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La Repubblica Rassegna Stampa
16.09.2022 Ucraina: missili sulla diga nella città di Zelensky, fossa comune a Izyum
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 16 settembre 2022
Pagina: 13
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Missili sulla diga nella città di Zelensky. Fossa comune a Izyum»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/09/2022, a pag. 13, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Missili sulla diga nella città di Zelensky. Fossa comune a Izyum".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri


Volodymyr Zelensky

Mercoledì almeno sei missili lanciati da bombardieri russi Tupolev hanno colpito e semidistrutto la diga Karachunovsky sul fiume Inhulets nel sud dell’Ucraina e hanno creato un’onda di piena che ha inondato le frazioni e i campi a valle e alcune parti della città di Kryvyi Rih, senza però fare sfracelli. «Nessuno si è fatto male, i quartieri vicini al fiume sono stati inondati. Nel bacino Karachunovsky, che rifornisce d’acqua la città, adesso però non c’è più acqua, siamo rimasti senza. Il fiume è uscito dagli argini, è entrato nei parchi e nelle piazze, anche alcune case private si sono riempite d’acqua», dice al telefono Tatiana, una cittadina di Kryvyi Rih che abita lungo il fiume. Nel punto massimo la piena è arrivata a due metri d’altezza, ma sta defluendo e la situazione sta tornando alla normalità. L’attacco russo aveva un doppio scopo. Il primo ha a che fare con il desiderio di vendetta della Russia. Dopo la disfatta nell’Est, le forze russe hanno deciso di colpire le infrastrutture civili come punizione collettiva contro i civili ucraini. Domenica a Kharkiv hanno distrutto con missili una centrale elettrica e hanno lasciato al buio ampi settori della città. A Kryvyi Rih hanno colpito la diga e hanno svuotato il bacino di approvvigionamento d’acqua. «Non l’hanno distrutta per intero, altrimenti i danni a valle sarebbero stati peggiori». Del resto in televisione nei talk show putinisti che parlano della cosiddetta operazione speciale gli ospiti continuano a chiedere di sfasciare l’Ucraina come ritorsione per le sconfitte militari e di far soffrire gli ucraini, che da giorni celebrano con toni euforici la liberazione di novemila chilometri quadrati di territorio nell’Est. La scelta di lanciare missili costosissimi contro questi bersagli civili – che non hanno alcun significato immediato per l’andamento della guerra – è molto particolare. Nel caso della diga si parla di missili Kh-101 da tredici milioni di euro l’uno e se questa informazione fosse confermata allora vorrebbe dire che l’attacco alla diga di mercoledì sarebbe costato poco meno di ottanta milioni di euro. Certo, c’è anche la soddisfazione per i russi di inondare parti di Kryvyi Rih, che è la città natale del presidente Zelensky. Poche ore primadell’attacco alla diga il leader ucraino aveva fatto una passeggiata sfacciata nella città di Izyum, appena liberata. Il secondo scopo è militare. A sudovest di Kryvyi Rih da mesi si combatte la battaglia di Davyduv Brid, da una parte all’altra del fiume Inhulets. È uno scontro che fa parte della più vasta campagna per prendere la città di Kherson, a cinquantachilometri di distanza. Secondo l’Institute for the Study of War, un think tank americano che ogni giorni compila un rapporto informato sulla guerra, la piena aveva lo scopo di spazzare via i pontoni posati dai genieri ucraini per attraversare il fiume. Forse, come gli ucraini avevano fatto a Ovest di Kiev a marzo, i russi volevano anche allagare i campi per rendere più difficili gli spostamenti dei reparti ucraini. Il presidente Zelensky ieri ha detto che le conseguenze della distruzione della diga «dal punto di vista militare sono risibili». Lo stesso Zelensky ieri ha denunciato l’ultimo orrore: proprio a Izyum la polizia ha trovato una fossa comune con circa 440 corpi. Molti non sono stati ancora identificati. «Sappiamo che alcuni sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco, altri dall’artiglieria, o per l’esplosione di mine. Alcuni sono morti negli attacchi aerei. Molti corpi non sono stati ancora identificati», ha detto l’ispettore capo della polizia della regione di Kharkiv Serhii Bolvinov.

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