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La Repubblica Rassegna Stampa
26.09.2022 Marc Lazar: 'Ecco come vediamo Meloni dalla Francia'
Intervista di Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 26 settembre 2022
Pagina: 21
Autore: Anais Ginori
Titolo: «Lazar: 'Giorgia aggira la questione fascismo e guarderà a Trump'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/09/2022, a pag.21, con il titolo "Lazar: 'Giorgia aggira la questione fascismo e guarderà a Trump' ", l'intervista di Anais Ginori.

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Anais Ginori

Intervista a Marc Lazar:
Marc Lazar

Marc Lazar, professore emerito a Sciences Po e presidente della School of Government della Luiss, il Parisien ha titolato qualche giorno fa: “L’ombra di Mussolini sull’elezione”. È d’accordo? «Meloni è stata fascista da giovane, fa parte della sua formazione politica, ha scelto di mantenere la Fiamma nel simbolo del partito e lo rivendica, ci sono nostalgici del fascismo sia nei quadri di Fdi che nella base del suo elettorato. Tutto questo è vero. Ma non credo che gli elettori di Fdi possano essere tutti inseriti nella categoria “postfascisti”, e anzi penso siano una minoranza».

Quindi come definirebbe Giorgia Meloni? «È stata abile nel mantenere l’ambivalenza, non è andata così lontano come Gianfranco Fini nell’abiurare il fascismo ma non ha neppure detto che bisogna riabilitare Mussolini. Aggira ed elude la domanda fondamentale, interpretando il sentimento di una parte di italiani che non vuole più guardare al passato, sviluppando un “anti antifascismo” come ha analizzato lo storico Giovanni Orsina. Presentarla quindi come erede di Mussolini non aiuta a capire quale sia la posta in gioco. Sono convinto che il vero progetto a medio termine di Meloni sia costruire un grande partito conservatore, reazionario,ispirato a Trump. Dunque non sono d’accordo con chi prevede che il governo Meloni potrebbe durare poco. Al contrario: lei ha tutto interesse a restare il più possibile a Palazzo Chigi per consolidarsi rispetto a Lega e Forza Italia. Bisognerà vedere se ne sarà capace».

Da storico crede che l’ascesa di Fdi, nel centenario della marcia su Roma, sia la prova che l’Italia non ha fatto i conti con il suo passato? «Credo che ci siano due ragioni. La prima: per una parte degli italiani il fascismo era un regime d’operetta, una dittatura non così orribile come il comunismo, una “parentesi” per riprendere Benedetto Croce. La seconda spiegazione è più perniciosa: viene da un revisionismo storiografico secondo cui il fascismo era una “solo” una dittatura, mentre esiste il lavoro scientifico e accademico di grandi storici italiani, come Emilio Gentile, ma anche di giovani studiosi che dimostra che il fascismo è stato un totalitarismo».

Come potrebbe essere accolta Meloni da Emmanuel Macron ? «Macron non potrà che prendere atto che è stata votata dagli italiani e nominata da Sergio Mattarella, per il quale ha una grandissima stima. Ovviamente il leader francese sa che con Meloni ci sono enormi divergenze ma cercherà di trovare un terreno di incontro che, a mio avviso, sarà la possibilità di ottenere dall’Ue per Francia e Italia maggiore flessibilità sui conti pubblici. Per il resto il dialogo sarà molto complicato: sul futuro di Europa, sull’avvicinamento della Roma di Meloni all’Ungheria e alla Polonia. Sono prevedibili momenti di tensioni. È chiaro che la luna di miele tra Macron e Draghi è irripetibile. E il futuro del Trattato del Quirinale nella parte di cooperazione politica, che prevedeva ad esempio la presenza dei ministri nei rispettivi cdm, sarà di difficile applicazione in questa fase».

La Francia guarda spesso all’Italia come a un laboratorio politico. Quali insegnamenti potrebbe trarre da questa elezione? «Rafforzerà il dibattito nella destra francese su un’alleanza con Marine Le Pen. Finora i Républicains sono divisi, Le Pen ha rifiutato al contrario di sua nipote Marion Maréchal ed Eric Zemmour, ed è vero che il sistema elettorale francese è diverso. Ma il voto in Italia rilancerà le spinte verso una possibile unione delle destre in uno scenario in cui Macron è in scadenza tra 4 anni».

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