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Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 04/02/2016, a pag. 8, con il titolo "Attacco con armi da fuoco alla Porta di Damasco", il commento di Michele Giorgio. Al Manifesto non interessa se ebrei muoiono, ammazzati da terroristi palestinesi. Anzi, è un quotidiano che aizza esplicitamente all'odio contro gli ebrei d'Israele, chiudendo invece entrambi gli occhi di fronte ai crimini del terrorismo palestinista. Ieri a Gerusalemme una giovane poliziotta israeliana, Hadar Cohen, è stata uccisa da tre terroristi palestinesi. Come descive i fatti Michele Giorgio? Sostenendo che "Dopo la sparatoria, sul terreno sono rimasti proprio i tre palestinesi - Ahmed Zakameh, Mohamed Kmail e Ahmed Abu Al Rub, con una età compresa tra 20 e 21 anni - uccisi pochi istanti dopo che avevano aperto il fuoco contro una poliziotta" (si noti che dei terroristi vengono riportati nomi, età, non viene citato il fatto che erano, appunto terroristi e si insiste sulla loro "uccisione"), mentre la poliziotta israeliana, semplicemente, "è deceduta". Da sola, ci chiediamo noi? Oppure è stata ammazzata a sangue freddo dai terroristi? Giorgio, inoltre, sostiene, mentendo, che l'obiettivo dei "giovani palestinesi" (così definisce i terroristi assassini) siano "soldati, poliziotti e coloni israeliani". Falso, evidentemente falso: sono gli ebrei, israeliani ma non solo, come dimostrano gli attacchi antisemiti che dagli anni Settanta colpiscono ebrei anche in Europa e in Italia. Infine Giorgio esprime i motivi dell'attacco terroristico, utilizzando i luoghi comuni più ignobili e mendaci: "I giovani palestinesi [...] sono stanchi dell'occupazione, soffrono la mancanza di libertà, sentono di vivere in enormi prigioni". E aggiunge, come se non fosse abbastanza, che "diverse parti, anche internazionali, denunciano queste morti come "esecuzioni extragiudiziali" compiute da militari israeliani che sparerebbero sempre per uccidere". Così Giorgio si associa anche allo strabismo di coloro che vorrebbero la distruzione di Israele e si danno da fare per organizzare un nuovo sterminio degli ebrei. Non poteva mancare una frase che incolpasse il governo Netanyahu: "Il governo Netanyahu ha reagito con rabbia", scrive Giorgio a coronamento di un articolo che non ha paragoni.
E' stata un'azione spontanea di tre giovani, come gli attacchi che da ottobre i palestinesi lanciano contro soldati, poliziotti e coloni israeliani, oppure siamo di fronte a una escalation armata e organizzata dell'Intifada? Era l'interrogativo che molti si ponevano ieri dopo l'attacco compiuto alla Porta di Damasco a Gerusalemme Est, con un'arma automatica, da tre giovani di Qabatiya, una cittadina a pochi chilometri da Jenin, in Cisgiordania. Dopo la sparatoria, sul terreno sono rimasti proprio i tre palestinesi - Ahmed Zakameh, Mohamed Kmail e Ahmed Abu Al Rub, con una età compresa tra 20 e 21 anni - uccisi pochi istanti dopo che avevano aperto il fuoco contro una poliziotta, che li aveva fermati per controllare i documenti, e un'altra agente di polizia. Una delle due israeliane ferite, Hadar Cohen di 19 anni, è deceduta poco dopo il trasporto all'ospedale Hadassah. «Credo che nei prossimi giorni o settimane vedremo altri attacchi di questo tipo», prevede Hamada Jaber, analista del "Palestinian Center for Policy and Survey Research" di Ramallah. «È una evoluzione logica. Perché la situazione politica è paralizzata, mancano segnali diplomatici rilevanti» spiega Jaber «Israele prosegue le sue politiche di occupazione e l'Autorità nazionale palestinese è incapace di trovare alternative concrete alla sua linea del dialogo giudicata inutile un po' da tutti». I giovani palestinesi, aggiunge l'analista, «sono stanchi dell'occupazione, soffrono la mancanza di libertà, sentono di vivere in enormi prigioni. Ma sono insoddisfatti anche dell'atteggiamento dell'Anp. In questi anni peraltro sono caduti nel vuoto gli appelli all'unità tra Fatah e Hamas e ciò aumenta la frustrazione generale (i rappresentanti dei due movimenti s'incontreranno a giorni per negoziare la riconciliazione, ndr)». Morta una poliziotta Israellana I tre venivano da Jenin Diverse formazioni palestinesi, a cominciare dal movimento islamico Hamas, hanno applaudito all'attacco alla Porta di Damasco. Per il Fronte popolare per la liberazione della Palestina «l'accaduto dimostra che l'Intifada non è affatto destinata ad esaurirsi». Secondo Hamada Jaber non è escluso che una o più fazioni palestinesi siano dietro gli ultimi attacchi, incluso quello di domenica scorsa quando un poliziotto dell'Anp ha aperto il fuoco e ferito tre soldati al posto di blocco di Bet El (Ramallah). «Leggiamo sui social che i tre giovani intendevano vendicare un loro amico ucciso dagli israeliani ad un posto di blocco. È possibile ma a mio avviso l'attacco (di ieri a Gerusalemme) è stato pianificato. Per tre ragazzi che venivano dalla lontana Jenin, senza permesso, non era facile entrare in città armati superando posti di blocco e controlli israeliani», spiega Jaber «In ogni caso — conclude l'analista - chiunque sia dietro questa azione armata non la rivendicherà, per non essere bersaglio della reazione delle forze di sicurezza di Israele e dell'Anp». Per inviar ela propria opinione al Manifesto, telefonare 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante redazione@ilmanifesto.it |
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