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La Repubblica Rassegna Stampa
27.09.2022 Le elezioni italiane viste dal mondo
Cronaca di Anais Ginori, Paolo Mastrolilli intervista Michael Walzer

Testata: La Repubblica
Data: 27 settembre 2022
Pagina: 28
Autore: Anais Ginori - Paolo Mastrolilli
Titolo: «Il faro sui diritti e la cautela di Ue e Usa: 'Speriamo di lavorare ancora con voi' - Walzer: 'Uno shock la vittoria della destra. Ora deve scegliere tra Europa e autocrazie'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/09/2022, a pag.28, con il titolo "Il faro sui diritti e la cautela di Ue e Usa: 'Speriamo di lavorare ancora con voi' ", la cronaca di Anais Ginori; a pag. 29, con il titolo "Walzer: 'Uno shock la vittoria della destra. Ora deve scegliere tra Europa e autocrazie' ", l'intervista di Paolo Mastrolilli.

Ecco gli articoli:

Anais Ginori: "Il faro sui diritti e la cautela di Ue e Usa: 'Speriamo di lavorare ancora con voi' "

C’è chi, come Viktor Orbán, parla di «vittoria più che meritata» e non vede l’ora di «avviare la futura collaborazione» e chi, invece, come Elisabeth Borne, mette le mani avanti e annuncia che la Francia sarà «attenta al rispetto dei diritti umani e del diritto all’aborto in Italia». La vittoria di Giorgia Meloni è una svolta che costringe le cancellerie a immaginare il futuro dell’Italia post Draghi nel pieno di una crisi geopolitica mondiale. L’Eliseo attende il primo pomeriggio per commentare i risultati. «Il popolo italiano afferma il presidente Emmanuel Macron in una nota ufficiale - ha fatto una scelta democratica e sovrana. La rispettiamo». «Come vicini e amici - aggiunge l’Eliseo dobbiamo continuare a lavorare insieme». Di collaborazione parla anche il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, che si dice «impaziente » di lavorare con il governo italiano su obiettivi comuni: «Sostenere un’Ucraina libera e indipendente, rispettare i diritti umani e costruire un futuro economico sostenibile ». «L’Italia - conclude Blinken - è un alleato vitale, una democrazia forte e un partner prezioso». E se la Spagna, con il ministro degli Esteri José Manuel Albares, ricorda che «i populismi finiscono sempre in catastrofe», il viceportavoce del governo tedesco, Wolfgang Büchner, confida che l’Italia resterà un Paese «molto favorevole all’Europa». Il voto italiano ha scatenato un vivace dibattito in Germania. Achim Post, vicepresidente della Spd - il partito del cancelliere Scholz - ha definito il verdetto elettorale come «un giorno amaro per tutti coloro che vogliono un’Europa forte e democratica», mentre il leader dei Verdi, Omid Nouripour, paventa il rischio di un indebolimento delle sanzioni contro la Russia. L’Unione europea si ritrova alle prese con una realtà che è improvvisamente densa di nuove incognite. «Speriamo di avere una cooperazione costruttiva con le autorità italiane» commenta il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. Cauto anche il commissario per l’Economia,Paolo Gentiloni: «Siamo pronti a discutere. Sono piuttosto fiducioso che la collaborazione con le nuove autorità in Italia sarà basata su posizioni serie come sempre ». Dopo Stoccolma, dove il partito di estrema destra di Jimmie Akesson è nella coalizione vittoriosa, l’ascesa di Fratelli d’Italia al governo fa esultare i leader sovranisti. Da Budapest il premier Orbán manda una lettera destinata ai tre leader della destra italiana, nella quale spiega di non «vedere l’ora» di avviare una «cooperazione per preservare la pace nei nostri paesi e in Europa, per rilanciare l’economia europea e alleggerire la crisi energetica». Anche il premier polacco Mateusz Morawiecki saluta la «grande vittoria» dell’estrema destra. «Sconfiggeremo i comunisti, la sinistra e la lobby Lgbt, tutti coloro che stanno rovinando la nostra civiltà» aggiunge Morawiecki. Il presidente polacco, Andrzej Duda, altro esponente del partito conservatore Pis, condanna chi critica la vittoria di Meloni. «Quanto senso di superiorità, arroganza e disprezzo delle regole democratiche deve avere qualcuno per parlare del risultato delle elezioni di un altro Paese» scrive Duda su Twitter. «Il popolo italiano ha deciso di prendere in mano il suo destino eleggendo un governo patriottico e sovranista» commenta in Francia Marine Le Pen. «Congratulazioni a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini per aver resistito alle minacce di un’Unione europea arrogante e anti democratica ottenendo questa grande vittoria» aggiunge la leader del Rassemblement National, riferendosi alle parole dei giorni scorsi pronunciate dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Stessi toni di festa da parte di Alternative für Deutschland (Afd), il partito tedesco di estrema destra, dove una delle dirigenti, Malte Kaufmann, ha twittato: «Una buona giornata per l’Italia, una buona giornata per l’Europa». Plaude anche l’ultradestra spagnola di Vox: «Stanotte milioni di europei ripongono le loro speranze sull’Italia» dice il leader Santiago Abascal. In Spagna le elezioni politiche sono previste l’anno prossimo e la leader FdI ha augurato a Vox di vincere.

