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La Repubblica Rassegna Stampa
30.03.2022 Ecco i politici filo-Putin che l'Ucraina considera sgraditi (Salvini incluso)
Commento di Emanuele Lauria, Concetto Vecchio

Testata: La Repubblica
Data: 30 marzo 2022
Pagina: 12
Autore: Emanuele Lauria, Concetto Vecchio
Titolo: «Bando ai politici filo Putin sgraditi in Ucraina, anche Salvini nella lista»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 30/03/2022, a pag.12, la cronaca di Emanuele Lauria, Concetto Vecchio dal titolo "Bando ai politici filo Putin sgraditi in Ucraina, anche Salvini nella lista".

Matteo Salvini prova a dimenticare il suo passato di fan di Putin. Glielo  ricordiamo noi - L'Espresso
Salvini a Mosca con la maglietta di Putin

Nella lista degli ospiti non graditi dal governo di Kiev c’è pure Matteo Salvini. È un vaso di Pandora la vicenda dei Daspo nei confronti di politici italiani (soprattutto di centrodestra) che negli anni scorsi si sono apertamente schierati con la Russia nella contesa per il Donbass e per l’indipendenza della Crimea, alla base oggi dell’aggressione di Putin all’Ucraina. Uno dopo l’altro, vengono fuori nuovi nomi di filo-russi, attuali o ex, che hanno avuto, o hanno tuttora, una sanzione che impedisce di andare nel Paese sotto le bombe di Mosca. Mentre il consiglio regionale veneto, con un voto, cancella la risoluzione di sei anni fa contro le sanzioni alla Russia. Fonti dell’ambasciata a Roma confermano che un divieto temporaneo d’ingresso in Ucraina, negli anni scorsi, è stato imposto anche al leader della Lega. Salvini, nell’ottobre del 2014, andò in Crimea. Da Sebastopoli postò un video in cui definì «regolare e libero» il referendum contestato da Ue e Nato. È lunga la lista di politici colpiti dal Daspo. Nei giorni scorsi erano usciti i nomi di Silvio Berlusconi e di alcuni deputati leghisti che andarono in Crimea fra il 2016 e il 2017: Edoardo Rixi, Manuel Vescovi, Jari Colla («non voglio più parlarne, adesso bisogna solo lavorare per la pace»), il presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti. Ma nell’elenco delle personalità messe al bando figurano anche – con provvedimenti tuttora vigenti – il deputato leghista Vito Comencini, che con la guerra in corso ha tentato di raggiungere il Donbass; Gianluca Savoini, che è stato a lungo l’uomo-cerniera di Salvini con la Russia. Poi i promotori di tre uffici consolari fantasma delle Repubbliche autonome di Donetsk e Lugansk, non riconosciute a livello internazionale, che si trovano a Verona, Torino e Messina: ovvero gli esponenti leghisti dell’associazione Veneto-Russia Palmerino Zoccatelli e Stefano Valdegamberi e Maurizio Marrone, consigliere regionale piemontese di Fratelli d’Italia. Per le sue simpatie filorusse gli è stata appena tolta la delega di assessore alla Cooperazione internazionale. L’ambasciata ha fatto decine di sollecitazioni per far chiudere queste antenne del Donbass sul territorio. Ma il governo italiano ha fatto sapere di avere le mani legate, trattandosi formalmente di associazioni culturali e non di rappresentanze diplomatiche vere e proprie. A Messina il professore di greco Daniele Macris aveva aperto un centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Lugansk ed è finito in un’inchiesta sul presunto arruolamento di combattenti per la causa separatista del Donbass. Ebbe il Daspo anche l’ex presidente dell’Alto Adige Luis Durnwalder per le sue visite in Crimea dove partecipò al Forum economico di Yalta - e nel Donbass. «Fu l’allora ministero degli esteri Paolo Gentiloni a comunicarmi che per due anni e mezzo ero persona non gradita in Ucraina». E poi c’è il dietrofront del Veneto, che ha votato un ordine del giorno a favore dell’integrità e dell’indipendenza dell’Ucraina che sconfessa il sostegno all’annessione della Crimea di sei anni fa. Promosso dal capogruppo Pd Giacomo Possamai è passato in un Consiglio dove la Lega può contare su 33 consiglieri su 40. Ha votato sì anche il presidente Ciambetti, mentre non hanno partecipato gli irriducibili Valdegamberi e Luciano Sandonà e gli esponenti di Fratelli d’Italia.

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