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La Repubblica Rassegna Stampa
10.10.2023 Cosa ci insegna Israele
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 10 ottobre 2023
Pagina: 33
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «Cosa ci insegna Israele»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 10/10/2023, a pag.33, con il titolo "Cosa ci insegna Israele" l'analisi di Gianni Vernetti.

27 November | Italy On This Day
Gianni Vernetti

Israel strikes and seals off Gaza after incursion by Hamas, which vows to  execute hostages | Arab News

L’attacco senza precedenti contro Israele da parte di oltre mille terroristi di Hamas, le uccisioni indiscriminate di civili nei kibbutz e nei villaggi del sud del paese, il numero abnorme di ostaggi, fra cui per la prima volta decine di ragazze, bambini, anziani, ha disegnato in queste ore uno scenario inedito per lo stato di Israele, che si trova di fronte ad una minaccia esistenziale, forse persino peggiore di quella del giorno di Yom Kippur di cinquant’anni fa, quando una coalizione di eserciti arabi guidati da Egitto e Siria, attaccarono contemporaneamente il paese. L’adozione dell’articolo 40-Aleph delle Leggi Fondamentali (la Costituzione di Israele) che autorizza la dichiarazione ufficiale di guerra e stabilisce le regole del rapporto fra militari e governo, è la conferma della portata della minaccia e della sfida che Israele deve affrontare. Ma cosa è successo davvero? Perché Israele per la prima volta non è stata in grado di garantire la sicurezza dei propri soldati alle porte di Gaza, dei kibbutzim o dei ragazzi che partecipavano ad un festival musicale? La risposta non può essere soltanto “tecnica”, ma è più profonda. Israele in questi ultimi anni si è scordata di vivere in una condizione di eccezionalità e la propria debolezza politica interna si è presto tramutata in vulnerabilità strategica. Maggioranze politiche “appese” a pochi voti di forze ultra-minoritarie ed estremiste (i partiti di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich); riforme fondamentali, come quella della giustizia, non condivise dalle grandi forze politiche di maggioranza e di opposizione; estrema polarizzazione e durissimo conflitto interno; decisioni politiche adottate con l’orizzonte del consenso immediato, perdendo così di vista le scelte strategiche (il trasferimento di 26 battaglioni da Gaza alla Cisgiordania); rimozione nell’affrontare problemi politici di fondo, a cominciare dal quello palestinese Così facendo si è indebolita la capacità di deterrenza di Israele e molte risorse umane, economiche e militari sono state distratte verso le necessità dettate esclusivamente dall’agenda politica quotidiana. Ora, di fronte ad una minaccia sistemica che da Gaza, con la regia di Teheran, potrebbe estendersi sul fronte nord al confine fra Galilea e Libano, dove le milizie di Hezbollah hanno accumulato una grande capacità militare e trasformato il Libano meridionale in una gigantesca fortezza, le principali forze politiche del paese dovranno sospendere il lacerante scontrointerno mettendo insieme il premier Netanyahu e l’opposizione di Benny Gantz e Yair Lapid, per dar vita ad un nuovo governo di unità nazionale, scevro delle forze più estremiste. Ma cosa può insegnarci l’errore di Israele? Com’è possibile coniugare una società aperta, che per sua natura può dividersi, essere litigiosa, confrontarsi anche aspramente, con la necessità di affrontare un nemico esterno? Il tema non riguarda soltanto Israele, che vive in un contesto geo-politico di estrema complessità, ma investe direttamente le democrazie europee, Italia inclusa. Le minacce esterne, sia che si tratti della sfida jihadista e dell’odio anti-ebraico di Hamas e dell’Iran contro Israele o dell’autocrazia russa che ha riportatola guerra nel cuore dell’Europa in Ucraina o di quella cinese che vorrebbe esportare il proprio modello autoritario, vanno affrontate con un approccio condiviso. Il tema di fondo è dunque la comprensione e la costruzione di un approccio condiviso sui temi fondanti dell’interesse nazionale che, di fronte a molteplici minacce esterne, dovrebbe prevalere sulle piccole scelte contingenti e sulla ricerca del consenso politico immediato. Se ne è già discusso in diverse occasioni, ma potrebbe essere in tal senso auspicabile anche in Italia la formazione di un Consiglio per la Sicurezza Nazionale in grado di affrontare in modo continuativo e integrato la molteplicità delle minacce che investono il nostro paese su un ampio spettro diplomatico, di intelligence, militare, economico-finanziario e informativo. Tale struttura potrà rappresentare l’infrastruttura sulla quale costruire una dottrina della sicurezza nazionale largamente condivisa da ampi settori della nostra società.

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