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Il Manifesto Rassegna Stampa
12.02.2016 Per Michele Giorgio il leader laburista Herzog è un 'fanatico di estrema destra'
Chi attacca il diritto stesso di Israele a esistere non è 'antisionista', ma antisemita-terrorista

Testata: Il Manifesto
Data: 12 febbraio 2016
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Herzog ora è più a destra di Bibi»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 12/02/2016, a pag. 7, con il titolo "Herzog ora è più a destra di Bibi", il commento di Michele Giorgio.

La sequela di accuse rivolte da Michele Giorgio a Israele, l'unico stato libero e democratico del Medio Oriente, è vecchia storiaccia.
Oggi Giorgio attacca con violenza il leader del partito laburista (centrosinistra) israeliano, Ytzhak Herzog, accusandolo di essere un estremista "più a destra di Netanyahu". E' tipico degli antisemiti che si nascondono miseramente dietro una surrettizia patente di "antisionismo" sostenere che non sono contro l'esistenza stessa di Israele, ma contro il suo governo. Peccato, però, che siano contro tutti i governi che Israele abbia avuto nella propria storia: di destra, sinistra o centro non importa. Questo che cosa significa? Ma è evidente: che non sono contro questo o quel governo di Israele, ma contro l'idea stessa che gli ebrei possano aver fondato uno Stato che ha l'unica pretesa di essere considerato legittimo come tutti gli altri.

Ecco il pezzo:

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Michele Giorgio

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Ytzhak Herzog

Sempre più a destra, superando se possibile anche il Likud del premier Benyamin Netanyahu. Il partito laburista israeliano nei giorni scorsi ha approvato all'unanimità il «Piano di separazione» dai palestinesi proposto dal suo leader Yitzhak Herzog che di fatto fissa altri chiodi nella bara in cui è ormai chiuso lo Stato di Palestina. Herzog e i laburisti affermano di aver compreso che non esistono le condizioni per realizzare ora la soluzione dei «Due Stati». E «avendo constatato» che si è molto lontani da un accordo con i palestinesi, ritengono «opportuno» completare il Muro costruito da Israele all'interno della Cisgiordania e separare decine di sobborghi e quartieri arabi da Gerusalemme. Per il premier Netanyahu è stato un invito a nozze.

«Buongiorno, Bougie», ha commentato divertito il premier durante un dibattito alla Knesset usando il soprannome di Herzog. «Sembra che tu sia l'ultimo a rendersi conto della realtà», ha aggiunto. Netanyahu è apparso persino più conciliante del capo dei laburisti quando ha affermato di essere a favore dei «Due Stati», precisando però che non esistono le condizioni per la creazione di uno Stato palestinese a causa della «minaccia terroristica». Da quando è cominciata l'Intifada di Gerusalemme, Herzog ha adottato un linguaggio da estrema destra: pugno di ferro, repressione, chiusura di aree palestinesi. E ha spesso accusato Netanyahu di non essere in grado di domare la rivolta palestinese e «di garantire la sicurezza dei cittadini israeliani». Infine il leader laburista ha presentato il suo «Piano di separazione» per impedire, ha detto, che il governo di destra finisca per creare, di fatto, uno Stato binazionale su tutto il territorio della Palestina storica, con ebrei e palestinesi insieme, tradendo l'impresa sionista di dare vita a uno Stato per ebrei.

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Non soddisfatto di aver ottenuto il via libera dell'assemblea del suo partito (alleato del partito Hatnua dell'ex ministro degli esteri Tzipi Livni), Herzog lunedì è andato a spiegare le sue idee a una conferenza organizzata dal giomale nazionalista religioso Besheva. Un incontro al quale ha preso parte anche il centrista Yair Lapid, leader del partito Yesh Atid, che ha colto l'occasione per esprimere, anche lui, posizioni molto vicine alla destra ultranazionalista. II piano di Herzog supera a destra il «ridispiegamento unilaterale» attuato nel 2005 dallo scomparso primo ministro Ariel Sharon con il ritiro da Gaza di soldati e coloni israeliani. Con la costruzione di nuovi muri e barriere e la costituzione di aree separate, senza affermarlo in modo esplicito, mira a chiudere ermeticamente le città e i distretti palestinesi sulla base solo delle esigenze territoriali di Israele, ponendole sotto un controllo militare ancora più stretto.

II docente Neve Gordon, dell'università Ben Gurion di Ber-sheeva, ha commentato sul sito di Al Jazeera che non siamo di fronte a un ritiro di Israele dai Territori occupati bensì «a un modo subdolo di radicare ancora di più l'impresa coloniale». Le idee di Herzog, ha aggiunto Gordon, sono un altro passo «per il consolidamento e la legittimazione del governo dell'apartheid». Il piano, ha spiegato, «promuove sfacciatamente dei bantustan» pur prevedendo in apparenza una maggiore autonomia palestinese. Un aspetto centrale della soluzione laburista è la separazione di sobborghi e quartieri palestinesi di Gerusalemme Est, a cominciare da Issawya e dal campo profughi di Shuaffat, in modo da consolidare l'annessione (non riconosciuta dalla comunità internazionale) di tutta la Città Santa a Israele e, allo stesso tempo, ridurre sensibilmente la percentuale di popolazione palestinese dentro i confini municipali di Gemsalemme. Herzog è certo che le sue idee saranno abbracciate dalla maggioranza degli israeliani che come lui vogliono «separarsi» dai palestinesi. Nel partito pochi lo contestano. Solo la sua rivale Shelly Yachimovich lo accusa, timidamente, di inseguire la destra. Anche i leader dell'Anp restano in silenzio. Forse pensano che il piano Herzog crei indirettamente le fondamenta per la nascita dello Stato di Palestina mentre davanti a loro hanno solo delle riserve indiane. Intanto ieri 40 abitazioni palestinesi sono state distrutte dall'esercito israeliano nella Valle del Giordano.

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