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La Repubblica Rassegna Stampa
29.11.2022 Armi all’Ucraina per tutto il 2023: continua la politica di Draghi
Cronaca di Giovanna Vitale

Testata: La Repubblica
Data: 29 novembre 2022
Pagina: 12
Autore: Giovanna Vitale
Titolo: «Armi all’Ucraina per tutto il 2023, norma unitaria del centrodestra»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/11/2022, a pag. 12, con il titolo "Armi all’Ucraina per tutto il 2023, norma unitaria del centrodestra", la cronaca di Giovanna Vitale.
Continua la politica coraggiosa del governo pro Ucraina, con l'appoggio del Terzo Polo

Interview: Can The Russian Military Overcome Its Manpower Problems In  Ukraine?

La discussione sull’invio delle armi all’Ucraina sarebbe dovuta cominciare stamattina a Montecitorio, con l’esame delle mozioni sull’aggressione russa, quattro delle quali presentate dai gruppi d’opposizione. Ma ieri, con un blitz a palazzo Madama, la maggioranza ha deciso di accorciare i tempi. Inserendo per iniziativa di FdI e Lega un emendamento al decreto sulle missioni Nato e la sanità calabrese che proroga a tutto il 2023 «l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari». Un atto che di fatto anticipa la mozione del centrodestra depositata alla Camera, conferma in toto la dottrina Draghi e perciò mette in difficoltà il Pd. Mentre i rossoverdi gridano al «colpo di mano». Significa che in questo scorcio d’anno e per tutto il prossimo l’Italia — «previo atto d’indirizzo delle Camere» — potrà continuare a inviare razzi, granate e scudi anti-aerei, come già stabilito dal precedente esecutivo. Con un di più che sembra fatto apposta per indispettire il M5S, laddove si impegna il governo «ad assumere tutte le iniziative necessarie per conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2% del Pil», cercando di ottenere «nel quadro della riforma del Patto di stabilità e crescita, l’esclusione delle spese per gli investimenti nel settore della difesa dal computo dei vincoli di bilancio». Di questo si discuterà oggi e domani nell’aula di Montecitorio, dove si prevede il solito copione: maggioranza unita, nonostante i dissapori, contro minoranza divisa, incapace di far fronte comune. La prima — in fondo a un braccio di ferro che ha chiuso nell’angolo Salvini e visto prevalere la linea Meloni-Tajani — è riuscita difatti a ricompattarsi. Mentre i partiti del centro-sinistra hanno preso a muoversi in ordine sparso. Ognun per sé. Col risultato, pressoché assicurato, di ricevere una sonora bocciatura. Senza alcuna possibilità di impensierire il governo che, stabilendo di agire nel solco di Draghi, potrebbe persino incassare l’ok di Pd e Terzo polo. Se non su tutta la mozione, almeno su alcune parti. Come già accadde in occasione della manifestazione per la pace, sdoppiata fra Roma e Milano, i testi dei quattro gruppi di minoranza servono a marcare le differenze, segnalare distinguo, fissare una gerarchia degli interventi italiani a supporto di Kiev. Spesso tuttavia talmente simili, nei contenuti e nella forma, daprodurre un effetto quasi comico. Nella mozione a prima firma Giuseppe Conte si chiede innanzitutto all’esecutivo di passare sempre per il Parlamento prima di ogni «consesso internazionale riguardante il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l’eventuale invio di forniture militari». Di cui comunque i grillini non ravvedono la necessità, preferendo insistere sugli «sforzi diplomatici » per scongiurare «il rischio di una ulteriore escalation militare ». Anche il Pd esordisce invocando «l’avvio di un percorso diplomatico per la costruzione di una Conferenza di pace». Ma subito dopo — con un contorsionismo verbale degno di miglior causa — impegna il governo a garantire «pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie al fine di assicurare quanto previsto dall’articolo 51 della Carta Onu, che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva». Come a dire: mandiamo le armi, ma sottovoce. Più dritto il Terzo Polo, che invece sollecita a «proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, a Kiev, in continuità con il governo Draghi». Nonché di «adottare iniziative per esigere dalle autorità russe l’immediata cessazione delle attività belliche e il ritiro di tutte le forze militari entrate illegittimamente in Ucraina». Mozione opposta a quella dell’alleanza Verdi-Si, che al contrario esige di «interrompere la fornitura di equipaggiamento militare, concentrando tali risorse sull’assistenza umanitaria e la ricostruzione ». Motivo per cui il M5S si prepara a dire sì anche ai rossoverdi. Mentre Pd e Terzo polo sono sul no. Un gioco incrociato di astensioni, voti favorevoli e contrari nel medesimo campo, da far girare la testa a chiunque.

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