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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.03.2012 Solo gli Usa hanno votato contro l'inchiesta anti israeliana del consiglio dei diritti umani Onu
l'Italia si è astenuta, Michele Giorgio avrebbe votato a favore

Testata: Il Manifesto
Data: 27 marzo 2012
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele e le sue colonie: no al Consiglio Onu per i diritti umani»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 27/03/2012, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Israele e le sue colonie: no al Consiglio Onu per i diritti umani".


UNHRC                              Michele Giorgio

Dopo " il voto di giovedì scorso al Consiglio per i diritti umani di inviare nei Territori occupati, su richiesta dell'Anp, una commissione incaricata di raccogliere informazioni sulle ripercussioni «civili, politiche, economiche, sociali e culturali» delle colonie ebraiche " Israele ha deciso di interrompere i rapporti con l'Unhrc, il consiglio dei diritti umani Onu.
Come riporta Giorgio, la risoluzione è stata adottata con 36 voti favorevoli, 10 astensioni (Italia inclusa) e un solo contrario, gli Usa.
Non stupisce che un organismo squalificato come l'Unhrc abbia votato a favore dell'ennesima risoluzione contro Israele, nè stupisce che la maggioranza abbia votato a favore. A stupire è stata l'astensione italiana (già commentata su IC del 23/03/2012 http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=43885). Giorgio, ovviamente, è favorevole all'ennesima risoluzione contro Israele, perciò si mette sullo stesso piano dei paesi che l'hanno votata, come la Siria (che continua a far parte dell'Unhrc impunemente, anche se il dittatore Assad manda i carri armati contro la popolazione).
Da questa vicenda si impara solo una cosa, che nel panorama occidentale, Israele e Usa sono gli unici due Stati sui quali si può avere fiducia.
Ecco l'articolo:

Israele ha deciso di interrompere ogni rapporto di lavoro con il Consiglio Onu per i diritti umani (Unhrc). «Non risponderemo più nemmeno alle telefonate», ha avvertito una fonte ufficiale dopo il passo fatto ieri dal ministro degli esteri Avigdor Lieberman di «rompere ogni contatto» con l’Unhrc, che ha sede a Ginevra. All’origine di questa decisione c’è il voto di giovedì scorso al Consiglio per i diritti umani di inviare nei Territori occupati, su richiesta dell'Anp, una commissione incaricata di raccogliere informazioni sulle ripercussioni «civili, politiche, economiche, sociali e culturali» delle colonie ebraiche – costruite da Israele in violazione della legge internazionale - sulla vita della popolazione palestinese. Una risoluzione adottata con 36 voti favorevoli e dieci astensioni: solo gli Stati uniti hanno votato contro. Tel Aviv si prepara a non dare alcuna cooperazione alla commissione che, come ha fatto capire domenica il vice ministro degli esteri Moshe Ayalon, con ogni probabilità non sarà autorizzata a raggiungere i Territori palestinesi. Lo stesso accadde con la commissione d’inchiesta Goldstone, formata per indagare sui crimini di guerra commessi durante l’offensiva israeliana «Piombo fuso» (dicembre 2008 – gennaio 2009), che fu costretta ad entrare a Gaza passando per il valico di Rafah con l’Egitto. Israele potrebbe inoltre decidere ritorsioni nei confronti dei dirigenti dell'Anp che, afferma, avrebbero adottato «un approccio unilaterale... e usano la questione delle colonie per giustificare qualsiasi cosa ». Giovedì scorso, dopo aver appreso del voto a Ginevra, il premier Benyamin Netanyahu aveva subito bollato la risoluzione come «ipocrita», ricordando che il Consiglio «ha finora assunto 91 decisioni, 39 delle quali relative a Israele, tre alla Siria e una all'Iran. Non tutti però in Israele condividono la linea del primo ministro di difesa ad oltranza delle colonie e, quindi, dell’occupazione. Nelle prossime settimane, ad esempio, tre giovani “refusnik” andranno in prigione, perché «colpevoli» di aver rifiutato il servizio di leva in protesta la linea militarista del governo. Una scelta che lo Stato ebraico non riconosce come diritto. «Rifiuto il serviziomilitare per solidarietà con i palestinesi che lottano contro l'occupazione - ha spiegato Alon Gurman, 18enne di Tel Aviv, che entrerà in carcere il prossimo 16 aprile - Spero d'incoraggiare altri a fare lo stesso».

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