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La Repubblica Rassegna Stampa
22.01.2023 Putin: 20.000 arrestati
Commento di Riccardo Ricci

Testata: La Repubblica
Data: 22 gennaio 2023
Pagina: 17
Autore: Riccardo Ricci
Titolo: «Il giro di vite contro gli attivisti: ventimila fermi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/01/2023, a pag. 17, con il titolo "Il giro di vite contro gli attivisti: ventimila fermi" il commento di Riccardo Ricci.

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

MOSCA — Mentre l’Operazione militare speciale della Russia, stando alle dichiarazioni del Cremlino, va avanti secondo i piani, gli attivisti per i diritti civili si interrogano su quanti passi indietro abbia fatto il Paese nel corso del 2022. Il nuovo giro di vite sulla libertà di espressione ruota intorno al pacchetto di leggi adottato per ragioni di sicurezza il 4 marzo. Nel Codice penale è stato introdotto l’articolo 207.3 “sulla diffusione di fake news” sulle azioni militari, nella pratica applicabile ad ogni informazione che non sia passata al vaglio delle autorità. Simili sono gli articoli “gemelli” 20.3.3 del Codice dei reati amministrativi e 280.3 del Codice penale “sul discredito delle Forze armate”. Il primo sanziona le singole violazioni, il secondo punisce i casi recidivi: le pene vanno da pesanti ammende alla detenzione. Attualmente sarebbero circa 400 le persone sottoposte a procedimenti penali per la loro posizione dichiaratamente contraria all’Operazione, 5 mila invece i casi amministrativi per discredito delle Forze armate. Le nuove norme hanno trovato da subito applicazione, in primo luogo contro coloro che hanno ripreso da media non allineati notizie su combattimenti, feriti e caduti. Più di tutti sono stati colpiti quanti hanno espresso in vario modo dissenso verso quella che, tutt’oggi è ufficialmente chiamata “operazione militare speciale”. In meno di un anno la ong Ovd-Info ha già registrato 19.478 fermi; parliamo dei soli casi legati all’Operazione in Ucraina. Del totale almeno 8.500 casi riguardano donne, la cui incidenza è aumentata a partire dalla mobilitazione di settembre, che ha spinto gli uomini in età da servizio militare a lasciare il paese o evitare luoghi pubblici e assembramenti. Nel caos generato dall’inaspettata campagna di coscrizione, le autorità avevano iniziato a consegnare le notifiche direttamente ai meeting dei pacifisti: al fronte o in galera. Per far scattare l’applicazione delle norme su fake e discredito non è tuttavia indispensabile partecipare ad azioni di massa. La formulazione della legge è così vaga che la sua applicazione resta a totale discrezione della polizia. È così che per zelo degli agenti si può finire in fermo amministrativo tanto per un post critico sui social, quanto per l’abbinamento giallo-blu del vestiario. In alcuni casi gli arresti sono stati effettuati a distanza di giorni, ricorrendo al sistema di riconoscimento facciale di cui è dotata la città di Mosca. Il caso più paradossale, secondo l’avvocato di OVD Info Alexandra Baeva — ha riguardato un attivista, arrestato perché ha mostrato in pubblico un poster con otto asterischi “*** *****” in cui la polizia ha riconosciuto uno slogan pacifista. «In uno Stato di diritto, non avviene che le autorità “pensino” al posto dei cittadini e che li giudichino per questo», ha sottolineato l’avvocato. Uno studio condotto dalla medesima ong, lascia tuttavia un barlume di speranza: circa un caso su nove finora sarebbe stato respinto dal tribunale. Secondo l’avvocato Dmitrij Zakhvatov, l’uso di formulazioni tanto vaghe d a consentire infinite interpretazioni non sarebbe casuale ma, al contrario, tipico dei sistemi autoritari che basano sull’indeterminatezza della legge la possibilità di “inscenare presunte violazioni da parte di singoli” individui che considera devianti. Al contempo, chi non è direttamente colpito è indotto a “forme di autocensura”, al fine di non subire il medesimo destino. «Tuttavia — ha osservato l’avvocato — un conto è l’applicazione discrezionale della legge, sia pure in funzione persecutoria, un altro conto è la redazione da principio della legge in forma discriminatoria ». L’elemento discriminatorio sarebbe contenuto nelle stesse norme sulle fake e sul discredito, non nella loro applicazione. «Un gruppo di persone ha il diritto di sostenere l’Operazione, all’altro è vietato esprimere il dissenso», ha chiarito Zakhvatov. «Hanno gettato la maschera — ha concluso — adesso legiferano direttamente in violazione della nota formula di Gustav Radbruch». Vale a dire, in estrema sintesi: una legge iniqua non fa legge. A dicembre il tribunale ha disposto la liquidazione della Ong Memorial, per mancata “etichettatura” dei materiali, prassi a cui l’organizzazione era obbligata in qualità di “agente straniero”. Descritti dalla legge come persone o organizzazioni impegnate in politica e soggette a influenza o finanziamento straniero, gli inoaghenty affrontano oltre agli stringenti obblighi di legge, lo stigma sociale della “spia”. Sulla medesima retorica di retaggio sovietico, che contrappone il “traditore” all’autentico patriota, trova sostegno una bozza di legge sulla confisca dei beni e il divieto di rimpatrio di quanti, per non combattere o morire in Ucraina, hanno lasciato il paese. Per ora è solo una confusa proposta, peraltro non condivisa da parte del governo, che però potrebbe rispolverare il pericoloso concetto di nemico interno.

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