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Il Manifesto Rassegna Stampa
24.08.2011 Mavi Marmara, Israele rifiuta di scusarsi con la Turchia per la morte del 9 terroristi
Non è ben chiaro perchè dovrebbe essere diverso

Testata: Il Manifesto
Data: 24 agosto 2011
Pagina: 5
Autore: Geraldina Colotti
Titolo: «Tel Aviv: Niente scuse ad Ankara per imorti della Freedom Flotilla»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 24/08/2011, a pag. 5, l'articolo di Geraldina Colotti dal titolo " Tel Aviv: «Niente scuse ad Ankara per i morti della Freedom Flotilla»".


Recep Erdogan, Geraldina Colotti, Danny Ayalon

Geraldina Colotti si scaglia contro Israele perchè rifiuta di scusarsi con la Turchia per la morte dei 9 terroristi turchi a bordo della Mavi Marmara, l'anno scorso.
Colotti specifica che i risultati dell'inchiesta Onu su ciò che è accaduto sulla Mavi Marmara continuano a non venir pubblicati, ma non specifica che è la Turchia a rallentarne la pubblicazione, perchè la verità diventerebbe di pubblico dominio. Israele non deve nessuna scusa alla Turchia,  è stata legittima difesa. A bordo della Mavi Marmara non c'erano 'pacifisti', ma terroristi legati all'IHH.
Colotti scrive di Medio Oriente, si presume che lo faccia perchè 'esperta' al riguardo. Ma è sufficiente leggere il suo pezzo, infarcito di sfondoni, per comprendere che non è così. Il viceministro degli Esteri Danny Ayalon diventa Dany Avalon per Colotti, e la capitale di Israele da Gerusalemme diventa Tel Aviv.
Se il quotidiano di Rocca Cannuccia ha deciso di diventare un quotidiano umoristico, la pubblicazione dei pezzi di Colotti è senza dubbio una strategia vincente.
Ecco il pezzo:

«Non accetteremo di cedere ai capricci della Turchia perché non hanno alcuna giustificazione politica o morale». Così, per bocca del suo viceministro degli esteri, Dany Avalon, lo stato di Israele ha liquidato la richiesta di scuse avanzata dal governo di Ankara per l'uccisione dei nove attivisti filo-palestinesi turchi della Freedom Flotilla 1. I nove militanti, che tentavano di spezzare il blocco di Gaza a bordo della nave Mavi Marmara, erano stati uccisi dai commando israeliani il 31 maggio 2010. Subito dopo, la Turchia aveva aperto un’inchiesta, preteso scuse ufficiali, risarcimenti e la fine del blocco economico a Gaza. In seguito, xomunq ue, una telefonata del presidente Usa Barack Obamaal primo ministro turco, Recep Tayyp Erdogan – vincitore delle ultime elezioni legislative – aveva convinto Ankara a non inviare altre navi verso Gaza. Anche Tel Aviv aveva messo in scena tre commissioni d'inchiesta, con l'intento di assolversi da ogni responsabilità negli assassinii. In un rapporto di trecento pagine, la commissione Tirkel aveva assolto i commando e considerato l’operazione perfettamente legittima: «Questo prova che Israele è uno stato di diritto che rispetta le norme internazionali», aveva dichiarato il ministro della difesa Ehud Barak. «Forse abbiamo fatto degli errori, ma abbiamo agito per legittima difesa», avevano affermato imilitari. E, all'annuncio della seconda Flottiglia, avevano diffuso dei video per pubblicizzare la bontà dei loro metodi: contro gli attivisti, questa volta avrebbero utilizzato cannoni ad acqua anziché proiettili veri. Le parole di Ayalon arrivano all’indomani dell'ennesimo rinvio, deciso dall'Onu, della pubblicazione di un rapporto commissionato dal segretario generale per far luce sulla vicenda, che pare sia comunque orientato a respingere la richiesta turca: dichiarare illegittimo il blocco navale imposto da Israele a Gaza e condannare l'uso della forza impiegata contro la flottiglia del 2010. «Bisogna che questa farsa cessi, non ci saranno scuse», ha aggiunto ieri Avalon. Il viceministro, che è anche esponente di Israel Beiteinu, un partito di estrema destra diretto dal capo della diplomazia Avigdor Lieberman, ha poi affermato che, in caso il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan intendesse per questo rompere le relazioni con il suo paese, Tel Aviv farà altrettanto e applicherà il «principio della reciprocità». Dopo il raid, compiuto in acque internazionali, la Turchia aveva richiamato il suo ambasciatore a Tel-Aviv, dichiarando che le relazioni bilaterali «non sarebbero mai più state le stesse » dopo anni di cooperazione. E aveva preteso delle scuse. Israele, però, si era detta pronta a esprimere «rammarico » e a versare un risarcimento «a titolo umanitario » ai parenti delle vittime,ma niente scuse né seguiti giudiziari per i propri soldati. Le affermazioni di Avalon sono state criticate dall'exministro della Difesa ed ex capo di statomaggiore Shaul Mofaz, deputato di Kadima (opposizione centrista). Per Mofaz, il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe mostrarsi meno rigido e cercare piuttosto un incontro diretto con l'omologo turco Erdogan. «Il governo Netanyahu - ha detto Mofaz - non legge la realtà e non vede che la Turchia è già una potenza regionale, destinata a diventare presto potenza mondiale».

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