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La Repubblica Rassegna Stampa
17.02.2023 Zelensky apre a Berlino la festa del cinema
Commento di Arianna Finos

Testata: La Repubblica
Data: 17 febbraio 2023
Pagina: 32
Autore: Arianna Finos
Titolo: «Il cinema si schiera nel nome della pace»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 17/02/2023, a pag.32, con il titolo "Il cinema si schiera nel nome della pace" il commento di Arianna Finos.
Era più corretto titolare " nel nome della giustizia", la parola 'pace' viene sempre dopo.

Arianna Finos - Unifrance
Arianna Finos

Zelensky in video all'apertura del Festival del Cinema di Berlino: «La  Russia rivuole il muro» - Open
Zelensky a Berlino

Per l’Ucraina ci sono Zelensky e Sean Penn, le donne in rivolta dell’Iran hanno il volto della giurata Golshifteh Farahani, a ricordare il conflitto in Bosnia è atteso il doc sullo storico concerto degli U2 a Sarajevo, in un doc prodotto da Matt Damon che dovrebbe essere accompagnato da Bono Vox. E ancora, Joan Baez e la sua lotta politico musicale sono ripercorsi in un film. La Berlinale mette al centro le questioni calde del pianeta, attori e registi mettono la loro fama al servizio della causa. La sensibilità politica della Berlinale è del resto sempre stata presente, nelle selezioni e nei verdetti. Indimenticabile l’immagine di Meryl Streep che consegna l’Orso d’oro a Gianfranco Rosi aFuocoammare e ai migranti di Lampedusa. Kristen Stewart ha seppellito Twilight con una pila di film d’autore, è diventata regista, produce un film di acchiappafantasmi in versione LGBTQ+. A 32 anni è una presidente di giuria giovane, confessa il suo smarrimento, ma anche la determinazione. «La Berlinale, lo dico in senso positivo, è una rassegna che accoglie il conflitto e la politica. Sarà un privilegio affrontare discussioni e digressioni in un’epoca in cui tutti reagiscono subito. L’artista deve prendere le cose brutte e trasformarle in belle attraverso il proprio corpo ». Al suo fianco, tra gli altri giurati, Golshifteh Farahani, artista iraniana che vive a Parigi, sottolinea il «valore simbolico di essere in questa città dove un muro reale è stato abbattuto, dando spazio all’uguaglianza e alla libertà, mentre succedono cose terribile in Iran, in Ucraina, il terremoto in Turchia e Siria. Sotto le dittature l’essere artista ti mette nel mirino, succede in Iran, l’arte è un pericolo. Qui la celebriamo».Al centro di questa edizione, che premierà Steven Spielberg, ci sono Sean Penn e Volodymyr Zelensky, che era nei giorni scorsi dato fisicamente presente, invece ha scelto un collegamento video in diretta. Introdotto dall’amico cineasta che gli ha regalato l’Oscar vinto perMystic River e accolto da un applauso infinito, ricorda quanto il cinema tedesco abbia raccontato come si superano muri e divisioni. Poi dice: «L’Ucraina oggi è come la Berlino dellaGuerra Fredda: Putin vuole gli stessi muri». Girato da Penn e Aaron Kaufman, Superpowerracconta mesi di incontri, di persona e su zoom con il presidente Zelensky: nel primo, il 23 febbraio, era vestito in giacca e cravatta, il giorno dopo sarebbero piovute le bombe russe e avrebbe iniziato a indossare abiti militari. L’idea del film era raccontare la parabola di un professore che nella serie diventa presidente, nella realtà è successo al suo protagonista: «La gente lo conosceva e quando è entrata in politica ha reagito al personaggio», ha detto Penn, che paragona Ucraina e Russia a Davide e Golia. «È un film girato in condizioni difficilissime, racconta anche il ruolo dell’arte e dell’artista in questi tempi difficili», dice Carlo Chatrian, direttore artistico italiano che dirige il Festival (con la tedesca Mariette Rissenbeck). Non è la sola celebrazione che ricorda l’anniversario dall’inizio della guerra, ci saranno nove nuovi film ucraini, c’è un sistema di finanziamento degli artisti e anche un analogo sguardo e sostegno al cinema iraniano. Con i suoi 83 anni arriva a Berlino anche la combattente Joan Baez, protagonista del doc Iam a noise,una carriera sempre in prima linea sui diritti, come pure è gradito il ritorno di Margharete Von Trotta, un film sul fatale incontro amoroso tra Ingeborg Bachmann e Max Frisch nel ’58. Il ventaglio delle cinematografie è largo, non solo tra i diciotto film in concorso, sei diretti da donne. Parlano di razzismo verso gli aborigeni i australiani mentre il francese Nicolas Philibert con L’adamant racconta un centro diurno galleggiante nella Senna che accoglie adulti con problemi mentali. Dall’Italia in gara Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, ci porta sul Delta del Niger tra Legione straniera e giovani che vogliono emigrare. E oggi è il giorno di Mario Martone e il suo appassionato documentario su Massimo Troisi,Laggiù qualcuno mi ama , Pierfrancesco Favino sarà protagonista di L’ultima notte di amore ,triller notturno di Andrea Di Stefano. Tra le “shooting star”, gli attori emergenti d’Europa. è stata chiamata Benedetta Porcaroli.

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