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La Repubblica Rassegna Stampa
29.12.2022 Gli ucraini cacciano i russi
Cronaca di Laura Lucchini

Testata: La Repubblica
Data: 29 dicembre 2022
Pagina: 16
Autore: Laura Lucchini
Titolo: «Gli ucraini cacciano i russi dalla città di Kreminna: 'Possibile svolta in Donbass'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/12/2022, a pag. 16, con il titolo "Gli ucraini cacciano i russi dalla città di Kreminna: 'Possibile svolta in Donbass' ", la cronaca di Laura Lucchini.

Volodymyr Zelensky

L’esercito russo si è ritirato ieri da Kreminna, nella regione di Lugansk, dove da giorni erano in corso intensi combattimenti. Anche i civili russi che si trovavanonella città sono fuggiti, secondo quanto comunicato da fonti di Kiev. Questo sviluppo apre nuovi scenari per l’evoluzione del conflitto nella regione del Donbass nelle prossime settimane. Ad annunciare ieri la ritirata russa è stato il governatore regionale in esilio Serhiy Haidai che ha anchespecificato che la leadership militare dell’esercito di occupazione si è trasferita in altri insediamenti e i civili russi stanno tornando nel territorio della Federazione. Già lunedì sera Haidai aveva scritto che «anche i russi sanno perfettamente che se perdono Kreminna, la loro linea di difesa crollerà». La conquista di questo snodo, che non è ancora stata ufficialmente rivendicata dagli ucraini, significherebbe un passo cruciale per Kiev. La cittadina, infatti, è la porta di accesso a Severodonetsk e Lysychansk, due grandi città industriali del Donbass che sono cadute sotto il comando russo dopo una faticosae costosa campagna militare la scorsa estate. La loro conquista è stata una pietra miliare nel tentativo di Mosca di stabilire il controllo totale su di un’area dell’Ucraina ricca di risorse. Dopo aver sofferto una serie di sconfitte da settembre in avanti, l’esercito russo ha fortificato le sue linee difensive vicino a Kreminna. La costruzione delle difese è avvenuta nell’ambito di un tentativo di consolidare le posizioni lungo un fronte sempre più frastagliato che si estende per centinaia di chilometri. La riconquista della città e di altre città vicine, come quella di Svatove, consoliderebbe la posizione degli ucraini nella regione e consegnerebbe loro il controllo delle strade principali.

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«La presa di Kreminna significherebbe l’interruzione di importanti vie di approvvigionamento russe, sia in termini di spostamenti di truppe che di accesso a depositi di munizioni e armi», spiega a Repubblica Oleksiy Melnyk, analista del Razumkov Center ucraino, «e questo ha un impatto anche sul fronte di Bakhmut, perché per contenere l’avanzata degli ucraini qui, i russi si vedranno costretti a muovere forze anche da Bakhmut. In un momento in cui entrambe le parti si stanno preparando a un’offensiva nelle prossime settimane, questo sarebbe indubbiamente un punto decisivo a favore di Kiev», conclude. Il fronte Est è invece rimasto immutato ieri nel Donetsk dove si assiste a una delle battaglie più sanguinose dall’inizio della guerra. «Lo scorso anno, 70mila persone vivevano a Bakhmut. Ora rimangono solo pochi civili. Non ci sono posti che non siano coperti di sangue. Non ci sono ore nelle quali non risuoni il terribile rombo dell’artiglieria. Eppure Bakhmut resiste», ha scritto il presidente Volodymyr Zelensky in un post su Telegram. Sul fronte Sud invece, la Russia non ha smesso di lanciare missili sulla città liberata di Kherson. «I bombardamenti sono continui», ha spiegato al telefono da Kherson Dina Pletenchuk, portavoce dell’amministrazione militare regionale, «martedì notte il reparto di maternità dell’ospedale è stato colpito, le donne si sono salvate scendendo nei rifugi e sono ora state trasferite. Ci sono stati attacchi su edifici residenziali nel quartiere di Ostriv e anche un asilo è stato colpito». Le opere di evacuazione in quella che solo un mese e mezzo fa era stata immortalata come la città simbolo della riconquista ucraina e del ritorno alla vita, procedono senza sosta: «Stimiamo che in città ci siano ancora 60-65.000 persone, stiamo dicendo a tutti di andarsene ma non possiamo forzarli. Alcuni decidono di restare. Nella maggior parte dei casi manca la comunicazione e non sanno dove andare».

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