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La Repubblica Rassegna Stampa
16.04.2022 I crimini di Putin: che cosa si aspetta a denunciarlo?
Cronaca di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 16 aprile 2022
Pagina: 10
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «La procuratrice di ferro che indaga sui crimini russi: 'Voglio inchiodare lo zar'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/04/2022, a pag.10, con il titolo "La procuratrice di ferro che indaga sui crimini russi: 'Voglio inchiodare lo zar' ", la cronaca di Brunella Giovara.

A destra: Iryna Venediktova

L’altro giorno era a Bucha, con gli scarponi e il giubbotto antiproiettile, in una ispezione senza preavviso sul campo, accompagnata dal suo staff di investigatori. Nei luoghi in cui sono stati commessi i crimini di guerra più famigerati che al momento si conoscono, nella guerra mediatica che si sta combattendo a fianco della guerra vera. «Bisogna raccogliere anche questo, e questo… Tutto servirà per il processo », diceva indicando i resti della occupazione russa, scatole di viveri, mimetiche abbandonate, persino immagini sacre che i soldati si sono lasciati dietro. E nel posto preciso in cui erano stati trovati sette cadaveri di civili, eccola impartire ordini: raccogliere, catalogare, preservare. Pugno di ferro in guanto di ferro, questa Iryna Venediktova, la carica più alta della magistratura inquirente. Procuratore generale, nelle sue mani i processi contro i russi, e l’imputato numero uno sarà Putin in persona. Tanto per dire il tipo, ieri a proposito “del detenuto Medvedchuk” ha detto che «se accetta, è possibile effettuare uno scambio in tribunale con prigionieri di guerra ucraini, prima del processo. Ma comunque il mio ufficio chiederà la modifica della pena: la detenzione in carcere invece degli arresti domiciliari». Non sappiamo se abbia personalmente interrogato l’oligarca catturato a Kiev tre giorni fa, e considerato l’uomo di Putin in Ucraina. Ma è probabile che non si sia lasciata scappare l’occasione per farlo. Di sicuro vuole mandarlo in galera. Per molti motivi, questa sembra essere anche una questione privata, forse perché Venediktova è nata 43 anni fa a Kharkiv, città pluribombardata dai russi. Giovedì il governatore della regione, Oleg Sinegubov, ha fornito il bollettino della sua area: «Oggi i russi hanno inflitto 35 colpi con i lanciarazzi Mlrs e l’artiglieria. Hanno sparato su Zolochiv e sugli insediamenti vicini, provocando il ferimento di otto persone e un decesso». Ieri, altre vittime: «Sette morti, uno è un bambino, e 34 feriti, di cui tre bambini». Dall’inizio dell’invasione quindi, 510 vittime civili, di cui venticinque sono bambini. «Io proteggo l’interesse dei cittadini ucraini», ha dichiarato all’Associated Press il procuratore Venediktova (la prima donna a ricoprire questa carica, nel 2020), ma ha poi aggiunto di non essere purtroppo riuscita «a proteggere quei bambini che sono morti. Questo per me è doloroso ». Ha due figli, Danylo e Adelina, un marito che è ufficiale di polizia. È un avvocato, (laureata all’università di Kharkiv), nonché docente di materie giuridiche, con madre avvocato e professore universitario. Padre docente e avvocato pure lui: Valentin Semenovic Venedikta, che è anche General-mayor della Polizia. Da questo le viene forse il piglio militare che si porta dietro, brusco e ultimativo, almeno a vederla in azione. Dunque, in queste sue mani ci sono 8mila indagini su vari episodi già catalogati come crimini di guerra: uccisioni di civili, stupri, torture. E 500 persone già identificate come possibili responsabili, tra ministri e comandanti dell’esercito. I russi. Il nemico. I soldati semplici, a cui cerca di dare un nome attraverso il ricordo delle vittime: lineamenti, grado e qualunque altro particolare. E il presidente, supremo responsabile di tutto questo. Per arrivare a lui sta cercando di ricostruire le linee di comando, il che non è facile. Chi ha dato quell’ordine, da chi l’ha ricevuto, su su fino al Cremlino. «La maggiore funzione della legge è quella di proteggere, ma anche di risarcire le vittime. Io spero che riusciremo a farlo, perché al momento queste sono solo bellissime parole. Io voglio che funzionino, anche », che si arrivi alle condanne. Spesso appare in televisione, come ha fatto con l’appello in cui ha chiesto a tutti di raccogliere materiali utili alle indagini, facendo foto con i cellulari, e poi di mandargliele. Ha funzionato: dall’inizio della guerra sono arrivate 6mila segnalazioni, altre ne arriveranno. Una delle ultime sere ha detto «sarò felice quando venderemo la villa di qualcuno, o lo yacht, e potremo risarcire gli ucraini costretti a lasciare la loro nazione. Quando riceveranno un risarcimento concreto, allora sarò soddisfatta ». In passato è stata anche molto criticata, ma la sua totale adesione alla causa zelenskiana la rende oggi forse il personaggio più popolare del Paese, dopo Zelensky medesimo. Il che significa un fama duratura, anche quando la guerra sarà finita: la donna che condannerà Putin, insomma.

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