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La Repubblica Rassegna Stampa
27.02.2023 Via da Mosca? A parole. Le aziende occidentali prendono tempo
Commento di Andrea Greco

Testata: La Repubblica
Data: 27 febbraio 2023
Pagina: 19
Autore: Andrea Greco
Titolo: «Via da Mosca? A parole. Le aziende occidentali prendono tempo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/02/2023, a pag. 19, con il titolo "Via da Mosca? A parole. Le aziende occidentali prendono tempo" la cronaca di Andrea Greco.

Gli Scambi Commerciali Italia Russia | Co.Mark

MILANO — Un anno di guerra e dieci pacchetti di sanzioni non hanno fermato l’attività delle aziende in Russia: la ritirata strategica riguarda tra uno e tre operatori su 10, e pochi sono italiani. Il business globale, dopo il primo choc e dopo essersi attrezzato con tutte le sanzioni (l’ultimo pacchetto annunciato dall’Ue è il decimo), sembra attendere, in una propria trincea, la fine del conflitto per tornare agli affari. E l’assunto vale di più per l’Italia, in rapporti meno critici con lo scomodo vicino russo con cui ha da decenni un ricco interscambio commerciale: anche se ci sono 17 grandi marchi italiani ritirati, in parte o del tutto, dalla Russia dopo l’invasione all’Ucraina (vedi sotto). Secondo uno studio di due mesi fa dell’Università di San Gallo, solo l’8,5% delle società occidentali ha disinvestito dalla Russia nel 2022: mentre secondo un altro programma della School of Management di Yale un 32% delle aziende attive hanno adottato forme di ritirata parziali o totali, dal fermo di alcuni business alla cessione di rami d’azienda russi. Ne è già sorta una polemica accademica tra i docenti Usa e quelli svizzeri, accusati di «fabbricare dati». L’analisi di San Gallo, che presenta evidenze simili a quella della Kiev Economic School, conteggia solo le cessioni di quote societarie, che ritiene le condotte più pregnanti per costi ed effetti futuri (a Danone la vendita di 13 partecipate costerà un miliardo: ma anche Ford, Renault, McDonald’s, Ikea e Shell hanno detto addio). E, partendo dal database globale Orbis, che segnala 36mila aziende attive in Russia e 3.444 straniere, analizza le 2.405 controllate da soci dell’Ue o di Paesi G7 (Canada, Giappone, Usa, Regno Unito). Di queste a fine novembre ne erano state cedute 120, principalmente nei settori manifattura e servizi; e tutte le aziende cedute avevano «rendimenti molto bassi o inferiori alla media ». A lasciare la Russia, ed è plausibile, sono state più le imprese Usa (il 25% del campione), ma anche le finlandesi e tedesche sono sopra la media. Mentre l’unica italiana nella ricerca svizzera degli “addii” è l’Eni, che il 13 maggio ha sospeso gli investimenti nei gasdotti e nei contratti petroliferi russi. La conclusione della ricerca di San Gallo confuta la lettura per cui, oggi, «la Russia si ritrova isolata», non essendolo neanche da parte dei partner occidentali. Anche se, vi si legge, c’è l’attenuante politica che «spesso chi ha deciso di uscire non riesce a farlo perché non trova compratori a prezzi adeguati, o per i veti e gli ostacoli di cui dispone il governo di Mosca». Lo studio di Yale ha criteri differenti, e un’ottica più fine, e graduata. Qui sono individuate 1.586 imprese occidentali attive in Russia, poi divise in cinque classi, a disimpegno decrescente. Nella classe A c’è chi ha lasciato del tutto la Russia: 518 aziende, tra cui le italiane Autogrill, Enel, Eni, Iveco, Generali. La classe B, di chi ha “sospeso” alcune attività, comprende 497 aziende tra cui Diadora, Ferragamo, Ferrari, Leonardo, Moncler, Prada, Yoox. Il livello intermedio (C), di chi sta “riducendo” l’intensità e gli investimenti di alcuni ambiti, ma ne prosegue altri, sono 151 marchi tra cui Ferrero, Indesit, Luxottica, Pirelli, Valentino. Dei “temporeggiatori” (D), che per ora pospongono investimenti russi ma proseguono rilevanti attività, fanno parte 180 imprese tra cui Barilla, Campari, De Longhi, Geox, Armani, Intesa Sanpaolo, Maire Tecnimont,Menarini, Saipem. Infine ci sono 240 imprese che, sanzioni a parte, stanno in trincea (lettera F nella scala usata da Yale), tra cui le sei italiane Ariston, Benetton, De Cecco, Diesel, Fenzi, Fondital, Unicredit.

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