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La Repubblica Rassegna Stampa
20.09.2022 Le menzogne di Putin
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 20 settembre 2022
Pagina: 15
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Mosca nega la strage: 'A Izyum fake news' e attacca la rete elettrica»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/09/2022, a pag. 15, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Mosca nega la strage: 'A Izyum fake news' e attacca la rete elettrica".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Turkey entitled to enhance idea of Turkic world: Peskov | Daily Sabah
Dmitrj Peskov

Il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, ha detto che il ritrovamento nella città ucraina di Izyum di circa quattrocentocinquanta corpi di vittime delle violenze russe, in maggioranza civili, tra cui almeno due bambini, «è una bugia». Peskov sostiene che si tratti di «fake news e provocazioni come è già successo per Bucha» e si riferisce al ritrovamento di milletrecento corpi di civili uccisi a marzo dai soldati russi a Bucha, vicino alla capitale Kiev. I canali televisivi di Stato definiscono la notizia così: «È propaganda nazi». Mosca applica anche in questo caso la regola fissa che segue in queste circostanze, che è negare l’evidenza. Appena subito dopo la fuga dei soldati russi da Izyum, tuttavia, sono stati gli stessi abitanti della città a indicare un sito a nord, accanto al cimitero ufficiale, dove in questi mesi di occupazione hanno sepolto i morti trovati nelle strade e nelle case — uccisi a marzo dai bombardamenti russi per conquistare la città durati per molte settimane. Oltre ai morti per i bombardamenti, nelle tombe scavate a intervalli regolari ci sono anche persone uccise dalle mine — che sono onnipresenti nella zona — oppure morte perché finite in mezzo ai combattimenti. Il corpo di un civile aveva le mani legate e un cappio al collo. Nel terriccio soffice i russi hanno anche scavato una fossa comune per gettare i corpi di diciassette soldati ucraini ancora in divisa e si sospetta che ci siano anche i resti di prigionieri uccisi a sangue freddo perché due militari avevano le mani legate. È stato un modo dei soldati russi per levare i corpi di mezzo, con la certezza che la città non sarebbe stata ripresa dagli ucraini. Del resto spesso non si curano nemmeno di recuperare i cadaveri dei loro soldati. Duecento investigatori ucraini stanno esaminando le salme per capire le circostanze della morte e prima o poi produrranno un rapporto, per ora si sa soltanto che la stragrande maggioranza, il novantanove per cento, è morto «per azioni violente». È il risultato diretto della decisione di Putin di invadere l’Ucraina. Il ritiro dalla regione di Kharkiv ha anche altre conseguenze, perché la Russia ha deciso di punire l’Ucraina con la distruzione sistematica della rete elettrica, mentre si va verso l’inverno. Nella notte tra domenica e lunedì un missile russo ha centrato una stazione idroelettrica centoventi chilometri a nord di Mykolaiv,in un’area lontana da qualsiasi fronte. Sette giorni prima era successa la stessa cosa a una centrale elettrica che rifornisce la regione di Kharkiv. I tecnici ucraini lavorano per ripristinare il funzionamento della rete, ma c’è da contare che l’impianto nucleare di Zaporizhzhia — che produce un quinto del fabbisogno ucraino — è già stato disattivato per ragioni di sicurezza. Se i russi continuano a colpire le infrastrutture, la stessa Ucraina che due settimane fa prometteva di aiutare l’Europa con la sua eccedenza di produzione si troverà a dover affrontare l’inverno con poca energia elettrica. La centrale colpita è accanto a un impianto nucleare e il missile è caduto a trecento metri dai reattori — senza provocare danni alla parte nucleare del complesso, ma il rischio c’è. Ieri il direttore di Energoatom, Petro Kotin, ha accusato la Russia di fare «terrorismo nucleare».

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