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Il Manifesto Rassegna Stampa
01.12.2011 Profughi eritrei rapiti e rinchiusi in campi di prigionia dai beduini nel Sinai
Michele Giorgio lamenta il mancato intervento di Israele. E quello del Burkina Faso no?

Testata: Il Manifesto
Data: 01 dicembre 2011
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «I campi della vergogna»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 01/12/2011, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "I campi della vergogna".


Michele Giorgio             Eritrei                              Hamas

L'articolo di Michele Giorgio tratta la terribile situazione dei migranti eritrei che tentano di entrare in Israele dal Sinai, dove vengono rapiti dai beduini e tenuti prigionieri in cambio di riscatti altissimi. Per maggiori informazioni sulla situazione e sulle nefandezze commesse dai beduini nel Sinai, invitiamo a leggere l'articolo di Mordechai Kedar pubblicato l'11/11/2011 su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=320&id=42243).
Quel che non è chiaro è perchè, secondo Giorgio, Israele dovrebbe intervenire. Gli eritrei vengono fatti prigionieri in Sinai, un territorio che, notoriamente, si trova in Egitto. Semmai spetterebbe alle autorità egiziane prendere provvedimenti.
In che modo, poi, Israele potrebbe bloccare il fenomeno? Con l'esercito? E non sarebbe un intervento 'sproporzionato'? Il micidiale e crudele Tzahal contro qualche beduino del deserto? No? In questo caso andrebbero bene i carri armati, o magari l'aviazione?
Chiediamo a Giorgio perchè intervenire in Egitto contro i beduini per salvare i profughi eritrei sarebbe cosa buona e giusta, ma non è stato altrettanto per la guerra a Gaza, quando Israele ha attaccato i terroristi della Striscia in risposta ai razzi qassam lanciati quotidianamente contro i cittadini  israeliani.
I beduini non piacciono a Giorgio perchè fanno prigionieri. Anche Hamas li fa, Gilad Shalit è stato rapito sul suolo israeliano dai terroristi della Striscia e tenuto segregato in un luogo imprecisato per oltre un quinto della sua vita, eppure Giorgio non ha mai chiesto a nessuno di intervenire.
Per ora, l'unica sproporzione veramente evidente e documentata è quella nelle posizioni di Giorgio, sempre rivolte ad un unico obiettivo, attaccare Israele e attribuirgli responsabilità che non ha.
Ecco il pezzo:

Torturati, abusati, seviziati in ogni modo da trafficanti di essere umani. Il dramma di centinaia di migranti africani nel Sinai è noto da tempo, eppure i governi di Egitto e Israele restano indifferenti e non muovono un dito per proteggerli. Il resto del mondo sa ma finge di non vedere. Per questo ieri diverse organizzazioni per i diritti umani, israeliane e internazionali (tra le quali l’italiana Habeshia), hanno denunciato insieme l’indifferenza generale verso la sorte di almeno 350 uomini, donne e bambini, in buona parte eritrei, tenuti ostaggio da criminali che avevano promesso di portarli clandestinamente in Israele attraverso il Sinai e ora chiedono somme esorbitanti per lasciarli liberi. In tanti scappano dalla guerra e non solo dalla fame.
E non mancano casi di persone sequestrate nella loro terra a scopo di estorsione e portate nel Sinai dove rimangono prigioniere permesi, fino al pagamento del riscatto. «I campi di tortura e prigionia continuano a rimanere aperti, sebbene rapporti dettagliati su quanto accade nel Sinai siano stati trasmessi da lungo tempo alle istituzioni internazionali, alle Nazioni unite e ai governi di Egitto e Israele», denuncia Hotline for Migrant Workers (Hmw), organizzazione che da anni fornisce assistenza ai migranti in Israele e che mantiene i contatti con coloro che sono tenuti in ostaggio nel Sinai. «Ci sono quattro gruppi di persone nelle mani dei trafficanti – riferisceHmw – 165migranti sono aMansoura, 59 a pochi chilometri da Rafah (Gaza), 17 sudanesi si trovano nei pressi di al Jorra mentre di altri 111 si sa poco o nulla». Le autorità egiziane non hanno mosso alcun passo per liberare gli ostaggi sebbene negli ultimimesi, per ragioni di sicurezza, abbiano inviato nel Sinai (in accordo con Israele) rinforzi di soldati e polizia.
Anzi, il Cairo ha continuato a usare il pugno di ferro proprio con i migranti, ordinando ai suoi militari di non esitare ad aprire il fuoco contro chi cerca clandestinamente di entrare in Israele. Le organizzazioni israeliane denunciano l’indifferenza di Tel Aviv che pure ha firmato convenzioni e trattati internazionali a difesa di migranti e rifugiati politici. «Si tratta di un punto fondamentale – spiega Shahar Shoham di Medici per i diritti umani -, Israele è tenuto a proteggere queste persone e ad aiutarle materialmente, ma resta a guardare». Indifferenza che arriverebbe al punto da non avviare alcuna indagine nei confronti dei complici di trafficanti nel Sinai, che vivono e operano nel territorio israeliano. «La nostra ed altre organizzazione – riferisce Shahar Shoham - hanno fornito alle autorità competenti informazioni dettagliate su diversi israeliani complici dei trafficanti nel Sinai. Abbiamo anche messo a disposizione le testimonianze raccolte in questimesi. Sino ad oggi però non si èmosso nulla, non è stata avviata alcuna indagine vera».
Atteggiamento che sorprende fino ad un certo punto. Il governoNetanyahu, in particolare il ministro dell’interno Eli Yishai, ha fatto della battaglia amigranti e lavoratori «clandestini » un punto centrale del suo programma. E anche per questa ragione ha ordinato la costruzione di una barriera lungo il confine con l’Egitto. I lavori sono stati accelerati negli ultimi tempi – 800 metri al giorno - e ilmese prossimo saranno pronti 100 km di reticolati e decine di torrette di osservazione. Alla fine del 2012, la barriera coprirà i circa 240 km di lunghezza della frontiera tra i due paesi. La costruzione, alta 5 metri, si aggiunge al Muro che Israele ha alzato per centinaia di km nella Cisgiordania sotto occupazione e intorno a Gerusalemme Est. Secondo le statistiche israeliane, lo scorso anno 13.500 persone hanno provato a varcare la frontiera illegalmente.

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