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Il Manifesto Rassegna Stampa
30.03.2012 Ma la Marcia su Gerusalemme è un tentativo di delegittimare Israele
Un'iniziativa che non poteva che entusiasmare l'odiatore Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 30 marzo 2012
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Una marcia globale per Gerusalemme»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 30/03/2012, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Una marcia globale per Gerusalemme".


Michele Giorgio

Michele Giorgio tenta di contrabbandare la marcia su Gerusalemme per ciò che non è, una manifestazione non violenta.
Per maggiori informazioni sulla Marcia su Gerusalemme, invitiamo a leggere l'analisi di Giovanni Quer pubblicata su IC il 26/03/2012
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=350&id=43923
Giorgio coglie l'occasione per diffondere un po' di propaganda contro Israele, definito sempre in termini di aggressore e occupante. Nel pezzo non c'è traccia delle violenze palestinesi contro Israele e i suoi cittadini.
Anzi, Giorgio si riferisce alla fondazione dello Stato ebraico utilizzando il termine che usano i palestinesi, nakba (catastrofe). Non manca l'accenno alla terrorista Hana Shalabi in sciopero della fame.
Insomma, un articolo in perfetto stile-Giorgio. Ciò che conta non è dare informazioni, ma la diffusione di menzogne su Israele.
Consola il fatto che della Marcia, oggi, non v'è traccia su nessun altro giornale.
Ecco il pezzo che riportiamo più che altro per dovere di cronaca:

Sono decine di migliaia i palestinesi e i cittadini di molti paesi che oggi commemorano il «Giorno della Terra» e partecipano, spesso solo simbolicamente, alla «Marcia Globale per Gerusalemme ». Una mobilitazione a sostegno dei diritti dei palestinesi sulla città che Israele controlla interamente dal 1967 (quando ha occupato militarmente la zona Est, araba), organizzata su Twitter e Facebook da attivisti di ogni angolo del mondo. Per Israele invece la regia sarebbe di Tehran, decisa a «creare tensione » e a spostare l’attenzione internazionale dalla questione del nucleare iraniano. Questa mattina nelle strade di Gerusalemme, ai valichi israeliani intorno alla città cisgiordane e alle frontiere con Egitto e Libano, Giordania e sul Golan saranno dispiegati migliaia di agenti di polizia e soldati israeliani.
I militari hanno ricevuto l’ordine di impedire anche con la forza possibili tentativi di penetrazione e il superamento dei posti di blocco tra una città palestinese e l’altra e tra la Cisgiordania e Gerusalemme. Lo scorso anno, in occasione della Marcia del Ritorno, organizzata il 15 maggio per l’anniversario della Nakba palestinese, si registrano scontri con 12 morti e decine di feriti sul Golan occupato e al confine con il Libano, oltre che ai valichi di Qalandiya, tra Gerusalemme e Ramallah, e di Erez, tra Gaza e Israele. Lo «Yom al-Ard», il «Giorno della Terra», è la data in cui i palestinesi ricordano le vittime degli scontri del 30 marzo 1976. Quel giorno le forze di sicurezza israeliane intervennero in tre villaggi della Galilea - Sachnin, Arraba e Deir Hanna – per disperdere le manifestazioni organizzate dai cittadini palestinesi per protestare contro l’esproprio di terre arabe. I morti furono sei, i feriti decine.

Delegazioni da tutto il mondo

Alla ricorrenza quest’anno si aggiunge la «Marcia Globale per Gerusalemme ». «Il popolo palestinese non sarà solo in occasione della celebrazione della Giornata della Terra. Quest’anno l’evento è globale con il sostegno giunto di oltre 60 paesi », ha spiegato Adnan Ramadan, uno degli promotori della marcia e direttore dell’Opgai (Occupied Palestinian and Golan Hights Advocacy Initiative), insistendo sul carattere pacifico delle manifestazioni e sulla volontà di evitare scontri.
«L’anno scorso in occasione della Nakba – ricorda Ramadan - l’esercito israeliano venne colto di sorpresa con risultati catastrofici. Cercheremo perciò di evitare ogni scontro diretto tra le due parti». Le manifestazioni avranno inizio poco dopo mezzogiorno, dopo la preghiera islamica del venerdì. Quattro diverse marce partiranno dalla Giordania, dall’Egitto, dalla Siria e dal Libano e si dirigeranno contemporaneamente verso i confini israeliani. A Beirut ieri continuavano ad affluire delegazioni da tutto il mondo, in particolare da Stati Uniti, Gran Bretagna, Sudafrica, Svizzera, Algeria e Canada, per partecipare alla marcia verso la frontiera.
Le autorità libanesi sono in stato di allerta e oltre ad aver stretto la morsa intorno ai campi profughi palestinesi, intendono bloccare il raduno al castello di Beaufort (Nabatiyeh) e vietare l’accesso ai manifestanti alla zona frontaliera, controllata dal contingente Unifil, per impedire sconfinamenti verso Israele. Al Cairo dopo un incontro all’università islamica al-Azhar, avrà inizio una marcia fino alla piana delle Piramidi a Giza. Una manifestazione si svolgerà anche a piazza Tahrir.
In Cisgiordania sono centinaia le attività previste. Le più importanti sono davanti al posto di blocco che separa Gerusalemme da Betlemme, nei villaggi di al-Khader e di al-Walaje dove attivisti palestinesi, israeliani e internazionali pianteranno alberi di olivo su terre a rischio di confisca. L’altra grande manifestazione è prevista al valico di Qalandiya. Sono decine anche i raduni annunciati in tante città del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Nord Africa all’Australia. In Italia la manifestazione principale è a Milano con una marcia simbolica questa sera dal presidio di piazza Cadorna fino a Palazzo Marino. A Roma si terrà nel pomeriggio un sit-in davanti all’ambasciata israeliana.

No detenzioni «amministrative»

Il «Giorno della Terra» e la «Marcia Globale per Gerusalemme» saranno l’occasione per i palestinesi di ricordare anche la battaglia contro la «detenzione amministrativa» (senza processo e accuse precise) e gli arresti arbitrari che porta avanti la detenuta Hana Shalabi da 42 giorni in sciopero della fame. Per le stesse ragioni ad inizio dell’anno un altro detenuto palestinese, Khader Adnan, non toccò cibo per 66 giorni. Le condizioni di Hana Shalabi sono critiche. Nei giorni scorsi ha accettato su insistenza della famiglia di assumere calcio e vitamine per proteggersi da un infarto. I giudici militari israeliani però rifiutano di scarcerarla e nei giorni scorsi hanno confermato che rimarrà in «detenzione amministrativa» fino al prossimo 23 giugno.

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