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La Repubblica Rassegna Stampa
22.08.2022 La sinistra che attacca Israele
Commento di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 22 agosto 2022
Pagina: 27
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «La sinistra che attacca Israele»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/08/2022, a pag. 27, il commento di Enrico Franceschini dal titolo "La sinistra che attacca Israele".

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
 Enrico Franceschini

Antisemitismo e antisionismo | Polo del '900

Gli attacchi a Israele da parte di due esponenti del Pd in lizza per le elezioni del 25 settembre, il segretario del partito in Basilicata Raffaele La Regina e la candidata in Veneto Rachele Scarpa, non sono un caso isolato. Appartengono a un contesto di opinioni assai diffuse nella sinistra italiana e in quella mondiale: polemiche analoghe sono sorte negli ultimi anni a Londra, quando Jeremy Corbyn era leader del Labour, e negli Stati Uniti con l’emergere della corrente radicale del partito democratico legata alle deputate Alexandria Ocasio-Ortez e Rashida Tlaib. Il nuovo leader laburista britannico Keir Starmer ha denunciato apertamente l’esistenza di posizione antisemite all’interno del proprio partito, espellendo i membri della Camera dei Comuni che le esprimevano, incluso il suo predecessore Corbyn. Joe Biden ha preso le distanze con fermezza dalle accuse a Israele di Ocasio-Ortez e Tlaib, impedendo che condizionassero la politica della Casa Bianca. Nel condannare le dichiarazioni di La Regina, che ha volontariamente ritirato la propria candidatura, e Scarpa, il leader del Pd Enrico Letta segue lo stesso solco. Ma una condanna non basta. Simili incidenti dovrebbero spingere i progressisti italiani a una riflessione più profonda sui motivi che li scatenano. Come ha fatto Starmer nel Regno Unito, equiparandol’antisionismo con l’antisemitismo e presentandolo come l’antitesi della tradizione laburista. Criticare il governo di Israele per la sua politica nei confronti dei palestinesi è legittimo: lo fanno del resto molti amici sinceri dello Stato ebraico, inclusa l’amministrazione Usa, e molti fra gli stessi israeliani, basta pensare alle posizioni prese nel corso del tempo da tre grandi scrittori come Amoz Oz, Abraham Yehoshua e David Grossman. O a quanto ha scritto nei giorni scorsi Bernard-Henry Lévy su questo giornale a proposito della recente guerra di Gaza: “Vorrei vedere più Atene che Sparta nell’Israele odierna”, sottolineando però che questo non sempre è possibile per l’unica democrazia di stampo occidentale di una regione in cui tutti gli altri volevano distruggerla. Negli attacchi a Israele della sinistra europea e americana, invece, traspare spesso una delegittimazione dell’esistenza di Israele, dietro la quale si intravedono i peggiori stereotipi sui banchieri ebrei padroni del pianeta. “L’antisionismo va equiparato all’antisemitismo”, ha detto Starmer schierandosi anche contro il movimento Bds (Boycott, Divestment and Sanctions), “perché nega il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione. Paragona il sionismo al razzismo, si concentra ossessivamente sull’unico Stato degli ebrei al mondo e richiede ad esso degli standard a cui nessun altro Paese viene sottoposto”. Come scrive una giovane docente di storia della Sapienza, Alessandra Tarquini, nel saggio La sinistra italiana e gli ebrei , pubblicato dal Mulino nel 2019, il difficile rapporto fra la sinistra di tradizione marxista e gli ebrei riflette una inadeguatezza strutturale a riflettere sulla questione ebraica che ne inibisce la piena comprensione. A livello internazionale David Rich, direttore del Pears Institute for the Study of Antisemitism alla Birkbeck University di Londra e autore del saggio The left’s Jewish problem (Il problema ebraico della sinistra), va al nocciolo della questione: “C’è un vecchio pregiudizio che spinge alcuni progressisti, in tutto il mondo, a vedere negli ebrei e nello Stato ebraico la fonte di ogni male. L’antisemitismo di sinistra non ha niente a che vedere con il ben noto, razzista e violento antisemitismo di destra. Deriva piuttosto da un modello di pensiero che divide il mondo in oppressi e oppressori, assegnando quest’ultima etichetta agli ebrei, visti come popolo ricco, potente e manipolatore. È un sentimento che sconfina in molto più di una legittima opposizione alle politiche dello Stato ebraico, incorporando gli antichi stereotipi antisemiti e le classiche teorie della cospirazione”. Solo riconoscendo che un atteggiamento del genere esiste, la sinistra italiana può risolvere il problema.

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