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La Repubblica Rassegna Stampa
23.02.2022 Andry Bilecky, leader dei nazionalisti ucraini: 'Lotteremo fino alla fine'
Intervista di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 23 febbraio 2022
Pagina: 9
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Andry Bilecky: 'Lotteremo fino alla fine ma non siamo nazisti'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/02/2022, a pag. 9, con il titolo "Andry Bilecky: 'Lotteremo fino alla fine ma non siamo nazisti' ", l'intervista di Paolo Brera.

Andry Bilecky: “Ci riprenderemo Donbass e Crimea dalla Russia. Lotteremo  fino alla fine, ma non siamo nazisti” - la Repubblica
Andry Bilecky

«Niente panico, preparati», dice il soldato appeso nei manifesti alla cancellata di questa vecchia fabbrica abbandonata di trattori, un gigante sovietico schiantato nella periferia di Kiev. Dentro, c’è il mondo di Azov. Il mondo di Andry Bilecky, 42 anni, fondatore del famigerato Battaglione Azov, quello dei volontari della prima ora che accumulò encomi militari e denunce per crimini di guerra. In Italia è considerato una banda di neonazisti con fama di ferocia al fronte; in Ucraina un corpo speciale di patrioti. Punti di vista. Se c’è qualcuno poco disposto ad accettare di posare il fucile, qui lo trovi di sicuro. Il quartier generale a Kiev è un fortino. Cancello, cavalli di Frisia. Qui si allenano alla guerra. Il cuore è dietro una rete di due metri sormontata dal filo spinato. Ingresso blindato, cancelli sulle scale, porte blindate ovunque, anche tra una stanza e l’altra. Nell’ufficio di Bilesky, alla parete pendono armi: coltello, ascia di guerra...

Sono caduti gli accordi di Minsk che vietavano l’uso di armi pesanti: ora sparerete di tutto? «Da ieri Minsk ha cessato di esistere: non ci sono più limitazioni di calibro, ma per i separatisti non ci sono mai state. Sparavano coi 152 millimetri, l’unica cosa che non usavano erano i Grad, le bombe a grappolo».

Voi userete armi pesanti? «Che io sappia non le usano da tanto, puoi farlo solo per difesa. Il problema più grave oggi è capire quali saranno i confini che la Russia riconoscerà: se sono quelli scritti nelle false costituzioni di Donetsk e Lugansk ci sarà un’autostrada per una grande guerra: saranno sotto attacco Mariupol, Avdivka, Kramatorsk…».

Azov ha ordine di non sparare? Se lo farà, i russi avranno un pretesto per attaccare. «Noi a Kiev possiamo dare ordini, ma ieri sono morti due soldati ucraini e 18 sono stati feriti. Non c’è esercito al mondo che sopporti l’ordine di non difendersi. Devono rispondere al fuoco, è autodifesa. Negli ultimi giorni il governo ha disposto ordini molto severi, e tutto il mondo ha visto che a sparare era il lato opposto del fronte. Ma il soldato che vede morire i suoi commilitoni ovviamente ignora l’ordine del generale. E lo stesso fa il capo responsabile dei suoi uomini».

Quando finirete di combattere? «Quando torneremo ai nostri confini. So che in Italia tanti hanno un’opinione diversa, ma questa non è una guerra civile: i separatisti sono una percentuale minima. Il conflitto finirà quando smetterà di esistere il fattore Russia».

Quanti uomini avete? «Circa 1260».

Anche italiani? «Li abbiamo avuti. Quattro, due erano professionisti molto esperti».

Cos’è cambiato con la decisione di Putin sul riconoscimento? «Non penso che i rischi globali siano aumentati. Può essere un atto finale, il prologo o il pretesto per iniziare la guerra».

Accetterete l’amputazione? «Impossibile. Due milioni di ucraini sfollati non rinunceranno mai a tornare nelle loro case. E comunque la Russia non si fermerà. Dovremo lottare ovunque».

I soldati di Azov accetterebbero il cessare il fuoco? «A prescindere da Azov, nessuno in Ucraina vuole smettere di lottare. Ma se sarà dato un ordine, per il soldato vale quello. A patto che non ci chiedano la resa».

Come giudica Zelensky? «Da politico ferma il panico che danneggia l’economia. Ma come capo dell’esercito sbaglia tutto. Doveva richiamare alle armi 30 o 40mila veterani esperti per questi tre mesi di angoscia. E creare una difesa territoriale».

Non lo ha fatto? La legge c’è. «Tra la carta e la realtà c’è un abisso. In questi tre mesi si poteva creare una riserva di 80 o 90mila persone. E poi doveva chiedere alla Nato e alla Polonia di nascondere lì l’aviazione ucraina per salvare 80 o 90 caccia dal primo attacco».

I russi arriveranno a Kiev? «Qualunque politico oggi ci racconti dei piani futuri della Russia è un ciarlatano. Ma sarebbe una campagna sanguinosa e perdente».

Oggi darebbe l’ordine di attaccare? «Non è sicuro il momento, con l’Ucraina circondata da 190mila soldati russi. Ma riconquisteremo i territori perduti. Aspetteremo una crisi in Russia; sociale, economica o politica non importa. Come hanno fatto loro con noi nel 2014».

Attaccherebbe anche la Crimea? «Se diventeranno forti i movimenti filo ucraini faciliteranno il ritorno».

Conosce Pushilin, il leader di Donetsk? «Io combattevo direttamente contro Motorola, il capo militare nel 2014. Un russo. Fortunatamente è andato all’altro mondo».

Siete stati accusati da Osce, Amnesty International e altre organizzazioni di atroci crimini di guerra. Li riconosce? «No, e sono fiero dei ragazzi che combattevano e combattono in Azov: si sono sempre comportati da cavalieri, al contrario dei russi»

Siete accusati di avere torturato e ucciso prigionieri. Lo avete fatto? «Mi ricordo un “prigioniero” che non abbiamo mai catturato e ci accusava di averlo torturato. Non conosco guerre in cui una parte non accusi l’altra di crimini di guerra».

Lei è nazista? «Non direi»

Fascista? «Lo avete inventato voi in Italia».

I simboli che usate e richiamano le SS, parlano chiaro, no? «Qualsiasi bastone che incroci un altro bastone somiglia a una svastica. Se poi mi chiede come la penso io, lo dico chiaro: sono di destra. Fine».

Antisemita? «Assolutamente no, sono un convinto sostenitore di Israele: il suo modello di società e di difesa è molto vicino al modello ideale per l’Ucraina. Diversi ebrei hanno combattuto con noi, E abbiamo avuto anche tre antifascisti. Le opinioni personali non contano, conta difendere il Paese».

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