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La Repubblica Rassegna Stampa
30.08.2022 I partigiani bielorussi: 'Sconfiggeremo i russi'
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 30 agosto 2022
Pagina: 13
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «A Kiev i partigiani bielorussi: 'Vinciamo la guerra e poi cacciamo Lukashenko'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/08/2022, a pag. 13, l'analisi di Daniele Raineri dal titolo "A Kiev i partigiani bielorussi: 'Vinciamo la guerra e poi cacciamo Lukashenko' ".

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Daniele Raineri

A Bucha, in Ucraina, è stato infranto il confine tra la guerra e la  barbarie- Corriere.it

L’addestratore è stato per anni nella Legione straniera e parla alle sue reclute in russo — che in Ucraina è la lingua franca di tutti i volontari che arrivano dalle ex Repubbliche sovietiche per combattere contro Putin. «Siamo qui per fare la guerra all’Impero, ma parliamo la lingua dell’Impero», dicono le reclute facendo spallucce, l’ironia della situazione non sfugge. Fanno tutti parte del reggimento bielorusso, che raccoglie i volontari in fuga dalla Bielorussia del dittatore Aleksandr Lukashenko, vassallo fedele di Putin che senza l’alleanza con il presidente russo sarebbe già stato cacciato dai moti di piazza. Per sdebitarsi il bielorusso concede ai soldati russi l’uso delle strade, delle ferrovie e delle basi, da dove partono molti dei raid aerei e missilistici contro l’Ucraina. Non c’è un numero ufficiale dei volontari del reggimento bielorusso, ma ad aprile contava già mille uomini e altri se ne aggiungono di continuo. Il nome ufficiale è Polk Kalinuskaha, reggimento Kalinuska, da Konstantin Kalinuska un rivoluzionario bielorusso che guidò un’insurrezione contro i soldati russi nel 1863. Prima di essere impiccato scrisse Lettere da sotto il patibolo , che è diventato un classico — «come Braveheart in Scozia, hai presente?», spiegano le reclute, che si stanno addestrando in una base nella regione di Kiev. Che giro fate per arrivare qui se il confine tra Bielorussia e Ucraina è controllato dai soldati russi? «Ogni genere di giro. Passiamo da altri Paesi, a volte anche dalla Russia o dalla Turchia. I pochi che riescono a venire qui direttamente dalla Bielorussia sfruttano certi varchi segreti del confine, come boschi e acquitrini, ma è dura». E nessuno pensa al ritorno, giusto? «È una scelta esistenziale, sappiamo che non potremo mai tornare indietro. Venire qui a combattere è un crimine, i servizi segreti bielorussi ci danno la caccia, ma del resto molti di noi erano già ricercatida prima». Uno fa vedere una foto sul telefono, è un taglio chiuso da punti di sutura che gli attraversa la nuca, «me lo hanno fatto le forze di sicurezza. Sono stato in prigione, poi sono uscito, poi mi hanno portato di nuovo in prigione». Non vogliono foto dei volti. Il regime prende in ostaggio le famiglie, dice: puoi scegliere, o torni tu e vai in carcere oppure in carcere finisce la tua famiglia. «In Europa occidentale non avete capito quanto è potente la dittatura di Lukashenko. Controlla tutto ed è sempre peggio, è uno stato di polizia che si regge sulla paranoia. Il modello è la Corea del nord. Non ci è ancora arrivato, ma la direzione è quella». C’è stato un episodio in particolare che vi ha spinto a venire qui in Ucraina per combattere contro i russi? «No, ci pensavo da dieci anni, ma non c’era l’occasione giusta. Quando i russi hanno invaso ho pensato: ecco, questaè l’occasione giusta», risponde uno. Un altro risponde quasi nello stesso modo: «Ero già in Ucraina quando è cominciata l’invasione perché i servizi segreti bielorussi mi danno la caccia, aspettavo che succedesse qualcosa, unirmi ai combattimenti era la cosa più naturale da fare». La grande area ex russa, dalla Lituania alla Georgia alle regioni occupate nel sud ucraino, ospita un calderone di gente che da anni soffre la pressione di Mosca e attende un improbabile riscatto. L’invasione ha offerto loro una chance. L’idea del reggimento bielorusso è molto semplice: la guerra in Ucraina non è una questione che riguarda i confini del Donbass oppure l’adesione o no alla Nato, è un conflitto tra i putinisti russi che vogliono riprendersi i territori dell’Impero e i popoli della ex sfera di influenza russa che non vogliono essere inglobati di nuovo da Mosca. Questa in Ucraina è soltanto la prima fase del conflitto, dopo la vittoria il reggimento bielorusso — che intanto s’ingrossa — comincerà la guerra di liberazione in Bielorussia. Lo dice il motto del reparto: “Prima l’Ucraina, poi la Bielorussia”. Vi sembra una prospettiva realistica? «Se mi avessi fatto questa domanda un anno fa avrei detto di no, ma adesso rispondo di sì«. Avete contatti con i partigiani bielorussi? «Sì». E perché non combattete lì? «Dal punto di vista formale la Bielorussia non attacca l’Ucraina. Per ora, per non complicare la situazione, facciamo la guerra ai russi — è la stessa cosa».

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