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La Repubblica Rassegna Stampa
08.01.2023 Il dilemma dei militari italiani
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 08 gennaio 2023
Pagina: 13
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «Il dilemma dei militari italiani, se le armi hi-tech vanno a Kiev il rischio è restare indifesi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/01/2023, a pag. 13, con il titolo "Il dilemma dei militari italiani, se le armi hi-tech vanno a Kiev il rischio è restare indifesi" il commento di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo

Peace in Ukraine: Arm Ukrainians against Russia | National Review

Il pressing della Nato perché l’Italia fornisca uno scudo ai cieli di Kiev trova divisi i nostri militari. Nessuno nega l’importanza di sostenere la resistenza ucraina, mettendola soprattutto in condizioni di proteggere la popolazione dai bombardamenti russi. «Il sistema Samp-T prodotto da Italia e Francia è ritenuto superiore al Patriot americano – evidenzia il generale Maurizio Fioravanti, ex comandante della Folgore e delle forze speciali – perché è efficace a una distanza maggiore, fino a 80-100 chilometri ». La cessione all’Ucraina di una batteria di questi missili terra- aria è stata caldeggiata due giorni fa anche dal consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan nel colloquio con il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, l’ambasciatore Francesco Talò. «Si tratta di un sistema esclusivamente difensivo – aggiunge Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica ed ex consigliere militare di tre premier–. Mosca non potrebbe obiettare nulla e in Parlamento neppure il M5S avrebbe argomenti per opporsi». Il problema che viene sottolineato è un altro. Ed è comune a tutti gli eserciti occidentali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna: il numero di armamenti hi-tech è molto limitato e i tempi per rimpiazzare quelli mandati a Kiev sono lunghissimi. Mentre la nuova Guerra Fredda e l’esigenza di prepararsi allo spettro di un conflitto totale obbliga i comandi a potenziare gli arsenali. Prendiamo il caso del Samp-T: l’Italia ha soltanto cinque batterie, ciascuna in grado di creare sopra una metropoli uno schermo contro aerei, droni e cruise. Sono l’unica contraerea per difendere l’intera Penisola, perché tutti gli altri cannoni e missili terra-aria sono finiti in pensione senza essere sostituiti: trent’anni di pace globale sembravano averli resi inutili. Oltre ai Samp-T, erano rimasti solamente 112 missili Stinger a cortissimo raggio, ma una parte è stata regalata agli ucraini nella scorsa primavera. Dopo l’invasione russa, si è corsi ai ripari e lo scorso 22 novembre è stato firmato il contratto per acquistare nuovi apparati, che però entreranno in servizio tra anni. «L’allarme per questa carenza nella contraerea è stato presentato pure in sede parlamentare – ricorda il generale Tricarico – ma è sempre caduto nel vuoto». Oggi mandare a Kiev una batteria Samp-T significherebbe quindi rinunciare a un quinto delle nostre protezioni. E non potrà essere ripristinato prima del 2030, con un costo vicino ai 700 milioni di euro: un impegno che non si prende a cuor leggero. Per questo pure il ministro Guido Crosetto è parso frenare: «I razzi non li trovi al supermercato come un barattolo di Nutella - ha dichiarato dieci giorni fa -, sono sistemi complessi per i quali sono necessari tempi lunghi di produzione. Non puoi dire: “okay, domani vado e compro cento missili”». Lo stesso dilemma è al centro del dibattito in tutte le capitali, da Washington a Londra: fino a che punto si possono sguarnire gli arsenali tecnologici per aiutare l’Ucraina? La richiesta di armi hi-tech è altissima, mentre il ritmo delle fabbriche non è cambiato. Ad esempio, al Pentagono serviranno cinque anni per ripristinare le scorte dei Javelin, fondamentali per fermare i tank di Putin. E infatti ha smesso di donarne: ormai concede solo mezzi più vecchi. Il pacchetto annunciato venerdì dalla Casa Bianca è composto di materiali vintage e lo stesso hanno deciso Parigi e Berlino: spediranno cingolati, autoblindo e cannoni costruiti nello scorso millennio. «I Marder promessi dai tedeschi hanno i missili controcarro Milan che io ho imparato a usare nel 1984 quando ero capitano – rievoca il generale Fioravanti –. Sul campo di battaglia del Donbass però saranno preziosi, perché sono semplici da usare: li spari e vanno sul bersaglio. Quello che conta è il gesto politico del cancelliere Scholz, che ha scelto di fornire sistemi d’attacco: un segnale per l’intera Europa. E bisogna tenere a mente le tre priorità indicate dal presidente Mattarella nel discorso di fine anno: l’impegno dell’Italia nella Nato, nella Ue e nel sostegno al popolo ucraino. Rispetto a questi cardini, la riduzione del numero dei Samp-T diventa accettabile».

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