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La Repubblica Rassegna Stampa
26.03.2023 Deborah Lipstadt: 'Antisemitismo, fermare la disinformazione'
La intervista Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 26 marzo 2023
Pagina: 11
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «Deborah Lipstadt: 'Stereotipi antisemiti duri a morire. Bisogna combattere ancora il negazionismo'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 26/03/2023, a pag.11 con il titolo “Deborah Lipstadt: 'Stereotipi antisemiti duri a morire. Bisogna combattere ancora il negazionismo' ”, l'intervista di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

USA: Deborah Lipstadt nominata responsabile per la lotta contro  l'antisemitismo - Mosaico
Deborah Lipstadt

"Fronteggiamo una normalizzazione di antisemitismo e negazionismo. Gli stereotipi sono quelli di sempre. Ma oggi disinformazione e pregiudizi viaggiano più veloci: i social hanno cambiato ogni cosa. Teorie del complotto, affermazioni di personaggi mediatici fanno il giro del mondo in un istante. E quando il treno della disinformazione lascia la stazione, non c'è più modo di fermarlo".

Deborah Lipstadt, 75 anni, lo sa bene. L'Inviata speciale degli Stati Uniti per monitorare e combattere l'antisemitismo è infatti l'eminente storica autrice di diversi libri sul negazionismo dell'Olocausto. La stessa che nel 1996 fu trascinata in tribunale, accusata di diffamazione, dallo storico revisionista David Irving: le cui tesi lei aveva duramente condannato nel saggio Denying the Holocaust (1993). Quel processo, conclusosi nel 2000 con la sua completa assoluzione fu poi da lei raccontato nel libro La verità negata: diventato nel 2016 un film con Rachel Weisz nei suoi panni.

Antisemitismo e negazionismo oggi sono gli stessi del passato? " L'odio antiebraico è il più antico e duraturo: stereotipi e pregiudizi, affondano le loro radici in un passato più che remoto, sfociato, nel tempo, in teorie del complotto che si sono susseguite. Ma quando io cominciai a occuparmi di negazionisti, 30 anni fa, procurarsi il loro materiale era difficile, presupponeva uno sforzo, una volontà. Andava ordinato per posta e magari non arrivava perché intercettato dalle autorità. Oggi online trovi tutte le informazioni false che vuoi. E pure chi non le cerca è esposto"

In che modo? "A normalizzare il pregiudizio contribuisce, per dire, qualsiasi affermazioni antisemita pronunciate da una qualsiasi personalità con esposizine mediatica: comici, rapper, sportivi o chicchessia. Una frase d'odio o una barzelletta antisemita rimbalzano velocissime sui social. In America è accaduto di recente col monologo pronunciato dal comico Dave Chappelle durante il seguitissimo programma Saturday Night Live. Lui poi si è scusato, ma il danno era fatto".

I crimini d'odio contro gli ebrei sono in aumento, in Europa come negli Stati Uniti... "Non so dirle se oggi c'è più antisemitismo di qualche tempo fa. Sì, i crimini aumentano: o forse vengono solo più denunciati. Ma certo negli ultimi anni comportamenti estremi, linguaggio più aggressivi, si sono appunto "normalizzati". Condotte un tempo inaccettabili sono state sdoganate. E a essere "normalizzate" sono pure i complottismi. Ormai ogni volta che c'è una crisi - economica, politica, pandemica, migratoria - l'antico antisemitismo torna a galla, ad esempio con assurdità come gli ebrei alla presa con la Grande Sostituzione di occidentali con migranti. È un fenomeno ubiquo e variegato. c'è una recrudescenza da destra e pure da sinistra con in comune l'interconnessione dell'odio. Chi odia gli ebrei, cioè, spesso odia anche altri. E purtroppo accade che pure persone a loro volta oggetto d'odio abbiano pregiudizi. Ma attenzione: non siamo tornati al 1938".

Cosa intende? "Sento sempre più spesso di paragoni coi tempi di Weimar: ma è inaccettabile. Oggi sull'antisemitismo ci confrontiamo costantemente. Io sono un ambasciatore nominato dal Presidente degli Stati Uniti grazie a una legge votata dal Congresso e giro il mondo rappresentando il mio Paese per incontrare gente impegnata ai massimi livelli per arginare il fenomeno: qui da voi in Italia, nel resto d'Europa, nel mondo arabo. Negli anni Trenta nulla di tutto ciò era ipotizzabile e le leggi razziali vennero fatte da governi che cooperavano coi nazisti. La situazione è completamente diversa".

Ecco, in cosa consiste il suo lavoro? "Cerco di far capire cosa è l'antisemitismo, quanto male semina e perché dobbiamo prenderlo seriamente. E non vado a dire "avete un problema" come facevano i miei predecessori, ma "abbiamo un problema": perché riguarda da vicino anche gli Stati Uniti".

Che fare? "Non c'è una formula magica: già è importante che molti i governi affrontino il problema. Cruciale è certo insegnare la Storia ed educare alla comprensione e al rispetto mostrando quanto l'antisemitismo porta lontano in termini di odio. E bisogna farlo presto. Dopo le scuole medie è difficile estirpare i pregiudizi, a quel punto i ragazzi hanno già assorbito l'odio. E poi bisogna denunciare, sempre. Non restare in silenzio, nemmeno davanti alla battuta dell'ignorante, all'antisemitismo incosciente"

Qualcosa è già cambiato? "In questo senso gli Accordi di Abramo sono importanti: per decenni certi paesi arabi hanno sostenuto imam radicali. Magari non con l'intenzione di spingerli a fare chissà cosa ma l'estremismo gli stava bene. Ora hanno capito che era dannoso per tutti. Le cose non cambieranno certo in una notte. Ma stiamo costruendo un percorso, passo dopo passo"

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