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La Repubblica Rassegna Stampa
05.04.2022 Propaganda di guerra: la grande menzogna con cui Putin cerca di convincere i cittadini russi
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 05 aprile 2022
Pagina: 9
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Manipolazione e terrore, così il presidente russo vince la battaglia in patria»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 05/04/2022, a pag.9, il commento di Rosalba Castelletti dal titolo "Manipolazione e terrore, così il presidente russo vince la battaglia in patria".

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Rosalba Castelletti

The Frontline Interview: Lev Gudkov | FRONTLINE | PBS | Official Site
Lev Gudkov

Per Lev Gudkov del Centro Levada, la propaganda unita alla repressione è andata a segno. «La popolarità di Vladimir Putin per ora è in salita. E sempre più gente sostiene l’offensiva in Ucraina», conferma a Repubblica . «La percentuale di quanti credono che il Paese stia andando verso la giusta direzione è aumentata notevolmente». Stando all’ultima rilevazione dell’istituto di sondaggi indipendente, tanto da essere stato dichiarato “agente straniero” dalle autorità, in un mese di “operazione militare speciale”, il tasso di approvazione di Vladimir Putin è balzato dal 71 per cento di febbraio all’83 per cento di marzo. Il presidente russo starà perdendo la battaglia sul terreno in Ucraina, almeno stando agli esperti militari, ma sta vincendo la battaglia in patria, quella per i cuori e le menti dei cittadini. Neppure i morti di Bucha sposteranno l’orientamento della popolazione. «La gente non protesterà per quello che è successo perché è stata convinta che non sia reale », continua Gudkov. «Tutte le reti tv mandano in onda solo smentite. Dicono che si è trattato di una messinscena, di una montatura». A oltre cinque settimane dal lancio dell’offensiva in Ucraina, consenso e rabbia verso l’Occidente hanno preso il sopravvento sullo sconcerto iniziale, per quanto isolato. Il messaggio della “lotta al nazismo” ha fatto leva sull’elemento più unificante dell’identità nazionale nel Paese erede dell’Urss che batté Hitler. Dopo l’entrata in vigore della cosiddetta “legge sulle fake news” e oltre 15mila arresti, in strada non si vedono i pur sparuti cortei delle prime settimane, ma solo picchetti solitari. Molti di quanti si opponevano a quello che accade in Ucraina hanno scelto l’esilio. E i pochi che restano trovano le porte delle loro abitazioni imbrattate dalla scritta “traditori”. Ai vertici non vi è stato alcun esodo. I più stretti collaboratori di Putin condividono con lui il retroterra ideologico e sono pronti a portare avanti “l’operazione” piuttosto che rinunciare all’obiettivo di sanare quello che considerano un “errore storico”. Mentre, tra le cerchie più ampie delle élite, le sanzioni hanno avuto l’effetto opposto a quello sperato dall’Occidente. Quanti erano rimasti scioccati dall’ingresso delle truppe russe in Ucraina, ora si sono compattati attorno al leader. «Capiscono che ora le loro vite sono legate solo alla Russia e che devono costruirle qui. Si sentono offesi e non rovesceranno nessuno», spiega Farida Rustamova, giornalista indipendente che ha sondato gli umori dei vertici. Altri, spiega Gudkov, «Sono spaventati perché la repressione nei loro confronti si è fatta più dura. In passato veniva arrestato soltanto il 2 per cento dei dirigenti di alto livello: governatori, ministri e loro vice. Negli ultimi cinque-sei anni, invece, il 10-12 per cento della nomenklatura suprema. Perciò stanno zitti». Anche la popolazione sostiene la cosiddetta “operazione militare speciale”: il 74 per cento degli interpellati secondo il centro statale Vtsiom. A quanti mettono in dubbio la bontà delle risposte degli interlocutori, alla luce delle leggi sempre più repressive adottate in Russia, Gudkov ribatte: «Per nascondere la propria opinione, bisognerebbe averne una. Per ogni moscovita ci sono circa 15-17 fonti d’informazione, un numero che, di per sé, crea una certa criticità nei confronti di ogni notizia. In provincia, dove vivono circa 2 russi su 3, ci sono solo due o tre fonti: un canale tv federale e un canale tv o una radio locale. Lì non hai scelta. Internet arriva a stento. E una famiglia dal reddito di 25-30 mila rubli non può permettersi un pc da 60 mila». Gudkov però mette in guardia. Siamo lontani, dice, dal vedere “un effetto Crimea”. «Allora ci fu un vero e proprio slancio, un’euforia, un’estasi nazionalista. Adesso lo sfondo emotivo è diverso: c’è paura, disperazione, depressione, smarrimento e persino indignazione. Ma la gente accetta quello che accade perché ha negli occhi solo il quadro che le mette davanti una macchina propagandistica e demagogica aggressiva e menzognera che opera 24 ore su 24. La gente comprende che sia stata violata qualche norma internazionale, ma crede che sia stato fatto in nome di un bene superiore: la difesa dei “nostri” dai nazisti ucraini che praticavano il genocidio». La “sindrome da fortezza assediata” però, conclude Gudkov, avrà un effetto temporaneo. «Le sanzioni finora sono state percepite solo nelle grandi città che in un mese hanno visto emigrare circa 200 mila persone. Un esodo mai visto. Ma presto ci sarà un effetto a catena: crescita della disoccupazione, inflazione, carenza di generi alimentari e farmaci, sospensione delle industrie, ritiro delle aziende occidentali con riduzione del personale. Le conseguenze non si manifesteranno prima della metà dell’estate. E ci vorrà del tempo perché la gente se ne renda conto. I russi, sotto questo punto di vista, sono inerti».

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