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La Repubblica Rassegna Stampa
03.03.2024 Si dimette leader dell'Anpi
Intervista di Zita Dazzi

Testata: La Repubblica
Data: 03 marzo 2024
Pagina: 10
Autore: Zita Dazzi
Titolo: «Cenati: A Gaza non è un genocidio l’Anpi sbaglia, lascio la presidenza»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 03/03/2024, a pag. 10, con il titolo "Cenati: A Gaza non è un genocidio l’Anpi sbaglia, lascio la presidenza" l'intervista di Zita Dazzi a Roberto Cenati.

Zita Dazzi
Zita Dazzi

QUESTO NUOVO SITO | ANPI
Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Il presidente dell'Anpi Milano si è dimesso, perché i dirigenti accusano Israele di genocidio

Roberto Cenati, perché si dimette da presidente dell’Anpi provinciale di Milano?
«Non sono più d’accordo con la linea dell’Anpi nazionale, non mi riconosco nell’uso del termine genocidio per la tragedia umanitaria che sta avvenendo a Gaza».

Perché proprio ora?
«Per il 9 marzo Cgil e Anpi hanno convocato una manifestazione nazionale a Roma per “impedire il genocidio”. Con quel termine si intende lo sterminio pianificato a tavolino di un intero popolo. Quello che avvenne dunque nella Shoah, con le camere a gas, i forni crematori, sei milioni di morti. Per quanto condannabile ed esecrabile la strage in corso a Gaza, non si tratta di una cosa analoga».

Molti sono arrivati a parlare di genocidio di fronte al crescendo di bombardamenti e stragi che coinvolgono i civili disarmati.
«Dopo il terribile attacco di Hamas il 7ottobre, c’è stata una reazione molto forte decisa da Netanyahu che ha provocato un bagno di sangue a Gaza. Vengono distrutti ospedali, scuole, case, interi quartieri, c’è un’emergenza umanitaria drammatica. Ma non c’è un disegno per sterminare un intero popolo».

Non è solo l’Anpi nazionale a parlare di genocidio.
«Certo, lo slogan deriva da un’estrapolazione dell’istruttoria in corso da parte della Corte di giustizia dell’Aja. Ma non c’è ancora una sentenza, per me rimane un termine da prendere con le molle».

Il presidente nazionale Pagliarulo cita appunto l’Aja e si dice stupito.
«Non gli ho parlato, ma c’è un clima troppo teso al nostro interno, le polemiche sono quotidiane».

A 72 anni, si sente stanco?
«Sì. E gli attacchi che mi arrivano, mi stanno creando una situazione di stress personale. Ho perso la spinta a stare in prima linea. Ho avuto discussioni anche in passato con alcune sezioni, ma ora alle manifestazioni del sabato con i palestinesi si sono aggregati diversi circoli Anpi milanesi, mentre il comitato provinciale non ha mai dato la propria adesione. Sento che hanno festeggiato le mie dimissionianche al corteo pro Gaza di oggi (ieri per chi legge, ndr). Non è piacevole, mi faccio da parte».

Basta una parola a provocare le dimissioni?
«La reazione violenta di Netanyahu è stata determinata dal pogrom del 7 ottobre, dove si sono verificati atti di una brutalità inaudita. Hamas è un gruppo terrorista che ha come obiettivo la distruzione di Israele. Mi sembra che questo non venga molto sottolineato a sinistra».

È amareggiato?
«Mi dispiace tantissimo, anche se ricevo tanti messaggi di solidarietà, da istituzioni e amici. Ho speso 13 anni della mia vita per mantenere un rapporto il più possibile unitario con tutti i fronti, dalle istituzioni ai vari soggetti della comunità civile, ho fatto dodici 25 aprile con tutte le polemiche che sempre si scatenano in quella data. Ma la situazione per me oggi non è più sostenibile».

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