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La Repubblica Rassegna Stampa
19.01.2023 Si allarga lo scandalo Panzeri: il Pd tace
Cronaca di Sandro De Riccardis, Luca De Vito

Testata: La Repubblica
Data: 19 gennaio 2023
Pagina: 14
Autore: Sandro De Riccardis, Luca De Vito
Titolo: «Arrestata la commercialista di Panzeri: 'Ha creato la rete che ripuliva le tangenti'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/01/2023, a pag. 14, con il titolo "Arrestata la commercialista di Panzeri: 'Ha creato la rete che ripuliva le tangenti' " la cronaca di Sandro De Riccardis, Luca De Vito.

Vacanze da 100mila euro e hotel extra lusso: cosa dice l'inchiesta  corruzione su Panzeri, Qatar e UE
Antonio Panzeri
pd - partito democratico - Argomenti - la Repubblica
Sul caso Panzeri il PD continua a tacere

MILANO — Monica Rossana Bellini «avrebbe avuto un importante ruolo nel rientro dei contanti dal Qatar, insieme a Silvia Panzeri, figlia di Antonio Panzeri, attraverso società che avrebbero dato al denaro una parvenza legale». Con quattro pagine di mandato d’arresto internazionale, gli investigatori dell’aliquota della Guardia di Finanza a Palazzo di giustizia, a Milano, hanno bussato martedì pomeriggio alla porta della casa di Opera della commercialista Monica Rossana Bellini. Su mandato della procura di Bruxelles la commercialista è stata portata in carcere a San Vittore, e poi trasferita ai domiciliari dopo la convalida del provvedimento da parte della Corte d’Appello. Ad aggravare la sua posizione — era stata già perquisita per sei ore dopo gli arresti di dicembre nel Qatargate — sono le dichiarazioni di Francesco Giorgi, prima collaboratore al Parlamento europeo di Antonio Panzeri e poi dell’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino. È Giorgi a spiegare lo stretto legame tra Bellini e Panzeri, raccontando anche di un viaggio dei due in Qatar durante il recente Mondiale. «All’inizio del 2019 — racconta Giorgi, così come viene riportato nel Mae — Panzeri pensò che sarebbe stato preferibile creare una struttura legale invece di incassare contanti e maneggiare il flusso di denaro in modo regolare. Per questo si è rivolto a Bellini, con cui Panzeri è andato in Qatar durante la Coppa del Mondo». Giorgi parla anche di una «società di consulenza», Equality, già emersa nell’indagine. La società — poi liquidata — ha sede proprio nello studio della commercialista a Opera, nell’hinterland di Milano. Una società che Giorgi conosceva bene: le quote di maggioranza erano divise tra il padre Luciano Giorgi, il fratello, e la stessa Bellini. «Equality — continua nel suo verbale Giorgi — forniva servizi per una società basata in Inghilterra». E introduce due nuovi, misteriosi personaggi: il “palestinese” e “Hakan”. «È stato il palestinese che suggerì di rivolgersi ad Hakan e alla sua società in Inghilterra, non ricordo il nome». Giorgi spiega ancora che il suo «ruolo fu di mettere in contatto Panzeri, la sua commercialista Bellini e la figlia Silvia (nessuno di loro parla inglese) con Hakan. Silvia — continua Giorgi — preparò la documentazione come avvocato. Io anche ho contribuito alla creazione di Equality sulla base delle mie conoscenze linguistiche. per giustificare l’utilizzo di una società italiana da parte di una inglese, i servizi devono essere forniti in inglese. Per questo ho chiesto ad alcuni conoscenti della mia famiglia che parlano inglese di darci un aiuto concreto, senza sapere cosa stava succedendo». La collaborazione di Francesco Giorgi, dopo quella di Antonio Panzeri che ha raggiunto un accordo con il giudice istruttore Michel Claise, apre nuovi fronti dell’inchiesta. Che potrebbe avere nuovi sviluppi anche a Milano. Ieri il procuratore Marcello Viola ha chiesto di poter visionare il materiale raccolto dalla Guardia di Finanza nell’attività di collaborazione con il Belgio. Il giudice istruttore belga invece punta tutto sugli scenari che potrà aprire Panzeri. L’ex euro parlamentarecomincerà a parlare da domani, quando tornerà davanti agli investigatori per raccontare tutto quello che sa, per fare nomi e per ricostruire gli schemi della corruzione. Un’audizione che sarà probabilmente spalmata su più giorni: l’ultima volta che la magistratura belga ha ascoltato un pentito gli interrogatori sono durati per oltre 200 ore.

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