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La Repubblica Rassegna Stampa
05.03.2022 Andrei Kurkov: 'L’incubo di una nuova Urss'
Lo intervista Lara Crinò

Testata: La Repubblica
Data: 05 marzo 2022
Pagina: 19
Autore: Lara Crinò
Titolo: «Kurkov: 'L’incubo di una nuova Urss'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/03/2022, a pag.19 con il titolo 'Kurkov: 'L’incubo di una nuova Urss' ', l'intervista di Lara Crinò.

Lara Crinò – Mare di LibriImmagine correlata
Lara Crinò 

Intervista allo scrittore ucraino Andrei Kurkov:
Andrei Kurkov

Un Paese che ha imparato ad amare la democrazia. E un Putin crepuscolare, il cui unico sogno residuo è quello di essere il fautore di un nuovo impero sovietico, disposto a tutto, anche ad ingoiare una nazione intera, pur di realizzare il suo proposito folle. Così Andrei Kurkov, 61 anni, tra i più noti scrittori ucraini contemporanei (in Italia pubblicato da Keller), dipinge l’Ucraina sotto assedio.

Dove si trova in questo momento? «Io e la mia famiglia stiamo bene. Al terzo giorno di guerra abbiamo lasciato Kiev per un villaggio a novanta chilometri dalla città, dove abbiamo una casa di campagna. Lì, mentre preparavamo il tè, siamo stati avvertiti da amici che non era sicuro restare. Abbiamo impiegato 22 ore in auto per fare altri 400 chilometri e ora siamo in un posto più sicuro, anche se a trenta chilometri da qui i russi hanno preso di mira una base militare in territorio bielorusso».

Lei ha scritto nei suoi libri della minaccia che Putin rappresentava. Si aspettava che arrivasse a tanto? «Sapevo che non ci avrebbe lasciato in pace, ma non pensavo che avrebbe scatenato una guerra. Ora che è vecchio, teme di non avere il tempo per realizzare i suoi piani: ricreare l’Unione Sovietica o l’impero russo. Né l’uno né l’altro sono possibili senza l’Ucraina. Vuole rimanere nei libri di storia come l’uomo che ha fatto rivivere la superpotenza di cui tutti devono aver paura».

Gli ucraini stanno mostrano un coraggio e una compattezza che, visti da Occidente, appaiono straordinari. «Sono sorpreso dal coraggio dei soldati ucraini. Conosco molti veterani della guerra nel Donbass, pronti a morire per l’Ucraina; la maggior parte di loro è andata nell’esercito dal primo giorno di guerra. Poi ci sono i civili che si sono iscritti alle milizie per difendere il territorio e i volontari che aiutano i rifugiati, preparano molotov, scavano trincee e costruiscono fortificazioni. Gli ucraini sono determinati a lottare fino alla fine».

In “Diari ucraini” racconta gli eventi del 2013 e scrive che “chi abita vicino a un punto focale non ha mai la sensazione che il tempo sia infinito”. Cosa implica vivere in una situazione di instabilità permanente? «Siamo abituati all’instabilità: per noi la libertà è più importante della stabilità. Per i russi, al contrario, la stabilità è più importante della libertà. Dal 2014, molti ucraini credono che vivremo sempre come in Israele, con un pericolo costante. Sono preoccupati per i lavori agricoli: presto dovremo seminare grano e cereali, quindi piantare patate. È difficile farlo sotto tiro. Ma nel Donbass la gente ha coltivato ortaggi anche sotto i bombardamenti».

Molti ucraini, al contrario, sono coinvolti dalla politica. Cosa è successo dal 2013 in poi? «L’Ucraina si è avvicinata all’Europa, anche se l’Europa non le ha prestato molta attenzione. Gli ucraini vogliono le riforme, vogliono entrare nell’Unione Europea. È per questo che si oppongono alla corruzione ucraina e ai politici filorussi. Il “ritorno” in Russia è un ritorno alla schiavitù sovietica. I nostri valori oggi sono libertà e indipendenza: libertà e diritto di ciascuno alla propria opinione su tutto, comprese le azioni del presidente e del governo. L’Ucraina ha anche molti risultati tecnologici, uno dei più alti livelli di servizi pubblici digitali al mondo, lo stabilimento Antonov che ha prodotto il più grande aereo da trasporto del mondo, il Mriya, che le truppe russe hanno distrutto. Possiamo ripristinare tutto. La cosa principale è che la Russia fermi l’aggressione».

I cittadini europei vivono ciò che accade in Ucraina con grande empatia. Ne è sorpreso? «L’Europa è molto emotiva e allo stesso tempo diffidente. Ha iniziato ad aiutarci solo quando si è resa conto che Putin aveva iniziato una guerra, una guerra del Ventesimo secolo — con cannoni, carri armati, bombardando le città. Sono contento che gli europei si siano svegliati, abbiamo bisogno del loro sostegno».

Un’ultima domanda: lei è uno degli autori ucraini più importanti, ma scrive in russo. Come vive questa doppia identità? «Sono di famiglia russa, sono nato vicino a Leningrado. Mi sono trasferito a Kiev con i miei genitori quando avevo due anni. Nel 1991, quando l’Urss scomparve e apparve un’Ucraina indipendente, ero felice. Negli ultimi trent’anni sono diventato un ucraino impegnato politicamente. Sì, scrivo in russo, come molti altri scrittori e poeti ucraini, ma ho imparato l’ucraino e ci ho scritto due libri di saggistica, parlo in ucraino. E quel che vedo è che con il pretesto di proteggere la lingua russa, Putin sta uccidendo migliaia di persone di lingua russa e di origine russa, come me».

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