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La Repubblica Rassegna Stampa
09.01.2022 Il ruolo dell’Italia tra Occidente e Russia
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 09 gennaio 2022
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Quel ruolo dell’Italia tra Occidente e Russia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/01/2022, a pag. 1, con il titolo "Quel ruolo dell’Italia tra Occidente e Russia", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

Italia-Russia, quell'asse che non piace a Bruxelles - Interris.it

Sulla scrivania del presidente del Consiglio italiano c’è l’invito ricevuto da Vladimir Putin per recarsi a Mosca nel corso del 2022 e sono tre le ragioni convergenti per cui si tratta di un tassello importante nel mosaico dei rapporti in rapida evoluzione fra la Russia e l’Occidente. Il primo motivo è che l’invito, de facto , coincide con la fase di più intensa diplomazia russo-euro-americana degli ultimi anni, che si apre domani: prima con l’incontro bilaterale Usa-Russia a Ginevra, poi la riunione del Consiglio Nato-Russia a Bruxelles e quindi con la conclusione della insolita maratona sotto l’ombrello dell’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa, l’unica istituzione multilaterale che include tutti i Paesi dell’Emisfero settentrionale. Sul tavolo c’è la proposta di Putin di siglare due intese, una con gli Usa e l’altra con la Nato, per far decrescere la violenza in Ucraina, congelare l’espansione a Est dell’Alleanza atlantica e proibire lo schieramento di armi nucleari a medio raggio capaci di minacciare direttamente i territori di Usa e Russia. Sulla carta si tratta di proposte apparentemente destinate a fallire perché frutto dell’interesse geopolitico russo di ridefinire a proprio vantaggio l’equilibrio strategico in Europa, tornando a creare una sfera di influenza russa sui territori dell’ex Urss.

Russia-Italia, Trani:
Vladimir Putin

Ma ciò che conta non è quanto sia scritto nei documenti russi bensì il fatto che Mosca abbia deciso di presentarli, discuterli. Facendo capire di voler aprire una nuova fase di negoziati con Usa e Nato. Da qui l’apertura, cauta ma importante di Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Usa Joe Biden, che fa sapere: «Siamo fondamentalmente pronti ad un dialogo di sostanza con la Federazione Russa». C’è dunque una coincidenza di tempi fra il possibile inizio di una fase di dialogo Russia-Occidente in Europa e l’invito recapitato dal Cremlino a Draghi, quasi a lasciar intendere che in un quadro geopolitico in rapida evoluzione, il legame fra Italia e Russia potrebbe assumere un valore particolare. Il secondo motivo è descritto dal linguaggio che Putin ha usato nei confronti del premier Mario Draghi negli ultimi sessanta giorni, in due separati eventi pubblici al Cremlino. «L’Italia potrà aiutare a normalizzare i rapporti fra la Russia e l’Unione Europea e perfino fra la Russia e la Nato in occasione dei futuri colloqui» ha detto Putin a fine dicembre, spiegando di «aver parlato più volte con Draghi al telefono, di essere in contatto con lui in un’atmosfera amichevole e costruttiva su numerosi temi». Parlando di continuità con il precedente del premier Silvio Berlusconi «che diede inizio al rafforzamento dei rapporti fra Nato e Russia» con il vertice di Pratica di Mare del 2001. Ovvero, Putin afferma di avere già un legame di reciproca fiducia politica con Draghi e guarda a lui per tentare di gettare nuove basi nei rapporti con Ue e Nato. Poiché è ben nota l’identità europeista di Draghi, al pari della sua indiscutibile fedeltà atlantica, è evidente che ci troviamo davanti alla scelta di Putin di avere come possibile interlocutore un’Europa forte, protagonista dei nuovi equilibri strategici. Un’Europa dotata di difesa comune e in possesso — come Draghi stesso di recente ha auspicato — di «una capacità di deterrenza nei confronti della Russia».

Da qui il terzo motivo ovvero l’interrogativo per l’Europa se ci troviamo di fronte ad un abile giocatore di scacchi come il presidente russo Putin che, dopo aver flirtato con i movimenti populisti e sovranisti europei dal 2016 in poi, si rende conto che l’ondata di protesta va oramai scemando, non è in grado di ottenere risultati maggiori di quelli attuali, e dunque per difendere gli interessi nazionali russi può essere assai più utile e produttivo un dialogo franco con chi vuole costruire un’Europa politica, più forte, prospera e integrata, capace anche di assumersi più responsabilità nel quadro occidentale. Anche perché poi, in fin dei conti, a siglare gli accordi economici ed energetici che contano per Mosca sono gli Stati europei e non i leader populisti quasi ovunque oramai indeboliti. Ce ne è abbastanza per capire quanto è importante non solo definire le date della visita di Draghi a Mosca — e dunque anche di Putin a Roma — ma anche in quale cornice, d’intesa con Ue e Nato, questo calendario potrà maturare nei prossimi giorni e settimane. Confermando il nuovo ruolo dell’Italia guidata da Draghi negli equilibri internazionali e le opportunità che ciò può creare per la tutela dei nostri interessi nazionali. Tutto ciò, certo, coincide con un conflitto con la pandemia ancora in pieno svolgimento e con una delicata fase politica in Italia in coincidenza con l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Ma la politica internazionale naviga da sempre fra crisi e cambiamenti: ciò che la distingue sono i momenti di svolta e vi sono elementi sufficienti oggi per affermare che stanno maturando le condizioni per assegnare al premier italiano un inedito ruolo di interlocutore privilegiato fra Washington, Bruxelles e Mosca.

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