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La Repubblica Rassegna Stampa
15.10.2022 Kiev aspetta i missili dall'Italia
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 15 ottobre 2022
Pagina: 17
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «Missili Made in Italy a difesa di Kiev. Ma serve il sì di Meloni»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/10/2022, a pag. 17, con il titolo "Missili Made in Italy a difesa di Kiev. Ma serve il sì di Meloni" il commento di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo

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Lo scudo e la “Spada” per proteggere i cieli dell’Ucraina. Spada infatti è il nome dei sistemi contraerei made in Italy che il presidente Zelensky ha chiesto di ricevere con urgenza. Una batteria verrà consegnata presto dalla Spagna, che ha cominciato ad addestrare il personale ucraino a Saragozza: diciannove militari hanno iniziato i corsi per imparare a gestire radar e missili. E, secondo fonti Nato, mercoledì scorso anche l’Italia nel vertice di Ramstein si è detta pronta a regalare lo Spada a Kiev. Tutta la materia degli aiuti bellici all’Ucraina è coperta dal segreto e non ci sono conferme ufficiali. Ma a quanto risulta aRepubblica nella base del Secondo Stormo a Rivolto (Udine) sono già cominciate le verifiche sulle condizioni dei sistemi terra-aria immagazzinati in grandi hangar. Il governo Draghi però non può prendere decisioni: la scelta toccherà al prossimo esecutivo con il sesto “Decreto Armi”. La compagine di centrodestra si troverà sul tavolo il dossier sulla fornitura dei missili anti-aerei: sarà la prima prova concreta di fedeltà alla promessa di Giorgia Meloni, che ha dichiarato di voler sostenere la resistenza di Kiev. E i nuovi ministri dovranno deliberare in fretta, perché da questi sistemi contraerei dipende la sopravvivenza della popolazione aggredita dai raid russi. La cessione non rappresenta un problema per la nostra Difesa. In Italia - come in Spagna - lo Spada è stato tolto dal servizio attivo da pochi mesi: ci sono decine di batterie disponibili. Le centrali radar, gli apparati guida e i lanciatori sono tutti efficienti. I missili Aspide invece sono “scaduti”: dopo un certo numero di anni il propellente - la sostanza chimica che alimenta i motori degli ordigni - deve essere sostituito. Una revisione abbastanza semplice, che i militari di Madrid hanno già cominciato a svolgere. E che da noi potrà partire soltanto dopo l’approvazione del Sesto Decreto. Diamo agli ucraini ordigni da rottamare? Di sicuro, i missili Aspide non sono armi hi-tech e hanno almeno vent’anni sulle spalle. Si tratta dell’ultima versione di un progetto italiano del 1977 che ha avuto un ottimo successo di esportazioni: ne sono stati costruiti oltre cinquemila e prima di Tienamen venne acquistato persino dalla Cina. Ma l’Aspide è ritenuto veloce, preciso nelle esercitazioni ha intercettato il 97 per cento dei bersagli - , con una manovrabilità che gli permette di abbattere aerei e droni di grandi dimensioni. Inoltre Italia e Spagna possono cederne grandi numeri, visto che lo hanno tolto dal servizio: Madrid intende consegnare almeno sei batterie. Ciascuna ha quattro veicoli lanciatori, permettendo di scagliare 24 Aspide in rapida successione: una soluzione perfetta per le esigenze di Kiev, che non riesce più a rimpiazzare i missili S-300 di produzione russa della sua difesa aerea. Stanno cercando di ottenere qualsiasi apparato per la protezione dei cieli, dai Crotale francesi ai vetusti Hawk disegnati negli anni Sessanta. È chiaro che si tratta di una barricata provvisoria, in attesa di dotare l’Ucraina di apparati più moderni e potenti. Per questo Roma e Parigi starebbero studiando come mettere insieme una batteria di missili Samp-T da donare a Kiev: è il sistema più evoluto esistente in Europa, frutto di un progetto italo-francese e in grado di colpire anche a cento chilometri di distanza. I Samp-T sono apparati molto costosi, acquistati in pochissimi esemplari - dieci batterie in Francia, solo cinque per proteggere tutta l’Italia - e l’addestramento del personale ucraino richiederà tempi lunghi. Ma una sola batteria basta per rendere sicura una metropoli contro gli attacchi di aerei, droni e persino missili balistici. Anche in questo caso, però, sarà il prossimo governo a decidere.

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