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La Repubblica Rassegna Stampa
15.04.2022 Michael Walzer: 'Putin responsabile di genocidio culturale' Anche!
Intervista di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 15 aprile 2022
Pagina: 17
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Walzer: 'Cari europei quello di Putin è genocidio culturale'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/04/2022, a pag. 17, con il titolo "Walzer: 'Cari europei quello di Putin è genocidio culturale' ", l'intervista di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

Michael Walzer - Scholars | Institute for Advanced Study
Michael Walzer

C’è una differenza lampante, tra la durezza con cui i liberal americani accusano Putin di genocidio e crimini di guerra, e la prudenza dei liberal europei. Una contraddizione che Michael Walzer, filosofo di Princeton e autore di Just and Unjust Wars , spiega così: «Voi sperate ancora di negoziare con Putin, e volete lasciarvi lo spazio per farlo; noi riteniamo che il suo rifiuto di trattare in buona fede precluda la soluzione diplomatica, perciò siamo rassegnati al fatto che ogni via d’uscita passi ormai dalla vittoria militare. Anche noi preferiremmo il negoziato, perché il primo obiettivo è sempre salvare le vite, ma il Cremlino ha scelto di rigettarlo e forse non lo ha mai considerato sul serio».

Biden accusa Putin di genocidio. «L’invasione dell’Ucraina è illegale sotto ogni punto di vista. Sono stati commessi crimini di guerra, sono in corso attacchi deliberati contro i civili. Sarei esitante invece nell’usare il termine genocidio. Alcuni in Russia parlano di distruggere l’Ucraina e rieducare la popolazione, ma non dello sterminio di tutti gli ucraini. Sul piano legale la parola genocidio dovrebbe essere riservata ai tentativi intenzionali di distruggere un intero gruppo etnico, razziale o religioso. Però quello che sta accadendo è orribile e l’opposizione deve essere molto forte».

Qual è la differenza tra crimini di guerra e genocidio? «Gli attacchi contro i civili, l’uccisione dei prigionieri e delle persone con le mani legate dietro alla schiena, che abbiamo visto nei sobborghi di Kiev, sono crimini di guerra. Il genocidio è l’atto deliberato di cancellare una popolazione, e finora non sembra quanto Putin ha in mente. Per ora riserverei questo termine agli ebrei, gli armeni, i ruandesi. C’è però anche il concetto di genocidio culturale, e diversi media russi lo invocano. Forse non vogliono uccidere tutti gli ucraini, ma distruggere l’ucrainità, l’idea stessa di essere ucraini».

Cosa intende con genocidio culturale? «C’è anche un altro termine per descrivere quanto sta accadendo: policide , ossia la distruzione di uno stato, o di un’entità politica e sociale indipendente. È diverso dal genocidio, ma è un atto orribile in corso».

Come si puniscono i crimini di guerra? «Il processo di successo più recente è stato quello tenuto all’Aja contro chi aveva commesso crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Qualcosa di simile sarebbe il modello più appropriato da adottare. Per farlo però devi mettere fine alla guerra, e vincerla».

Gli Usa inviano armi: è giusto aiutare gli ucraini a difendersi? «Sì. Servirebbero anche sforzi per trovare una soluzione negoziata, ma devono includere gli ucraini, e finché loro saranno impegnati a combattere dobbiamo aiutarli in ogni modo possibile».

Putin ha detto che non è interessato a trattare. «Appunto. Al momento non ci sono negoziati o prospettive immediate per aprirli, perché bisogna essere in due, ma una parte li rifiuta».

Vuole denazificare l’Ucraina. «Non credo che ora abbia la capacità di farlo. Col ritiro dal Nord aveva segnalato l’intenzione di cambiare obiettivo, ma le sue ultime dichiarazioni riportano a questa retorica iniziale».

Culturalmente cosa significa denazificare Kiev? «È solo la scusa usata per giustificare la presa della capitale e la sostituzione del governo con un regime fantoccio, come ai tempi dell’Urss. Ora i media non parlano più di denazificazione, ma di deucrainizzazione. Un progetto assai più ampio, che sembra descrivere l’intenzione di commettere un genocidio».

Perciò Biden parla di genocidio? «Sta esprimendo cosa prova, la sua risposta morale. La posizione ufficiale degli Usa non è il cambio di regime in Russia. Mosca lo voleva in Ucraina, ma quando si esprime così il presidente non parla per il suo dipartimento di Stato».

Perché c’è questa differenza nell’approccio tra liberal europei e americani? «Anche negli Usa ci sono persone di sinistra che danno la colpa all’espansione della Nato, mentre la Russia protegge solo la sua sicurezza nazionale. Non sono sorpreso però dai liberal che denunciano i crimini di guerra: ogni esperto legale dovrebbe usare questo termine. Stanno distruggendo indiscriminatamente case, ospedali, scuole, avrei difficoltà a giustificare l’esitazione nel lanciare questa accusa».

I leader tedeschi, francesi, italiani esitano. Perché? «Forse c’è più desiderio del cessate il fuoco e dell’accordo negoziato, e trattare con un criminale di guerra sarebbe più difficile. Tutti vorremmo la tregua, ma non credo che Biden si consideri la persona in condizione di negoziarla. Pensa che lo faranno altri, i turchi, qualcuno della Ue, e quindi devono essere più cauti».

È ancora possibile negoziare con Putin? «È sempre possibile, perché la cosa più importante è fermare le uccisioni. Le persone di sinistra devono denunciare i crimini di guerra, e i diplomatici devono usare un linguaggio diverso».

Putin sta sfidando l’intera architettura globale? «Vuole ristabilire Yalta, la dominazione russa in Europa orientale, e pretende che l’Occidente lo accetti, come fecero Roosevelt e Churchill con Stalin. Non penso che dovremmo farlo». «Bisognerebbe negoziare sulla testa di tutte le popolazioni dell’Europa orientale».

Cosa risponde a chi dice che difende solo la sicurezza della Russia? «Sbagliano per due motivi. Primo, abbiamo già avuto questo esperimento realista basato sulle sfere d’influenza, e Mosca ha fallito, creando regimi brutali, autoritari e corrotti. Non c’è motivo per credere che ora andrebbe meglio. Secondo, nessuno in Europa orientale, inclusi molti russi in Ucraina, vuole tornarci. Se sei democratico e credi nell’autodeterminazione dei popoli, non è un accordo possibile».

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