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La Repubblica Rassegna Stampa
16.02.2023 6000 bambini ucraini rieducati dal mostro Putin
Cronaca di Massimo Basile

Testata: La Repubblica
Data: 16 febbraio 2023
Pagina: 12
Autore: Massimo Basile
Titolo: «Quei seimila bambini ucraini deportati nei campi oltreconfine: “Educati alla lealtà a Mosca”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/02/2023, a pag. 12, con il titolo "Quei seimila bambini ucraini deportati nei campi oltreconfine: “Educati alla lealtà a Mosca” ", la cronaca di Massimo Basile.

EMERGENZA UCRAINA: non dimentichiamoci dei diritti dei bambini - Cometa

NEW YORK — I primi sono stati deportati un anno fa, alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina. Gli ultimi, il mese scorso. Età tra i quattro mesi e i diciassette anni. Sarebbero seimila, ma c’è chi dice che siano molti di più. Sono stati raccolti in quarantatré campi di custodia russi, dislocati in Crimea, attorno a Mosca, Kazan, Ekaterinburg, in Siberia, e hanno davanti due strade: o vengono adottati da famiglie russe, o sottoposti a indottrinamento in nome di Putin. I ricercatori dell’Università di Yale, in collaborazione con il dipartimento di Stato americano, hanno presentato un report in cui documentano con testi e immagini la rete di centri di deportazione. Il campo più lontano è a Magadan, 6 mila chilometri dal confine ucraino. In linea d’aria è più vicino agli Stati Uniti che all’Ucraina. «Questo non è frutto di qualche sindaco o governatore bandito — ha commentato Nathaniel Raymond, direttore delle ricerche per Yale — non è successoper caso». Al centro del report c’è uno dei casi più delicati del conflitto tra Russia e Ucraina: il destino di migliaia di bambini e adolescenti ucraini evacuati senza il consenso dei genitori. I russi sostengono di averli inseriti in un progetto di assistenza e di averli salvati dalla guerra. Tra loro ci sarebbero bambini abbandonati, orfani, traumatizzati dal conflitto. Vitaly Oleksandrovych era il responsabile di una casa accoglienza per giovani disabili a Oleshky, nella regione di Kherson. Un giorno ha fatto salire i bambini su un pullman e li ha portati in Crimea, senza avvertire i genitori. «In alcuni casi — spiega Raymond — i bambini vengono adottati, in altri mandati nei campi con la promessa di tornare a casa, ma questo non succede quasi mai. In altri casi, si parla di centri di rieducazione». Nei due campi Artek e Medvezhonok il ritorno a casa dei bambini è stato sospeso a tempo indeterminato. I genitori non hanno più notizie dei figli. A molti era stato detto che sarebbero tornati in Ucraina alla fine dell’estate. Poco prima dell’invasione, 500 orfani erano stati evacuati da Donetsk. I russi dissero: è per il vostro bene. Le Nazioni Unite avevano lanciato l’allarme e parlato di possibile crimine di guerra, sospetto diventato qualcosa di più quando a maggio il presidente russo Putin aveva firmato un decreto che rendeva più veloce l’adozione dei bambini ucraini. Quello fu il momento in cui sui social erano apparsi centinaia di annunci di adozione. Prima su Telegram, poi su VK, la versione russa di Facebook. I ricercatori americani hanno analizzato il contenuto di quei messaggi e le foto pubblicate sui social, in cui i bambini, con indosso tute azzurre con i simboli della Russia, posano con gli adulti. Pochi sorridono. Le immagini satellitari documentano l’estensione dei campi, tetri, geometrici, sempre in posti isolati. Il Cremlino non ha mai fornito nomi e numeri degli evacuati. Yale ha avuto conferma che 37 bambini sono stati restituiti alle famiglie. Degli altri non si sa niente.

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