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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.05.2004 Da Luisa Marwantini tante parole dolci e tenere su Marwan Barghouti
che si è macchiato di sangue israeliano

Testata: Il Manifesto
Data: 21 maggio 2004
Pagina: 5
Autore: Luisa Morgantini
Titolo: «Processo a Barghuti, chiesti cinque ergastoli»
Dal Manifesto di oggi:
Ieri mattina processo e richiesta di condanna per Marwan Barghuti, il leader dell'Intifada e segretario di Al-Fatah
Cioè di una organizzazione il cui programma prevede la distruzione di Israele
in Cisgiordania, ancora, con Arafat, il leader palestinese più popolare e amato. Marwan
per tutto l’articolo la Morgantini chiama affettuosamente per nome questo leader politico il cui scopo è la distruzione di Israele. Non è commovente?
è stato sequestrato a Ramallah il 15 aprile del 2002. In tutto questo tempo è stato tenuto segregato in isolamento, non ha mai potuto vedere la famiglia. L'unica volta che ha visto i due figli è stato sotto ricatto - glieli hanno mostrati in tv, altrimenti poteva scegliere di avere comunque un vetro divisorio davanti.
Barghuti ha rifiutato di vedere la famiglia, ma la Morgantini cerca di incolparne lo Stato ebraico
Poi hanno arrestato il figlio maggiore, Kassem, incarcerato a dicembre del 2003 e ancora in galera. Quindi hanno tentato di umiliarlo costantemente. Ma Marwan ha retto, ieri il suo tono era grave ma anche ironico. Ha ribadito la sua innocenza rispetto alle accuse, ha ripetuto che è contro l'uccisione di civili israeliani e, invece, che la responsabilità di quello che succede è dell'occupazione militare israeliana,
vale a dire: se muoiono palestinesi è colpa degli israeliani; se muoiono israeliani, pure.
che lui è per la pace e la esistenza di due popoli due stati e si è sempre battuto per questo fin dagli accordi di Oslo «quegli accordi che sono stati distrutti in realtà dall'uccisione Rabin, dal continuo furto delle terre palestinesi da parte d'Israele, dall'occupazione, dagli arresti e dalla mancanza di libertà di movimento dei palestinesi» - proprio come ha denunciato Amnesty International. Parlava in ebraico Marwan e ha perfino scherzato. A un certo punto dalla Corte gli hanno detto che aveva già parlato troppo. E lui ha risposto sereno: «Tanto sono già stato condannato e siccome sono stato in carcere già tanto tempo, ora prendo la parola e parlo».
Ed è stato tanto umiliato che ha portato il suo comizio fino alla fine.
E'stato fermissimo nel ribadire le responsabilità di Sharon, nel denunciare le stragi di queste ore e le distruzioni di case a Rafah. «O in uno stato per due popoli o in uno stato solamente - ha aggiunto - i palestinesi non smetteranno mai di lottare per i loro diritti. Resisteranno sempre. Lasciatemi dire che questa Corte per me non ha valore, è la giustizia dell'occupazione - ha detto rivolto anche a Azni Bishara il deputato arabo israeliano, leader dei palestinesi che vivono nello Stato d'Israele, presente al processo - Mi avete arrestato, avete detto che io ero l'unico leader, ma l'Intifada è continuata.
La Corte di Israele non ha valore perché Barghouti non riconosce il diritto di Israele ad esistere; ma questo la Morgantini non lo dice.
Ogni giorno dite che avete preso e ucciso quello che è il primo leader,
Barghouti qui si attribuisce il ruolo di leader dell’Intifada; lo attribuisce a sé stesso e non ad Arafat; chissà quando il Manifesto informerà i lettori delle faide interne al fronte palestinese, sempre presentato in idilliaca concordia di intenti.
ma il popolo continua a lottare. Dovete cessare l'occupazione militare israeliana». Marwan, che stavolta non aveva le mani legate, ha parlato di Gaza dicendo: «E' Sharon che dovrebbe essere processato per quello che sta facendo», poi, sempre in ebraico si è rivolto agli israeliani: «Voi che avete subito l'Olocausto, che avete sofferto così tanto, come potete commettere questi crimini?»
Barghouti sa l’ebraico, come non si stanca di farci notare la Marwantini. Ma conosce la storia? Sa da quale parte erano schierati i nazionalisti palestinesi durante l’Olocausto? La Marwantini lo sa?
Il pubblico ministero israeliano ha ribadito che è Marwan Barghuti «il» responsabile di tutto, di ogni azione e per questo meritevole di ben 5 ergastoli per 5 israeliani rimasti ucci in attentati. Ma - e può perfino sembrare un fatto «positivo» - la condanna richiesta alla fine non ha riguardato tutti i capi d'accusa: sono stati chiesti infatti 5 ergastoli per quattro attentati compiuti in Israele, ora per gli altri 33 capi d'accusa non può essere processato più nessuno.
Nella zoppicante logica della Marwantini, essere il responsabile di tutto significa essere responsabile di cinque omicidi. Esiste davvero qualche pubblico ministero che, diciamo così, ragiona a questo modo?
La Corte si è aggiornata al 6 giugno quando sarà emessa la sentenza definitiva. Il fatto grave contenuto nei capi d'accusa è che Marwan Barghuti altro non è che una «emanazione» di Yasser Arafat, quindi sotto processo ieri era anche il presidente palestinese.
Erano presenti molti parlamentari arabo israeliani, mentre ai pacifisti e allo stesso Uri Avnery non è stato permesso l'ingresso. Presente una delegazione del Parlamento europeo guidata da Francis Wurtz il capo gruppo parlamentare del Gue, la nuova sinistra.
Ce ne ricorderemo alle elezioni.
Una presenza che ha reso felicissimo Marwan. In questi giorni c'è stato una specie di giallo perché non lo facevano vedere all'avvocato. La sua salute desta preoccupazione, è sempre in isolamento, in una cella umidissima e lui soffre di disturbi respiratori e non può avere un dottore. La moglie, Fatwa, Barghuti, non ha potuto essere presente. Raggiunta telefonicamente, si è sentita male appena è stata informata della richiesta di condanna. Fuori del processo la protesta aggressiva di un centinaio di familiari delle vittime israeliane degli attentati
Un'ultima considerazione. Nessuno si aspettava la richiesta di condanna così presto. Il ritardo appariva perfino positivo. La richiesta di condanna è da mettere in relazione proprio con la volontà in questo momento di Sharon di annientare ogni possibilità di resistenza da parte dei palestinesi. Barghuti, molto amato dai palestinesi, è spesso presentato dall stampa israeliana come l'«alternativa» ad Arafat. Eppure su Barghuti la comunità internazionale tace. Come tace sui 7000 prigionieri politici palestinesi tra cui 350 ragazzini tenuti in condizioni disastrose in prigioni dove la tortura è pratica di stato.
Come ha taciuto per le centinaia di migliaia di ebrei espulsi dai paesi arabi; ma su questi ha taciuto e tace, anche la Marwantini. Tanto sono ebrei.
Come per Marwan, da due anni in totale isolamento, in una cella 1,50 per 3, sotto terra, con la luce accesa continuamente.
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