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Il Manifesto Rassegna Stampa
05.08.2011 Gerusalemme? Una colonia. I razzi di Hamas? Sparati per infastidire Abu Mazen
Teorie assurde che possono trovare spazio solo sul quotidiano di Rocca Cannuccia

Testata: Il Manifesto
Data: 05 agosto 2011
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Caro alloggi, la soluzione è la solita: una colata di cemento nei Territori»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 05/08/2011, a pag. 7, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Caro alloggi, la soluzione è la solita: una colata di cemento nei Territori ".


Michele Giorgio

L'articolo di Michele Giorgio è un concentrato di disinformazione su Israele.
"
Ieri il ministero dell’interno israeliano, guidato da Eli Yishai (uno stretto alleato di Netanyahu), ha dato luce verde alla costruzione di 930 nuovi alloggi nell’insediamento colonico di Har Homa, fra Gerusalemme Est e Betlemme". Har Homa non è un insediamento illegale (se no avrebbe subito la stessa sorte di Migron, che dovrà essere smantellata entro marzo : http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=40853 ). Har Homa è un quartiere di Gerusalemme e non è ben chiaro per quale motivo Israele non possa costruire nuove case in quella zona.
Giorgio continua "
Har Homa con i costi ridotti delle case, i benefici garantiti dal governo agli insediamenti colonici e la breve distanza da Gerusalemme, potrebbe attirare centinaia di quelle famiglie israeliane alla disperata ricerca di appartamenti a prezzi inferiori di quelli di mercato.". Ecco il problema, le case di Har Homa attirerebbero famiglie israeliane. Premettendo che Har Homa non è un insediamento, facciamo notare a Giorgio che anche cittadini arabi israeliani potrebbero andare a vivere in quelle case, nessuno lo vieta loro. 
"
 Ma a Netanyahu, lo dicono i fatti, non interessa ritornare al tavolo delle trattative. Il suo vero obiettivo è insistere sulla colonizzazione in modo da rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese sovrano e omogeneo territorialmente". Ogni scusa è buona per attaccare il governo Netanyahu. Ripetiamo a Giorgio che Har Homa non è una colonia, ma un quartiere della capitale di Israele. Qualunque Stato ha diritto di decidere la costruzione di nuove abitazioni nelle proprie città, non si capisce perchè Israele dovrebbe fare eccezione.
Per quanto riguarda la situazione del futuro Stato palestinese, Giorgio non ama ricordarlo, ma potrebbe esistere dal '47. Sono stati gli arabi a rifiutare il piano di spartizione dell'Onu, non Israele.
La perla finale dell'articolo riguarda il continuo lancio di razzi dalla Striscia di Gaza contro Israele : "
dicono fonti palestinesi, i razzi sono sparati intenzionalmente verso zone disabitate di Israele e avrebbero non tanto lo scopo di tenere sotto pressione lo Stato ebraicoma di provocare caos al fine di spingere Abu Mazen ad impegnarsi per rendere effettivo l’accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas". Sulla precisione dei razzi qassam di Hamas nutriamo diversi dubbi, e in ogni caso è assurdo prendere sul serio una dichiarazione simile. Hamas sparerebbe razzi contro Israele per infastidire Abu Mazen, una spiegazione che solo Michele Giorgio e il quotidiano comunista possono contrabbandare per credibile.
Ecco l'articolo:

La Knesset ha approvato due giorni fa il piano casa che intende alleviare il caro alloggi ma il premier Netanyahu, che accusa di «populismo » gli indignados israeliani, gradisce di più la “soluzione” che gli hanno proposto ad inizio settimana 42 deputati: costruire migliaia di case nelle colonie ebraiche nei Territori palestinesi occupati. Ieri il ministero dell’interno israeliano, guidato da Eli Yishai (uno stretto alleato di Netanyahu), ha dato luce verde alla costruzione di 930 nuovi alloggi nell’insediamento colonico di Har Homa, fra Gerusalemme Est e Betlemme. Una massiccia colata di cemento per assecondare il programma ideologico del governo di estrema destra che spende per i coloni nei Territori occupati e lascia risorse limitate alla popolazione di Israele più esposta alla crisi economica e al carovita. Le 930 abitazioni infatti andranno a formare quella che viene chiamata Har Homa C, a tutti gli effetti una nuova porzione della colonia originaria. Har Homa con i costi ridotti delle case, i benefici garantiti dal governo agli insediamenti colonici e la breve distanza da Gerusalemme, potrebbe attirare centinaia di quelle famiglie israeliane alla disperata ricerca di appartamenti a prezzi inferiori di quelli di mercato. L’ulteriore espansione dei piani di colonizzazione allontanano peraltro le residue possibilità di una ripresa di contatti diretti con l’Autorità Nazionale del presidente Abu Mazen. Appena qualche giorno fa indiscrezioni riferivano di una «proposta di compromesso» con i palestinesi che Netanyahu si preparerebbe a formulare per prevenire la proclamazione unilaterale d’indipendenza dello Stato di Palestina il mese prossimo all’Onu. Ma a Netanyahu, lo dicono i fatti, non interessa ritornare al tavolo delle trattative. Il suo vero obiettivo è insistere sulla colonizzazione in modo da rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese sovrano e omogeneo territorialmente. Il clima intanto si surriscalda. Gaza, stretta nel blocco israeliano, nelle ultime ore è stata bersaglio di raid aerei che hanno preso di mira due presunte basi delle Brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas e un tunnel usato per il contrabbando sotto il confine tra la Striscia e l’Egitto. Israele afferma di aver reagito alla recente ripresa di lanci di razzi da Gaza che, almeno in un caso, sono caduti non lontano dalla città di Ashkelon. Tuttavia, dicono fonti palestinesi, i razzi sono sparati intenzionalmente verso zone disabitate di Israele e avrebbero non tanto lo scopo di tenere sotto pressione lo Stato ebraicoma di provocare caos al fine di spingere Abu Mazen ad impegnarsi per rendere effettivo l’accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas firmato il 4 maggio al Cairo e rimasto sino ad oggi incagliato sullo scoglio della nomina del futuro primoministro. Domenica, nella capitale egiziana, dovrebbe tenersi un nuovo incontro tra rappresentanti di Fatah e del movimento islamico palestinese.

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