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La Repubblica Rassegna Stampa
10.05.2022 Ian Bremmer: 'Da parte russa nessuno spiraglio per la diplomazia'
Lo intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 10 maggio 2022
Pagina: 4
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Bremmer: 'Dal leader russo nessuno spiraglio per la diplomazia'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/05/2022 a pag.4 con il titolo "Bremmer: 'Dal leader russo nessuno spiraglio per la diplomazia' " l'intervista di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

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Ian Bremmer

È pessimista, Ian Bremmer: «Il discorso di Putin non è una buona notizia. Non ha annunciato l’escalation, ma non ho visto aperture per la soluzione diplomatica». Secondo il presidente di Eurasia, però, le prospettive militari per Mosca non sono buone: «Nel Donbas avanza molto lentamente. Per fine giugno gli ucraini saranno in grado di contrattaccare e riprendere quello che perdono ora».

Perché il discorso di Putin non la incoraggia? «La cosa migliore che avrebbe potuto fare era dire che ha vinto. Rivendicare di aver “denazificato” l’Ucraina e difeso i russi soggetti al genocidio. È falso, ma se lo avesse detto poteva portare ad un conflitto congelato, o forse un cessate il fuoco. Non l’ha fatto. Invece abbiamo sentito le solite lamentele: il conflitto era necessario e la colpa è della Nato. Non è vicino alla fine e si è lasciato la massima flessibilità per rispondere come vuole. Non è una buona notizia. È vero che non ha ordinato la mobilitazione generale, e quindi non c’è l’escalation. Non ha minacciato di attaccare la Nato o usare le armi nucleari. Però non c’è stata alcuna de-escalation. Siamo in guerra da oltre due mesi, e nel week end altri 60 civili ucraini sono rimasti uccisi in un bombardamento che non aveva alcuna importanza strategica per la Russia. Ha moltiplicato gli attacchi su Odessa, ma i suoi militari non combattono bene, mentre l’Occidente aumenta le sanzioni e il sostegno a Kiev. Resto pessimista sulla direzione del conflitto».

Guerra in Ucraina, Biden su Putin:
Joe Biden

Non ha visto segnali di apertura al negoziato? «Non più di quanto si fosse sentito finora. Con i russi poi quello che dicono non è rilevante come quello che fanno. Hanno mentito costantemente, le truppe continuano a combattere e cercano di conquistare terreno. Putin ha detto che nel Donbass lottano per la loro terra, e ciò implica che intende tenerla. Ero fortemente a favore della missione a Mosca del segretario generale dell’Onu Guterres, ma non c’è stata trattativa. Ha ottenuto un importante successo umanitario a Mariupol, però Putin non ha lasciato spazio per altro. Non ho problemi se Macron lo richiama, a patto che si coordini con gli alleati, ma non sono minimamente ottimista sulla possibilità di progressi nel futuro immediato».

Gli Usa avevano proposto il negoziato sulla sicurezza prima della guerra. «Ma i russi non hanno mai pensato che fosse abbastanza per i loro bisogni, e hanno mentito sulle truppe ammassate al confine. Non sono credibili».

Perché non ha citato l’Ucraina? «È rilevante, perché per lui non esiste».

Usa e Nato come devono rispondere al discorso? «Non credo ci sarà alcun cambio di strategia. La Nato ha detto che i russi devono ritirarsi da tutti i territori occupati, o continueranno ad essere puniti severamente sul piano militare, perché ci sarà un massiccio supporto agli ucraini, su quello economico per le sanzioni, e su quello diplomatico per l’isolamento. Tutto questo continuerà. Ciò che vorrei vedere è un maggior coordinamento. Non mi piace quando alcuni alleati dicono cose che implicano una missione diversa dagli altri. Il ministro degli Esteri britannico che vuole cacciare i russi dalla Crimea,quando neppure gli ucraini lo pretendono, o il capo del Pentagono che annuncia di voler degradare le forze armate di Mosca. Non aiuta. Gli alleati devono indicare lo stesso obiettivo. In generale però la Nato ha fatto un buon lavoro. Ha dato enorme supporto agli ucraini, ha imposto sanzioni coordinate, ed è rimasta unita per oltre 10 settimane».

Sul piano militare cosa si aspetta? «I russi hanno un vantaggio di due uomini a uno nel Donbas, e ciò consente loro di prendere più territori rispetto al vantaggio di 0,8 a 1 che avevano a Kiev. Il nuovo obiettivo militare ridotto è più fattibile e guadagnano tra uno e due chilometri di terra al giorno. Senza mobilitazione generale, però, le truppe continueranno a subire gravi perdite, il loro morale si deteriora, e la capacità degli ucraini di lanciare la controffensiva per fine giugno sarà significativa. Forse i russi possono prendere tutto il Donbass, cosa che ancora non hanno ottenuto, ma vanno molto lentamente e gli ucraini avranno la possibilità di ricacciarli indietro».

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