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Il Manifesto Rassegna Stampa
18.04.2012 Salam Fayyad diserta l'incontro con Bibi Netanyahu
ma Michele Giorgio non perde l'occasione di attaccare Israele

Testata: Il Manifesto
Data: 18 aprile 2012
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «'Stomaco vuoto', battaglia a oltranza»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 18/04/2012, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "«Stomaco vuoto», battaglia a oltranza".


Michele Giorgio

Leggendo la firma di Michele Giorgio pensavamo che fornisse qualche aggiornamento sul processo Arrigoni a Gaza, ma nulla, silenzio stampa. Speravamo che, almeno, rispondesse alle domande che IC gli aveva posto nei giorni scorsi (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=41&sez=120&id=44141; http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=44194). Continuiamo ad aspettare fiduciosi.
Giorgio scrive : "
La protesta dei detenuti palestinesi – nota come la «Battaglia dello stomaco vuoto» - è molto seguita nei Territori occupati dove è forte il sostegno alla lotta per il miglioramento delle condizioni di vita nelle prigioni israeliane e contro i cosiddetti «arresti amministrativi»: ". I detenuti palestinesi nelle carceri israeliane ricevono le visite dei parenti e dei medici, possono avere colloqui con la stampa (come fa spesso il terrorista Marwan Barghouti). Ricevono, insomma, lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti. Giorgio non era così attento ai diritti umani durante la prigionia di Gilad Shalit a Gaza. Come mai? Un ragazzo rapito sul suolo israeliano e tenuto segregato per un quinto della propria vita senza possibilità di essere visitato dai medici e senza contatti col mondo esterno non meritava attenzione ?
Giorgio scrive : "
di recente si sono battuti con un lungo sciopero della fame prima Khader Adnan e poi Hana Shalabi, militanti del Jihad Islami.". I due scioperanti sono 'militanti del Jihad Islami', terroristi islamici, insomma, Perchè Giorgio non lo scrive in maniera chiara ?
"
Shalabi, liberata ma deportata a Gaza per tre anni, ieri si è unita alle manifestazioni della Striscia in appoggio alla protesta dei detenuti". Il verbo 'deportare' è inappropriato. In italiano si usa riferito alla spedizione degli ebrei nei campi di sterminio. Shalabi è finita a Gaza, è libera, sotto l'amministrazione di Hamas, con la quale condivide l'odio per Israele e i suoi cittadini. Non è finita in un lager.
Giorgio continua : "
A sorpresa, il primoministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Salam Fayyad, non è andato ieri sera all’incontro, previsto da giorni, con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.". Fayyad ha disertato l'incontro con Netanyahu, non è ben chiaro il motivo. Ma siamo sicuri che se fosse stato il contrario, Netanyahu a rifiutare di partecipare all'incontro, sarebbe stato duramente criticato, attaccato e accusato di voler boicottare i negoziati. Non si leggono critiche indirizzate a Fayyad nè all'Anp, chissà perchè.
Giorgio scrive : "
Fayyad avrebbe dovuto consegnare una lettera del presidente Abu Mazen con le condizioni per la ripresa del negoziato bilaterale. A cominciare dal blocco completo della colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Un altro punto della lettera riguarda le linee del 1967, precedenti all’occupazione dei Territori, indicate come base per le trattative sui confini tra Israele e il futuro Stato di Palestina. ". Negoziare significa cedere qualcosa per ottenere qualcosa in cambio. E' impossibile pretendere che venga messo come precondizione a un negoziato ciò che si vorrebbe ottenere dal negoziato stesso. Per quanto riguarda i confini del '67, poi, sono indifendibili e l'Anp non offre garanzie circa la sicurezza di Israele.
In ogni caso il problema non si pone, dal momento che, tanto per cambiare, la controparte araba ha boicottato il negoziato.
Ecco il pezzo:

Allo sciopero della fame ad oltranza cominciato ieri da 1.200 detenuti politici palestinesi – altri 1.300 hanno digiunato simbolicamente per un giorno – si sono uniti ieri anche otto dei 50 attivisti di «Benvenuti in Palestina» arrestati al loro arrivo domenica scorsa all’aeroporto di Tel Aviv e in attesa di espulsione nel carcere di Ghivon. Gli unici 25 attivisti (su oltre 1.500) che hanno superato i controlli israeliani, tra i quali due italiani, invece stanno portando avanti il loro programma di incontri in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. La protesta dei detenuti palestinesi – nota come la «Battaglia dello stomaco vuoto» - è molto seguita nei Territori occupati dove è forte il sostegno alla lotta per il miglioramento delle condizioni di vita nelle prigioni israeliane e contro i cosiddetti «arresti amministrativi»: carcere per mesi senza processo e solo sulla base di indizi. Contro questa misura punitiva di recente si sono battuti con un lungo sciopero della fame prima Khader Adnan e poi Hana Shalabi, militanti del Jihad Islami. Shalabi, liberatama deportata a Gaza per tre anni, ieri si è unita alle manifestazioni della Striscia in appoggio alla protesta dei detenuti. In serata non si aveva ancora notizia della scarcerazione di Khader Adnan, che doveva avvenire ieri dopo l’accordo tra i suoi avvocati e le autorità israeliane. Nel frattempo ci sono altri dieci prigionieri politici che da settimane fanno lo sciopero della fame contro la «detenzione amministrativa ». Alcuni vengono descritti in «condizione critiche» da familiari e avvocati. Intanto la «Battaglia dello stomaco vuoto» ha avuto i primi riflessi politici. A sorpresa, il primoministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Salam Fayyad, non è andato ieri sera all’incontro, previsto da giorni, con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Non si trattava di una ripresa dei negoziati ma il faccia a faccia che era considerato il meeting al più alto livello tra israeliani e palestinesi degli ultimi tre anni. Un passo forse giudicato «inopportuno» nel pieno della protesta dei detenuti. Fayyad avrebbe dovuto consegnare una lettera del presidente Abu Mazen con le condizioni per la ripresa del negoziato bilaterale. A cominciare dal blocco completo della colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Un altro punto della lettera riguarda le linee del 1967, precedenti all’occupazione dei Territori, indicate come base per le trattative sui confini tra Israele e il futuro Stato di Palestina.

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