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La Repubblica Rassegna Stampa
15.04.2022 In fiamme la nave ammiraglia di Putin nel Mar Nero
Analisi di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 15 aprile 2022
Pagina: 2
Autore: Paolo Brera
Titolo: «A picco l’ammiraglia di Putin nel Mar Nero. Blitz ucraini in Russia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/04/2022, a pag. 2, con il titolo "A picco l’ammiraglia di Putin nel Mar Nero. Blitz ucraini in Russia", l'analisi di Paolo Brera.

A destra: la nave russa in fiamme

I “meme” con la nave in fiamme, con la nave che affonda: «L’eroico incrociatore Moscva è stato promosso a sottomarino», se la ridono gli ucraini, sbertucciando l’ammiraglia colata a picco. Scherzano col fuoco, quello che ha ghermito la grande nave russa già derisa dagli «eroi» dell’Isola dei Serpenti: all’ordine di posare le armi e arrendersi risposero per radio, «nave militare russa, vaff...». Ieri ci hanno pensato le fiamme, scaturite secondo Kiev da un attacco ucraino andato a segno: l’avrebbero centrata due missili “Nettuno” di produzione locale, non proprio un’arma invincibile eppure hanno fatto il colpaccio. Li hanno sparati mercoledì sera dal porto di Odessa. Secondo fonti militari non confermate gli ucraini avrebbero fatto alzare uno dei droni turchi in dotazione, i micidiali Bayractar, mandandolo a ronzare per attirare l’attenzione a bordo dell’incrociatore. E poi “fuori uno” e “fuori due”, i modesti Nettuno hanno centrato l’obiettivo. L’invasione ucraina finisce qui, per il colosso con il nome della capitale russa che doveva guidare dal mar Nero l’assalto al fronte Sud. Non è la prima soddisfazione che si tolgono, gli ucraini, nei confronti della schiacciante superiorità navale russa, che controlla stabilmente il Mar Nero e il Mar d’Azov. Proprio nel Mar d’Azov, nel porto occupato di Berdiansk, il 24 marzo le forze armate ucraine avevano distrutto la nave anfibia da sbarco Saratov, un altro bel gigante lungo 113 metri e con 55 uomini a bordo. E il 3 aprile è toccato alla fregata Ammiraglio Essen, 124 metri, ma l’hanno solo danneggiata perché dieci giorni dopo ha abbattuto un drone Bayractar. Sono nulla, in confronto alla nave ammiraglia Mosca messa ko ieri. Un colosso da 186 metri con 500 uomini di equipaggio. Li hanno dovuti far calare dalla nave in emergenza, mentre un fumo nero oscurava il cielo. Nave abbandonata e rimorchiata nel mare in tempesta, gli ucraini a lungo accreditano la notizia che sia affondata ma no, il Cremlino smentisce, «galleggia». E invece non galleggiava affatto, alla fine è colata a picco davvero, ha dovuto ammettere Mosca. Che però non conferma lo smacco dei missili non intercettati: parla di un incendio a bordo che avrebbe provocato un’esplosione, sostiene che i sistemi di armamento siano intatti, ma il morale quello non è intatto per niente. L’Armata rossa colleziona inciampi epici, oltre che perdite umane drammatiche. Putin tace, ma se ne può immaginare l’umore. Gli ucraini non ci vanno per il sottile. Ieri i russi hanno denunciato una serie di attacchi all’interno della Federazione russa, in due villaggi della regione di Belgorod (sopra Karkiv) e in un paese vicino a Bryansk (sopra Sumy) dove, a dieci chilometri dal confine, ci sarebbero stati feriti tra i residenti di due condomini.

Russia-Ukraine Conflict: Russian Army Blows Up Kiev TV Center In Successive  Bombings, At Least 6 Killed In Kharkiv Blast Blast In Kyiv's TV Center,  Russia Bombs Kharkiv's Housing Society - IG News

Gli ucraini hanno smentito, replicando che sono “false flag”, cioè operazioni attribuite dai russi al nemico per creare pretesti. Avevano smentito anche settimane fa, quando erano andati a fuoco depositi di carburante in Russia. Il solito gioco delle parti, è sempre colpa dell’altro. Ma è certo che gli insuccessi militari russi e la spavalderia delle vittorie ucraine sta alzando ulteriormente il tono, alla vigilia di una nuova fase della guerra che nessuno sembra voler seriamente evitare. E ieri Mosca ha sibilato minacce precise: «Stiamo assistendo a tentativi di sabotaggio e attacchi su obiettivi nel territorio della Federazione Russa — ha detto Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo — e se tali eventi dovessero continuare, l’esercito effettuerà attacchi contro centri decisionali. Anche a Kiev, cosa che si è astenuto dal fare finora». Nel mirino ci sarebbero dunque gli uffici del potere politico e militare, cioè il centro delle città che finora era stato risparmiato. Nubi sempre più cupe all’orizzonte. E ieri si è scoperto che a Kiev quelle nubi le avevano viste arrivare ben prima del 24 febbraio, quando è partito l’attacco. Mentre chiedevano al mondo di abbassare i toni ripetendo che non c’era alcun attacco imminente, in realtà avevano certezze ben diverse: «Eravamo consapevoli dell’invasione», dice Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di difesa nazionale. I servizi ucraini hanno diramato un ordine di attacco russo, che dicono di avere intercettato: prevedeva che una colonna arrivasse fino a Kiev passando da Sumy e da Chernikiv. L’unica cosa che avevano sbagliato era la data: «Quella prevista — dice Danilov — non era il 24 febbraio ma il 22. E non potevamo certo uscircene col dire pubblicamente alla popolazione: “Amici, il 22 febbraio inizia la guerra”. Ma ci stavamo preparando».

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