Paolo Mastrolilli: "Walzer: 'Uno shock la vittoria della destra. Ora deve scegliere tra Europa e autocrazie' "

Il filosofo di Princeton Michael Walzer non vede alternative: «Essere a favore dell’Ucraina ma contro la Ue è una contraddizione insanabile. Giorgia Meloni dovrà diventare più europea di quanto non pensasse, se vuole davvero fermare Putin».

Come giudica il risultato delle elezioni italiane? «Uno shock, per chi come me è cresciuto con le lezioni di Bobbio e i fratelli Rosselli. Mi rincuora che la coalizione di destra sia spaccata sulla politica estera. Meloni sostiene di favorire l’Ucraina, e spero sia vero, ma ci sono profonde divisioni».

Lei crede, quando dice che il fascismo appartiene al passato? «Non c’è dubbio che alcuni suoi sostenitori discendano da quella storia. Vedremo come governerà».

Potrà restare ferma sull’Ucraina, se Salvini e Berlusconi chiederanno di cambiare linea, e le difficoltà economiche mobiliteranno la gente contro le sanzioni? «Spero non faccia compromessi. Mi auguro sia abbastanza forte e coraggiosa, ma Salvini e Berlusconi hanno posizioni diverse e questo è un problema».

Perché è così vitale che l’Italia non cambi linea? «Quello che accade in Ucraina è importante come la Guerra civile spagnola. È un momento di prova. Se le persone decenti resteranno unite si può sconfiggere l’aggressione russa, ma richiede resistenza, determinazione politica e morale da parte dell’Occidente. Negli anni Trenta fallimmo, con le conseguenze che sappiamo. Spero che non succeda ancora».

Meloni può essere a favore dell’Ucraina ma contro la Ue? «È una contraddizione insanabile. Spero che l’Italia non segua l’esempio dell’Ungheria. Se Meloni sostiene davvero il fronte unito contro Putin dovrà diventare più europea di quanto non pensi di essere. Sull’immigrazione ci saranno restrizioni, ma dividere la Ue compromette il fronte occidentale contro le autocrazie».

Sul piano economico l’Italia può fare a meno della Ue? «Molti problemi attuali di Londra derivano dalla Brexit, non credo che l’Italia possa prosperare con l’autarchia. La pressione economica e delle imprese italiane sarà pro Ue».

I diritti rischiano di diventare un fronte di scontro con gli Usa? «È difficile interpretare Meloni sull’aborto. I Paesi europei hanno seguito un processo legislativo che non abbiamo avuto negli Usa, pertrovare compromessi. L’accesso all’aborto è facile, ma non illimitato. Sarà difficile cancellare questi compromessi».

Vede una reazione coordinata tra i conservatori sui diritti? «Certo, sta accadendo. Stiamo ricombattendo battaglie combattute e vinte tanto tempo fa. C’è una rinascita della destra estrema, aiutata qui dal sostegno della classe lavoratrice per Trump».

Il peccato originale della sinistra diventata elitaria? «Sì. E questo populismo ha forme di destra e sinistra».

È l’errore che ha favorito la vittoria di Meloni? «Le politiche neoliberiste sono state un disastro per la sinistra. Clinton e Obama hanno abbandonato la classe lavoratrice. Hanno osservato il declino dei sindacati e la deindustrializzazione dell’America senza alcuna risposta per mantenere una connessione con la classe lavoratrice. La gente che si sente abbandonata dalle elite ha ragione. Biden lo ha capito e il piano Build Back Better era la risposta, ma non ha trovato sostegno in Congresso».

È lo stesso motivo della rimonta dei 5 stelle? «Quel 15% è una sorpresa, ed è stato preso a sinistra. Ci vorrebbe una colazione tra Pd e 5 stelle. Il fronte unito contro Meloni avrebbe vinto, ma la sinistra è sempre divisa».

La vittoria di Fdi affonda le radici nelle cause che avevano già aiutato il populismo, o c’è altro? «Disuguaglianza, immigrazione, risentimento verso le elite. Quando Trump ne parlava non si riferiva all’1% dei super capitalisti, ma ai professionisti istruiti, quel 10 o 20% della popolazione contro cui gli americani ordinari sono risentiti».

La nostalgia del fascismo non c’entra? «Non so. Forse in Italia la gente ordinaria ha il senso che un tempo era forte e aveva un leader che credeva in lei. Forse c’è questo desiderio di un leader forte».

Vede rischi di antisemitismo? «Certo, in forma adattata ai tempi. Gli ebrei fanno parte dei professionisti, le persone istruite, e diventano facili bersagli quando attacchi le elite. Lo vediamo e siamo preoccupati».

Il segretario di Stato Blinken ha detto che è pronto a lavorare col nuovo governo su Ucraina, diritti umani ed economia. «Gli Usa seguiranno un approccio pragmatico. Sui diritti però siamo stati critici con l’Ungheria, e lo saremo con l’Italia, se avverranno attacchi simili».

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