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La Repubblica Rassegna Stampa
29.08.2022 Iran-Usa, verso una nuova intesa sul nucleare
Cronaca di Gabriella Colarusso

Testata: La Repubblica
Data: 29 agosto 2022
Pagina: 19
Autore: Gabriella Colarusso
Titolo: «Ipotesi di intesa Usa-Iran: 'Quattro tappe sul nucleare per ricostruire la fiducia'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/08/2022, a pag.19, con il titolo "Ipotesi di intesa Usa-Iran: 'Quattro tappe sul nucleare per ricostruire la fiducia' ", la cronaca di Gabriella Colarusso.

Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) | Twitter
Gabriella Colarusso

JCPoA : Déclaration des porte-paroles des ministères des Affaires (...) -  RPUE - Représentation Permanente de la France auprès de l'Union européenne

Dopo 16 mesi di negoziato, americani e iraniani sembrano vicini all’intesa per ripristinare l’accordo sul nucleare, il Jcpoa, abbandonato da Trump nel 2018, ma manca ancora un elemento fondamentale: la fiducia. Questo spiega perché la bozza messa sul tavolo dai mediatori europei per arrivare a un compromesso «ragionevole» — su cui gli americani hanno già fatto le loro osservazioni e che è ora al vaglio di Teheran — è disegnata come un percorso a tappe: quattro fasi che dovrebbero funzionare da stress test consentendo a Biden di costruire un consenso politico al Congresso intorno all’accordo e al presidente iraniano Raisi di far digerire le concessioni che Teheran sarà chiamata a fare, come accettare il fatto che il corpo dei Guardiani della Rivoluzione non verrà rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali. A rivelare i dettagli della bozza è stato ieri il quotidiano Haaretz : l’intesa si svilupperebbe in quattro fasilunghe 165 giorni. Alla prima, il cosiddetto “giorno zero” della firma, si arriverebbe con la liberazione dei prigionieri americani detenuti in Iran in cambio dello sblocco dei beni iraniani congelati all’estero. L’Iran in questa fase dovrà fermare l’arricchimento dell’uranio, che ha superato la soglia del 60% (Il Jcpoa stabiliva un limite al 3.67%) ma potrà comunque conservare le scorte di uranio arricchito accumulate. Nella seconda fase, Biden dovrà sottoporre l’intesa al Congresso.

A Nuclear Iran Is Not Inevitable | Foreign Affairs

È il passaggio più delicato per il presidente Usa: i repubblicani hanno già detto chiaramente che non sosterranno alcuna intesa con Teheran e lo scetticismo non manca nemmeno tra le fila dei democratici. Biden può comunque porre il veto su un eventuale stop del Congresso. Dopo due mesi, il Dipartimento di Stato comunicherà all’Aiea la decisione di tornare al Jcpoa e nella quarta fase dovrebbe essere attuato. Significa che gli Stati Uniti rimuoveranno le sanzioni e che l’Iran potrà tornare a fare affari sui mercati internazionali e soprattutto a vendere il suo petrolio smantellando le centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio. Gli europei si sono spesi per arrivare a questo compresso. Le ragioni hanno a che fare con l’idea diffusa a Bruxelles che non ci siano alternative all’accordo, ma la spinta arriva anche dalla guerra in Ucraina. In assenza del greggio russo, il petrolio iraniano potrebbe fare la differenza in Europa. L’Iran sta già aumentando la sua capacità di produzione che dovrebbe arrivare a 4 milioni di barili al giorno entro la fine dell’anno. Gli ostacoli politici però non sono pochi. A cominciare dall’inchiesta aperta dall’Aiea sulle tracce di uranio arricchito trovate in tre siti non dichiarati e sui cui l’Iran non ha mai fornito risposte convincenti. Teheran vorrebbe che venisse chiusa, ma c’è il no degli americani e degli europei. L’altro elemento centrale per Washington è l’opposizione degli israeliani, che giudicano la bozza unpessimo accordo, soprattutto per le clausole di scadenza, che consentirebbero all’Iran — una volta esaurito il tempo dell’intesa — di produrre l’arma atomica. Il governo israeliano vorrebbe impegni più stringenti e il premier Lapid ha chiesto esplicitamente agli Usa di mettere sul tavolo un’opzione militare per spingere Teheran a un’intesa migliore. La prossima settimana a Washington arriverà il capo del Mossad, David Barnea per persuadere la Casa Bianca ad adottare una linea più dura. A Teheran l’ala più radicale dei conservatori frena: ieri il quotidiano Kayhan , espressione dell’ufficio della Guida Suprema, esortava a non firmare un accordo che «non rimuove tutte le sanzioni» e che non offre all’Iran garanzie significative.

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