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La Repubblica Rassegna Stampa
10.12.2022 Mazzette dal Qatar per far tacere l’Europarlamento
Cronaca di Claudio Tito

Testata: La Repubblica
Data: 10 dicembre 2022
Pagina: 6
Autore: Claudio Tito
Titolo: «Mazzette dal Qatar per far tacere l’Europarlamento. Fermati 4 italiani»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/12/2022, a pag. 6, con il titolo "Mazzette dal Qatar per far tacere l’Europarlamento. Fermati 4 italiani" la cronaca di Claudio Tito.

968 Qatar And European Union Images, Stock Photos & Vectors | Shutterstock

Una vera e propria tempesta giudiziaria si sta abbattendo sul Parlamento europeo. Una storia di soldi e corruzione. Fatta esplodere dal giornale belga Le Soir .I magistrati belgi hanno messo ieri a soqquadro una parte di Palazzo Europa. E al centro del ciclone c’è il gruppo socialista. In particolare nella sua derivazione italiana. Almeno questa è l’opinione degli inquirenti. Un filo rosso che parte dal Qatar e arriva dritto dritto in Italia. Al momento sono cinque le persone fermate. Quattro sono italiani e nelle carte dell’inchiesta i primi due sono segnati in rosso: Antonio Panzeri e Luca Visentini. Il primo è un ex parlamentare europeo del gruppo socialista. Che aveva lasciato il Pd per aderire ad Articolo 1. L’altro è il segretario della Confederazione mondiale dei sindacati e già capo della Confederazione europea. Un passato alla Uil. Gli altri due nomi italiani, che vengono considerati degli “operativi”, sono Francesco Giorgi, assistente parlamentare dei Socialisti, e Niccolò Figà-Talamanca, della Ong No Peace Without Justice. Organizzazione legata a Emma Bonino. Ma ce n’è un quinto. Ed è clamoroso: si tratta della vicepresidente del parlamento europeo, la greca Eva Kaili, ora sospesa sia dal gruppo socialista che dal Pasok. Non solo. Nella rete sono finiti anche la moglie e la figlia di Panzeri, entrambe arrestate a Bergamo sulla base di un mandato di cattura internazionale. A Bruxelles tutti i fermati e i coinvolti verranno interrogati nelle prossime 48 ore dai magistrati. La decisione da prendere è se trasformare il fermo in un vero e proprio arresto. Ma va tenuto presente che per i parlamentari in carica vale il principio dell’immunità parlamentare. L’accusa è di corruzione ed è legata all’organizzazione dei mondiali di calcio in Qatar. Un’operazione volta ad “ammorbidire” le critiche sul Paese che sta ospitando la competizione e che non rappresenta certo un campione nella difesa dei diritti civili. La procura federale belga, in realtà, ha annunciato gli arresti ma ha evitato di identificare i sospettati e la loro nazionalità. I primi tre nomi, però, alla fine sono stati rintracciati. Così come gli inquirenti hanno ammesso che è proprio il Qatar l’altra faccia di questa medaglia giudiziaria. Secondo il giudice istruttore, i sospetti sul paese del Golfo riguardano i tentativi di «influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo» effettuati «versando ingenti somme di denaro o offrendo doni importanti ». E secondo le prime indagini, i beneficiari di questi doni detengono una «una posizione politica e/o strategica significativa» all’interno del Parlamento. Per di più non è escluso che in tutto questo giro di soldi e regali, si possa configurare anche il «riciclaggio di denaro». Perché secondo gli inquirenti, il gruppo agiva con i metodi di una banda organizzata. La polizia ha sequestrato diversi documenti, anche negli uffici dell’Europarlamento, e soprattutto tanti soldi in contanti: 600 mila euro. Una quota maggioritaria nella casa di Panzeri. Le perquisizioni intotale sono state sedici. Per la “bolla” di Bruxelles è davvero un fulmine che ha squarciato una immagine di compostezza. L’ex deputato europeo è ora a capo di una Associazione pe r i diritti umani, la Fight Impunity, e le indagini ruotano proprio sull’attivita di questa Organizzazione. «Si tratta di una operazione – ha spiegato la procura federale belga che ha preso di mira in particolare gli assistenti parlamentari che lavorano all’interno del Parlamento europeo ». Quasi tutti i sospettati hanno dato dimostrazione di intervenire periodicamente a favore dell’immagine del Qatar. Perché il cuore di ogni atto ruotava sulla reputazione del Paese e sul successo dei mondiali di calcio. Meno di venti giorni fa, ad esempio, nel corso di un dibattito parlamentare nell’aula di Strasburgo, è stata votata una risoluzione di censura del Qatar e in difesa dei diritti civili in quel Paese. L’intervento di Eva Kaili, sebbene il gruppo socialista di S&D fosse dichiaratamente a favore della risoluzione, si è segnalato per i suoi aspetti in chiaroscuro: «La Coppa del mondo in Qatar aveva detto - è la prova di come la diplomazia sportiva possa realizzare una trasformazione storica di un Paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo». Ancora: «Il Qatar è all’avanguardia nei diritti dei lavoratori». E ha chiuso: «Ci hanno aiutato, sono negoziatori di pace». Parole che hanno destato più di un sospetto e hanno evidentemente richiamato anche l’attenzione della magistratura. Anche perché in quell’occasione alcuni parlamentari, proprio del gruppo socialista, hanno preferito astenersi in occasione del voto. Tra questi, di certo nel voto su un emendamento, anche l’italiano Andrea Cozzolino. Proababilmente, però, questo è solo l’inizio di una storia molto lunga. E che potrebbe avere nei prossimi giorni nuovi sviluppi.

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