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La Repubblica Rassegna Stampa
17.02.2023 Il nuovo capo di Al Qaeda è in Iran
Cronaca di Antonio Giustozzi

Testata: La Repubblica
Data: 17 febbraio 2023
Pagina: 16
Autore: Antonio Giustozzi
Titolo: «Un egiziano in Iran. Al Qaeda ha scelto Saif è il nuovo capo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/02/2023, a pag.16, con il titolo "Un egiziano in Iran. Al Qaeda ha scelto Saif è il nuovo capo" la cronaca di Antonio Giustozzi.

Al-Qaida, il nuovo capo è Saif al-Adel (Spada della Giustizia), chi è.  Esperto di esplosivi e braccio destro di Osama bin Laden
Saif al Adel

L’ultimo rapporto del comitato delle Nazioni Unite che monitora le sanzioni ad Al Qaeda e altri gruppi ha riportato Al Qaeda sulle prime pagine dei giornali. Il rapporto, che si basa su quello che i vari Paesi membri passano al comitato, indica che l’egiziano Saif al Adel, come confermato ieri anche dagli Stati Uniti, ha di fatto preso la guida di Al Qaeda, dopo la morte di Al Zawahiri nel luglio dell’anno scorso. Si noti, leader di fatto. La notizia non è così sorprendente, perché era condiviso dalla maggioranza degli analisti che Saif fosse il primo in linea di successione, in quanto è il veterano di più alto profilo ormai rimasto. In ogni caso, in assenza di un leader, Saif giocherebbe un ruolo notevole nel prendere decisioni. Che la sua nomina non sia stata ufficializzata è una conferma, se una era necessaria, che Saif si trova in Iran. Per Al Qaeda è troppo imbarazzante nominare un leader che è sotto il controllo dell’Iran, che nei ranghi del gruppo non è mai stato popolare, anzi. Saif al Adel è soprattutto noto in Occidente per il suo ruolo nella pianificazione degli attacchi alle Torri gemelle di New York, nel 2001, ed è in generale consideratouno specialista nella programmazione degli attentati. In quello che rimane della lobby della “guerra al terrore” si specula che sotto di lui Al Qaeda potrebbe rilanciare le sue operazioni in Occidente, tanto più che il regime iraniano, più che mai sotto assedio, potrebbe ben voler incoraggiare un ritorno a questo tipo di attacchi. Prima della recente crisi in Iran, causata dall’ondata di dimostrazioni contro il regime, e dell’attacco dei droni israeliani di gennaio, il regime di Teheran era più interessato a ottenere l’aiuto di Al Qaeda contro Daesh, ma è certamente possibile che le priorità siano ora cambiate. A Teheran si pensa che gli americani abbiano aiutato gli israeliani ad organizzare il raid con i droni e, sebbene il regime abbia deciso di evitare una ritorsione immediata, sicuramente c’è il desiderio di colpire bersagli americani, non fosse altro per dimostrare che l’Iran non è in ginocchio. AlQaeda, tuttavia, sembra avere capacità molto limitate di compiere operazioni in Europa e ancora di più in America, per non parlare di Israele. Sembra improbabile che Saif possa resuscitare una campagna terroristica di Al Qaeda in Occidente in tempi brevi. Per Saif al Adel il vero problema è che finché rimane in Iran sarà difficile per lui e per Al Qaeda raccogliere fondi nel mondo arabo, e soprattutto nelle monarchie del Golfo. La dipendenza di Saif dall’Iran rischia di accentuarsi, mentre la scarsità di fondi rende difficile sostenere le poche filiali di Al Qaeda che ancora hanno un certo peso. In effetti, anche gli affiliati di maggior successo negli ultimi anni non sembrano passarsela troppo bene: in Somalia Al Shabaab fronteggia la più massiccia offensiva militare mai scatenata contro di esso dall’esercito somalo, mentre Jnim in Mali ha sofferto in una serie di violenti scontri con Daesh. Molti si pongono il quesito se Saif abbia l’esperienza e le risorse logistiche per gestire Al Qaeda e le sue varie filiali. Per quanto Al Qaeda eviti di discutere la situazione, è difficile per i suoi leader prevenire il diffondersi di critiche e dubbi. Il rapporto con l’Iran è più controverso che mai dopo che l’esistenza stessa del regime viene oramai messa in dubbio da molti osservatori. In Afghanistan, Al Qaeda ha subito importanti defezioni, con circa 60 dei suoi membri (su un totale di poche centinaia) che sono recentemente passati dalla parte di Daesh, probabilmente irritati e preoccupati dai segnali che indicano come i talebani stiano cooperando con l’intelligence americana. Inevitabilmente, tutto questo accresce la pressione su di Said al Adel, che però può probabilmente fare ben poco. Spostarsi altrove sarebbe l’unica soluzione, ma l’Iran evidentemente ha ben poco interesse a lasciar uscire Saif dall’Iran, sia per controllare lui e Al Qaeda che perché potrebbe aver bisogno di loro nel futuro. Saif e Al Qaeda sembrano pertanto intrappolati nella situazione attuale.
 
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