essere cittadini di Israele". Una dichiarazione che condividiamo.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per Michele Giorgio
Michele Giorgio

Risultati immagini per Avigdor Lieberman
Avigdor Lieberman

Angelino Alfano sarà oggi in Israele e nei Territori occupati. La sua visita almeno fino a ieri sera non aveva raccolto l'interesse dei mezzi d'informazione locali, israeliani e palestinesi. La scarsa attenzione per l'arrivo del ministro degli Esteri dell'Italia, che pure è alleata di Israele e sponsor dell'Anp, evidenzia il peso leggero del nostro paese nelle vicende mediorientali.

Risultati immagini per Angelino Alfano
Angelino Alfano

ALFANO INCONTRERA' il premier Netanyahu, il presidente Rivlin e il capo dell'opposizione laburista Herzog, quindi andrà a Ramallah per un colloquio con il ministro degli Esteri palestinese Riyad al-Malki, infine sarà ricevuto dal leader dell'Anp Abu Mazen. Poi ripartirà. Della sua visita non resteranno molte tracce. L'Italia è, nella migliore delle ipotesi, solo comparsa nel grande film sulla questione israelo-palestinese che intenderebbe produrre Donald Trump.

Risultati immagini per Jason Greenblatt
Jason Greenblatt

GRANDE ATTENZIONE, al contrario, sta ricevendo la prima missione a Gerusalemme e Ramallah di Jason Greenblatt, l'inviato speciale di Trump: «Abbiamo avuto un largo e positivo scambio di vedute sull'attuale situazione», ha detto Greenblatt dopo aver incontrato ieri Abu Mazen. "Abbiamo discusso di come procedere verso la pace, costruendo le capacità delle forze di sicurezza palestinesi e fermando l'istigazione».

PARE CHE IL FACCIA A FACCIA abbia lasciato soddisfatto Abu Mazen che, fanno sapere dai vertici dell'Anp, da quando Trump lo ha invitato alla Casa Bianca appare ottimista sulle possibilità «di lavorare bene con la nuova amministrazione Usa» dopo lo sconforto iniziale. E un deputato arabo israeliano alla Knesset, Ahmad Tibi, sostiene che Netanyahu non dormirà bene quando conoscerà i particolari della conversazione del 10 marzo tra Trump e Abu Mazen. Gli analisti palestinesi sono decisamente meno entusiasti e ancora di meno lo sono gli abitanti dei Territori occupati. Secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Palestinian Center for Policy and Survey Research solo il 9% dei palestinesi crede che Trump svolgerà un ruolo positivo per la ripresa del negoziato. In Israele intanto si è placata l'euforia per l'elezione di Trump a presidente. Beninteso, il tycoon era e resta un alleato di ferro dello Stato ebraico ma non pare disposto a dare carta bianca alla destra israeliana al governo. Greenblatt lunedì ha avuto una lunga riunione con Netanyahu che ha riguardato soprattutto gli insediamenti coloniali.

NON È EMERSO UN ACCORDO, come conferma Netanyahu in conferenza stampa ieri. Secondo Times of Israel, il premier ha spiegato che vuole costruire ovunque entro i "city limits" di tutte le colonie, triplicando così le dimensioni della colonizzazione in Cisgiordania. E vuole il via libera a un nuovo insediamento, per gli abitanti dell'avamposto di Amona evacuato a inizio anno. Da parte sua, l'amministrazione Trump ha finora dato luce verde all'espansione delle colonie solo a Gerusalemme Est, come Pisgat Zeev, Neve Yaakov e Gilo.

FUORI GERUSALEMME invece "c'è un problema", avverte Galei Tzahal, la radio delle forze armate. Trump frena, per ora, confer mando i dubbi sulla "utilità" dell'espansione delle colonie che aveva espresso a Israel HaYom, prima dell'incontro alla Casa Bianca con Netanyahu il mese scorso. Allo stesso tempo, secondo voci da Washington, sarebbe pronto ad organizzare, forse a agosto o settembre, una conferenza di pace regionale con paesi arabi, Israele e palestinesi, che certo non dispiacerà al premier israeliano. Netanyahu ripete che per il mondo arabo, o almeno per le petromonarchie sunnite, la questione centrale non è più quella palestinese ma l'Iran, nemico anche di Israele.

Per inviare la propria opinione al Manifesto, telefonare 06/689191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante 


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT