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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.06.2007 La signora Arafat
intervista a Luisa Morgantini, che sostiene che l'Europa deve accettare il fatto compiuto a Gaza

Testata: Il Manifesto
Data: 21 giugno 2007
Pagina: 11
Autore: Michele Giorgio
Titolo: ««L'Ue ha diviso i palestinesi Ora a Gaza tratti con Hamas»»
Ovviamenete è stato sbagliato il blocco dei finanziamenti al governo di Hamas. Ovviamente sarebbe sbagliato bloccare le armi che potrebbero ora giungere a Gaza, ormai del tutto controllata da Hamas.
Ovviamente  l'Europa con Hamas dovrebbe continuare a "dialogare" .

La "signora Arafat", l'eurodeputata Luisa Morgantini si schiera politicamente con il gruppo fondamentalista.

In un'intervista concessa a Michele Giorgio, pubblicata dal MANIFESTO del 21 giugno 2007.

Nella quale comunque muove almeno un rimprovero ad Hamas: "sparare su altri palestinesi è una cosa assolutamente imperdonabile".

Sparare sui civili israeliani, invece, è al massimo un peccato veniale.

Ecco il testo:


L'Unione europea, come primo donatore dell'Autorità nazionale palestinese, da anni svolge un ruolo importante nelle vicende politiche di Ramallah. Dell'atteggiamento apparentemente schizofrenico dell'Europa abbiamo discusso al telefono con Luisa Morgantini, vicepresidente dell'europarlamento
L'Ue non ha riconosciuto né il governo Hamas risultato dalle elezioni del gennaio 2006, né l'esecutivo di unità nazionale varato un anno dopo, ma ora ha fretta di stringere rapporti col governo Fayyad.
Voglio premettere che non bisogna assolvere Hamas: sparare su altri palestinesi è una cosa assolutamente imperdonabile. Detto questo, l'Europa ha sbagliato tutto. Prima ha spinto perché nel 2006 si svolgessero le elezioni e Hamas vi prendesse parte. Poi non ha riconosciuto l'esito di un voto democratico. Ancora, ha insistito affinché nascesse un governo d'unità nazionale, ma alla fine non ha accettato nemmeno quest'ultimo, che demandava il negoziato con Israele all'Olp e, in cui Hamas, assieme ai confini del 1967, riconosceva implicitamente lo Stato ebraico. Appiattendosi sulle posizioni statunitensi, l'Ue ha dunque, di fatto, operato per la divisione del popolo palestinese .
Sta per saltare la riunione del quertetto di mediatori (Usa, Ue, Russia, Onu) prevista per la prossima settimana. Temete che il peggio debba ancora venire?
Credo che stia crescendo la consapevolezza, negli Usa come all'interno dell'Ue, che così non si può andare avanti. Che così s'infiamma tutto il Medio Oriente. Certo gli americani non sono pronti a cambiamenti sostanziali delle loro politiche, ma forse è arrivato il momento di un ripensamento, alla luce degli ultimi disastri.
Il premier israeliano Olmert però ha prospettato al presidente Usa Bush l'irrigidimento dell'assedio contro Gaza. L'Ue cosa fa?
Non può accettare in alcun modo l'assedio e deve trattare con Hamas. Se sono gli islamisti a controllare il territorio, non si può lasciare che 1.5 milioni di persone restano senza cibo o aiuti. Da parte di Hamas c'è la volontà di dialogare e di essere riconosciuta ed è la stessa Commissione europea che si sta mettendo in moto per instaurare un dialogo. Le posizioni di alcuni stati - penso soprattutto a Gran Bretagna, Olanda, Danimarca e Polonia - sono ancora rigide, ma credo che tutto debbano arrivare a questa conclusione: l'unica cosa da fare in questa situazione drammatica sia riprendere i negoziati. È questa la posizione che dobbiamo portare al Quartetto.
Che fare del programma di aiuti?
Gli aiuti umanitari sono necessari. Tuttavia con il cosiddetto Tim (varato dopo la sospensione degli aiuti diretti all'Anp) di fatto nell'ultimo anno noi abbiamo finanziato l'occupazione, permettendo a Israele di trattenere l'iva dovuta ai palestinesi e pagando noi i salari. Per la ripresa dei normali pagamenti all'Anp in Cisgiordania i tempi saranno lunghi, mentre per Gaza continuerà a funzionare il Tim.
Come vede le prossime settimane e i prossimi mesi?
Escluderei le elezioni, anche perché in questo momento i palestinesi non hanno alcuna voglia di votare per Fatah né per Hamas. Lo scontro tra i due gruppi - che non è solo lotta per il potere ma incarna anche una visione di società differenti - non è ancora finito. L'ipotesi du una separazione tra due entità politiche differenti è ciò che vuole Israele. Hamas punta a prendere anche la Cisgiordania, ma per ora non ne ha la forza politica né militare. Ma se non si muove la Comunità internazionale lo scontro riprenderà presto.

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