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La Repubblica Rassegna Stampa
12.02.2022 'Baruch Spinoza. Il marrano ebreo di Amsterdam', di Riccardo Calimani
Recensione di Franco Marcoaldi

Testata: La Repubblica
Data: 12 febbraio 2022
Pagina: 12
Autore: Franco Marcoaldi
Titolo: «Elogio di Spinoza il rivoluzionario tollerante»

Riprendiamo da REPUBBLICA - Robinson di oggi, 12/02/2022, a pag.12 con il titolo "Elogio di Spinoza il rivoluzionario tollerante", la recensione di Franco Marcoaldi.

Baruch Spinoza: Il marrano ebreo di Amsterdam eBook : Calimani, Riccardo:  Amazon.it: Kindle Store
La copertina (Bollati Boringhieri ed.)

Mai come oggi, a fronte dell'inutile frastuono che contrassegna il nostro tempo, sarebbe utile tornare a quella capacità di connettere e distinguere su cui si fonda la migliore tradizione della modernità occidentale. E, neanche a dirlo, tra i primissimi maestri che vengono alla mente c'è Baruch Spinoza. Il marrano ebreo di Amsterdam, come Riccardo Calimani intitola un suo affilato saggio edito da Bollati Boringhieri. Discendente di una famiglia di marrani portoghesi rifugiatisi in Olanda, il giovane Baruch si rende conto ben presto delle mille futilità in cui dilapidiamo l'esistenza, delle vane agitazioni che pervadono l'anima, mossa da passioni incontrollate. Da qui la sua ricerca del «vero bene», che non è «un principio astratto, bensì il mezzo per arrivare alla salvezza e possedere la beatitudine».

Lo sguardo di Spinoza sulla realtà. O è sogno? di MAURO BONAZZI |  Fondazione Sardinia
Baruch Spinoza

Ma per imboccare tale strada, l'individuo deve poter esprimere la sua capacità di discernimento in assoluta libertà. E dunque, nell'Amsterdam del '600, bisogna innanzitutto demolire quell'apparato autoritario che, nella verità rivelata delle Sacre Scritture, lega indissolubilmente religione e politica. Saldate all'idea di un Dio antropomorfo e giudice, utile ai capi religiosi per minacciare il loro gregge con il castigo eterno o la promessa di un'eterna ricompensa. Pagando il durissimo prezzo dell'espulsione dalla comunità ebraica, Spinoza mostrerà, «proprio con l'aiuto delle Sacre Scritture, l'impossibilità della rivelazione trascendente», e finirà così «per tracciare le linee di una religione della tolleranza fondata su principi naturali e universali». Porta d'accesso alla democrazia, all'uguaglianza, alla libertà individuale. Per ottenere tale, strabiliante risultato, il pensiero di Spinoza procede in modo «inimitabilmente sistematico e cristallino, anche se la limpidezza formale» appare spesso come «un artificio più per nascondere che per svelare». Ecco l'altra, esemplare lezione che egli ci lascia. L'audacia di un pensiero non si misura con l'esibizione iperbolica dei suoi pronunciamenti. Chi, come Spinoza, combatteva ogni forma di superstizione e credulità, per favorire il totale dispiegamento dello spirito critico individuale, a vantaggio di una «politica della ragione, della virtù, della libertà e del comportamento etico», sapeva che occorreva molta prudenza. Non a caso caute, ricorda Calimani, era il suo motto: ennesimo paradosso del filosofo più rivoluzionario della modernità.

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