sabato 04 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
08.12.2023 UE:Zelensky, non ti abbandoniamo. Sarà vero?
Analisi di Tonia Mastrobuoni

Testata: La Repubblica
Data: 08 dicembre 2023
Pagina: 19
Autore: Tonia Mastrobuoni
Titolo: «Aiuti subito, poi l’adesione La strategia dell’Ue per salvare Kiev da Orbán»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/12/2023, a pag. 19, con il titolo "Aiuti subito, poi l’adesione La strategia dell’Ue per salvare Kiev da Orbán", l'analisi di Tonia Mastrobuoni.

Tonia Mastrobuoni
Tonia Mastrobuoni
Zelensky e Orban
Zelensky e Orban
 
È un fronte drammatico quello del blocco dei confini dei camionisti e contadini. Sembra una prima “rivolta di popolo” contro un regime particolare concesso all’Ucraina devastata dalla guerra. E la rabbia si sta propagando come un fuoco: nelle ultime ore al confine slovacco e a quello ungherese sono comparsi i primi “padroncini” dei bisonti della strada che sbarrano il cammino ai colleghi ucraini. Anche Piotr Bartosz presidia la frontiera: è venuto apposta da Cracovia per aiutare i camionisti. «Sono un imprenditore, ma per anni ho fatto l’autista e so quanto è duro questo lavoro. Se gli ucraini lavorano nell’anarchia, rovinano tutti». La scritta su un cartello giallo alle sue spalle è esplicita: «L’Ucraina lavora senza permessi. Rovinerà i trasporti polacchi». Piotr cita due numeri per inquadrare la dimensione del dramma: prima dell’invasione russa, i camion che andavano e venivano dall’Ucraina erano rispettivamente 160mila. «Ora sono un milione, e possono girare l’Europa senza i vincoli europei, senza le nostre condizioni - il salario minimo, le ore di riposo, i vincoli sulle merci, eccetera. Insomma, in una sorta di zona franca. Oltretutto, non fanno avanti e indietro con l’Ucraina: una volta in Europa, la girano anche internamente, rosicchiando margini a tutti». Un altro imprenditore polacco che sentiamo al telefono e che commercia zucchero con il resto del mondo sintetizza la questione così: «È come la lotta tra taxi e Uber». In più, per Artur Jeziorski «la Germania e la Francia si stanno girando volutamente dall’altra parte perché la Polonia è una potenza europea dei trasporti. A loro fa comodo se gli ucraini ci divorano gli affari. La Commissione europea deve intervenire, deve applicare le stesse regole che applica al resto della Ue anche agli ucraini». Bruxelles ha già reagito, in realtà. E male. La Commissaria europea Adina Valean ha tuonato che «la Ue non può essere presa in ostaggio con un blocco delle frontiere esterne». LaPolonia e gli altri paesi ‘”ribelli” rischiano persino una procedura d’infrazione. E il viceministro dei Trasporti ucraino, Taras Kachka, ha quantificato i danni per Kiev: il blocco di novembre ha ridotto di un quinto le importazioni. E se le proteste continueranno, potrebbero costare l’1% del Pil al Paese m artoriato dalla guerra. La Federazione dei datori di lavoro ucraini ha quantificato i danni in circa 437 milioni di dollari. E teme aumenti deiprezzi dovuti alla scarsità delle importazioni. Ma è solo una parte del danno. In un gigantesco parcheggio vicino a un altro passaggio di frontiera, Korczova, i camion sono allineati a spina, a perdita d’occhio. Nelle prime settimane bloccavano l’autostrada, ma il sindaco di Przemysl li ha convinti a sgomberarla e ad aspettare nelle piazzole. Qui e là si intravede qualche bagno chimico, qualche tenda, molti bidoni. In fondo, un gruppo di camionisti ucraini con la pettorina gialla controlla pagine di nomi scritti a mano. Roman Vorobiov ne indica alcuni con un dito: «Vede? Questi sono trasporti umanitari. E non li fanno passare. I polacchi mentono ». Qualche metro più in là il console ucraino cerca di calmare un paio di “padroncini” infuriati. Invano. Gridano che la merce marcisce, che vogliono tornare a casa, lo accusano di non fare nulla. Minacciano persino lo sciopero della fame. La protesta cade, oltretutto, in un vuoto di governo. Dalle elezioni di metà ottobre, Varsavia è in un limbo, in attesa che Diritto e Giustizia ammetta finalmente che ha perso le elezioni e che non può formare una maggioranza. E il partito di Kaczynski, insieme all’estrema destra filorussa di Konfederacja, sta cavalcando apertamente la rivolta. «Lo fanno per metterci in difficoltà », spiega Roman Giertych, consigliere di fiducia del prossimo premier, Donald Tusk. Il suo governo si insedierà al più tardi il 12 dicembre e intavolerà «immediatamente un negoziato con l’Ue per una soluzione che protegga i camionisti e i contadini polacchi e ripristini il nostro sostegno totale all’Ucraina», promette. Varsavia chiederà sussidi ma anche che gli standard per i camionisti ucraini vengano allineati maggiormente a quelli dei colleghi europei, aggiunge. Ma che Pis e Konfederacja sfruttino la rabbia che sta spaccando l’Europa, «è uno scandalo». E Putin, ancora una volta, si sfrega le mani.
 
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT