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La Repubblica Rassegna Stampa
08.02.2023 Bimbi ucraini chiamati come le armi
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 08 febbraio 2023
Pagina: 16
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Javelina e Bayraktar, quei bimbi ucraini chiamati come le armi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/02/2023, a pag. 16, con il titolo "Javelina e Bayraktar, quei bimbi ucraini chiamati come le armi" la cronaca di Paolo Brera.

A sconvolgerci davvero non è l'orrore di Bucha, ma la resistenza degli  ucraini - Linkiesta.it

ODESSA — Javelina Himarsovna è nata il 4 ottobre alle ore 11,20: una bimba di “3,2 chili per 51 centimetri”, recita il cartellino dell’ospedale. Condannata a vita al nome e patronimico di due armi americane, e non è l’unico neonato a portare il fardello. Da quando il Cremlino ha lanciato l’invasione, sui cartellini delle culle insieme a Sergij o Irina hanno iniziato a comparire i nomi di droni e lanciamissili. Quando Javelina Himarsovna arrivò in questo mondo in guerra, iJavelin e gliHimars erano le armi più richieste: il sistema antimissile a spalla che ha fermato i russi a Nord; e l’acronimo dell’ M142 High mobility artillery rocket system , il lanciarazzi montato su un camion che ha permesso la controffensiva al Sud.

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Nell’Ucraina che combatte e resiste, ce n’è per tutti i gusti: le “Javelina” — rivela un rapporto dell’Anagrafe statale del ministero di Giustizia — sono spuntate come primule già a primavera, figlie degli attacchi ai fianchi del famigerato serpentone di blindati e carri armati russi che dalla Bielorussia scendeva verso Kiev. Nei primi mesi di guerra — mentre i russi si ritiravano dal nord ed emergevano le atrocità a Bucha e Irpin —gli ucraini si consolavano coi blindati russi centrati dai missili sparati da grossi tubi in spalla: iJavelin . E allora ecco Adelina Javelina, partorita nella regione di Vinnytsa che non sono riusciti a raggiungere. Altre Javelina, indica il rapporto, sono nate a Kiev, a Ivano Frankivsk... Non è un tributo esclusivo per femmine: sempre a Vinnytsa hanno battezzato un maschietto, il piccolo Jan-Javelin. Un’altra coppia ha messo al mondo Artur-Bayraktar: evviva i droni turchi, che fanno faville al fronte. Certo, sono «nomi utilizzati raramente », rassicura il ministero, sarebbe un bel guaio una generazione di “Himarsi”, ma la passione con cui gli ucraini aspettano le armi e la riconoscenza con cui brindano al loro arsenale rinforzato è tale da aver varcato le porte del sacro: sulla parete di un enorme condominio nel quartiere Solomensky, a Kiev, gli artisti del gruppo Kailas-V hanno dipinto una caritatevole, immensa “Santa Javelina”. È una sortadi maternità armata che imbraccia orgogliosa un Javelin come fosse un bimbo, alta i nove piani del condominio. Il Consiglio ucraino delle chiese e delle organizzazioni religiose non ha gradito, ma Santa Javelina è sempre lì a proteggere il quartiere. Ci sono anche piccoli Iskander e Sarmat, nel rapporto dell’anagrafe, ma qui forse c’entra l’etnia o chissà cos’altro: Iskander è il nome persiano di Alessandro Magno, ma anche di un missile russo che ha falcidiato le città dell’Ucraina. E i piccoli Sarmat portano il nome del nuovo missile balistico russo, il “Satana”: forse i genitori stranieri pensavano all’antico popolo dei Sarmati. Per il piccolo Artur-Bayraktar di Vinnytsa invece non ci sono dubbi sull’omaggio al drone turco: è lì che dovrebbe nascere la nuova fabbricadel genero di Erdogan, Selçuk Bayraktar, per costruire droni ucraino- turchi. Il nome è così amato, da quando il drone distrugge obiettivi russi dall’alto, che lo hanno dato anche al cucciolo di lemure nato nello zoo di Kiev; e nella capitale gli hanno dedicato pure un ristorante appena inaugurato: il “Bayraktar”, ancora fresco di stucchi e ori. Eccessi, visti a migliaia di chilometri da dove cadono le bombe; ma nell’Ucraina insanguinata l’orgoglio della resistenza si esprime col sogno di armi infallibili. Chissà se nasceranno bimbi “Abrams”, “Effesedici” o “Samptì”. Vedremo. Ma nei giorni in cui arrivò il via libera ai tankLeopards , sui social e nelle feste le ragazze in tuta maculata invitavano: «Scatena il leopardo!». Eroaaar ,con la mano a artiglio.

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